I RAGNI, LE FORMICHE , LE
API
"Coloro che trattarono le scienze furono o empirici
o dogmatici. Gli empirici, come le formiche, accumulano e consumano. I
razionalisti, come i ragni, ricavano da se medesimi la loro tela. la via di
mezzo è quella delle api, che ricavano la materia prima dai fiori dei giardini e
dei campi, e la trasformano e la digeriscono in virtù della loro propria
capacità. Non dissimile è il lavoro della vera filosofia che non si deve servire
soltanto o principalmente delle forze della mente; la materia prima che essa
ricava dalla storia naturale e dagli esperimenti meccanici, non deve esser
conservata intatta nella memoria ma trasformata e lavorata dall'intelletto. Così
la nostra speranza è riposta nell'unione sempre più stretta e più santa delle
due facoltà, quella sperimentale e quella razionale, unione che non si è finora
realizzata".
(F. BACONE,
Novum Organum)
Bacone, in questo brano, partendo dalla natura ed
in particolare dal comportamento di alcuni animali, affronta il problema del
rapporto tra esperienza e teoria, tra empirismo e razionalismo. Gli empiristi
partono dall'esperienza, dalla natura, dal mondo circostante, per trarne la
legge generale. Come le formiche accumulano il cibo, essi accumulano nozioni su
nozioni senza però elaborarle. Al contrario i razionalisti
si possono paragonare ai ragni in quanto seguono un metodo deduttivo e la legge non si basa unicamente sui sensi ma parte da idee innate,
dall'universale si arriva quindi al particolare.
Noi uomini dotati di
intelletto, non dobbiamo limitarci ad usare i nostri sensi per capire la natura
e ad accontentarci di ciò che vediamo e sappiamo, ma non possiamo neanche
fidarci delle idee (e neppure delle scienze degli antichi) senza attenerci a
delle esperienze e a dei fatti.
Il filosofo, paragonato da Bacone alle api, deve
quindi, basandosi sulle sensate esperienze, su degli esperimenti, arrivare a
formulare con l'intelletto una legge che raccolga dei fatti affini tra loro,
solo così si possono imparare cose nuove, osservando, formulando, a volte
sbagliando, senza creare una divisione tra mondo concreto e teoria (come avevano
fatto gli antichi), ma fondendo i dati dei nostri sensi
con ciò che vede il nostro intelletto, in una scienza nuova. Se ci fermassimo soltanto ai fatti ed alle
sensazioni, non riusciremmo ad andare oltre a ciò che vediamo, non riusciremmo a
capire ciò che è nascosto dietro le cose; la vera scienza deve interrogare la natura, non soltanto anticiparla con la teoria.
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