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domenica 10 novembre 2013

ragni, formiche ed api


I RAGNI, LE FORMICHE , LE API   

"Coloro che trattarono le scienze furono o empirici o dogmatici. Gli empirici, come le formiche, accumulano e consumano. I razionalisti, come i ragni, ricavano da se medesimi la loro tela. la via di mezzo è quella delle api, che ricavano la materia prima dai fiori dei giardini e dei campi, e la trasformano e la digeriscono in virtù della loro propria capacità. Non dissimile è il lavoro della vera filosofia che non si deve servire soltanto o principalmente delle forze della mente; la materia prima che essa ricava dalla storia naturale e dagli esperimenti meccanici, non deve esser conservata intatta nella memoria ma trasformata e lavorata dall'intelletto. Così la nostra speranza è riposta nell'unione sempre più stretta e più santa delle due facoltà, quella sperimentale e quella razionale, unione che non si è finora realizzata".
(F. BACONE, Novum Organum)





  Bacone, in questo brano, partendo dalla natura ed in particolare dal comportamento di alcuni animali, affronta il problema del rapporto tra esperienza e teoria, tra empirismo e razionalismo. Gli empiristi partono dall'esperienza, dalla natura, dal mondo circostante, per trarne la legge generale.  Come le formiche accumulano il cibo, essi accumulano nozioni su nozioni senza però elaborarle. Al contrario i razionalisti si possono paragonare ai ragni in quanto seguono un metodo deduttivo e la legge non si basa unicamente sui sensi  ma parte da idee innate, dall'universale si arriva quindi al particolare. 

Noi uomini dotati di intelletto, non dobbiamo limitarci ad usare i nostri sensi per capire la natura e ad accontentarci di ciò che vediamo e sappiamo, ma non possiamo neanche fidarci delle idee (e neppure delle scienze degli antichi) senza attenerci a delle esperienze e a dei fatti. 

Il filosofo, paragonato da Bacone alle api, deve quindi, basandosi sulle sensate esperienze, su degli esperimenti, arrivare a formulare con l'intelletto una legge che raccolga dei fatti affini tra loro, solo così si possono imparare cose nuove, osservando, formulando, a volte sbagliando, senza creare una divisione tra mondo concreto e teoria (come avevano fatto gli antichi), ma fondendo i dati dei nostri sensi con ciò che vede il nostro intelletto, in una scienza nuova. Se ci fermassimo soltanto ai fatti ed alle sensazioni, non riusciremmo ad andare oltre a ciò che vediamo, non riusciremmo a capire ciò che è nascosto dietro le cose; la vera scienza deve interrogare la natura, non soltanto anticiparla con la teoria.


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