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mercoledì 8 luglio 2020

Animal Farm

La Fattoria degli Animali di George
Orwell (1945)

post di Matteo La Rosa
classe 5 A




La Fattoria degli Animali (Animal Farm) è un testo allegorico di George
Orwell, pubblicato per la prima volta nell’agosto del 1945. La novella,
secondo Orwell, è una satira contro il regime Staliniano; il libro,
infatti, venne respinto da molti editori e, solo dopo la sua
pubblicazione, divenne un successo commerciale.

La scelta di questa lettura viene soprattutto dalla curiosità data dalla
fama che precede il libro: da tutti descritto come un testo molto
significativo, che riesce, velatamente e non, a criticare i sistemi politici
totalitaristi e, in parte, a descrivere come si crea e come degenera la
civiltà umana. Nella storia, infatti, ho interpretato la piccola fattoria
come la civiltà umana analizzata dalla sua nascita (il momento della
ribellione al padrone Jones) fino alla sua degenerazione verso le forme
più aspre di assolutismo. Orwell riesce a descrivere la totale evoluzione
di un governo, rispecchiando la teoria dell’anaciclosi. Ciò che mi ha
colpito di più, tuttavia, è la descrizione nei minimi dettagli della
propaganda politica e del suo linguaggio, in particolare Piffero, con la
sua capacità di saper convincere e “rigirare” domande e critiche
ricevute dal popolo animale, e Minimus, la figura del “poeta di corte”
tipica di molti regimi totalitari (come ad esempio nella corte Augustea).

Ho divorato questo libro in due giorni: è un testo veramente scorrevole
e piacevole, che fa riflettere senza appesantire il lettore, lascia molto
amaro in bocca e descrive società, governi e propagande che tutt’ora
siamo costretti a vedere. 

È stata una scoperta veramente piacevole, il
bilancio è senz’altro positivo: entra a far parte della lista dei miei
preferiti!


post di Maria Rita Puccio
classe 5 A


Orwell critica, attraverso un’acuta satira, il regime totalitario di Stalin e illustra la situazione politica russa nel periodo della Rivoluzione. Gli animali, stanchi dello sfruttamento dell’uomo, si ribellarono e diedero vita a un movimento basato sul principio dell’uguaglianza. In poco tempo, i maiali si imposero su gli altri animali, formando una nuova classe di burocrati. L’ho trovato un romanzo molto interessante da leggere, in quanto nonostante la sua brevità è ricco di riferimenti storici. Ho inoltre apprezzato il modo di descrivere gli eventi attraverso l’utilizzo dell’allegoria, delle metafore e dei parallelismi. George Orwell infatti è stato in grado di associare perfettamente ciascun animale a personaggi realmente esistiti dell’epoca staliniana, tra cui lo stesso Stalin, rappresentato dal maiale Napoleone. Napoleone, con la sua astuzia ed eloquenza persuadeva gli animali e attribuiva la colpa per ogni evento negativo che avveniva all’interno della fattoria, all’avversario Palladineve, sincero rivoluzionario.

Sono rimasta molto sorpresa dallo stile e dal linguaggio utilizzato da Orwell: semplice e scorrevole, quasi da rendere il romanzo attuale, nonostante sia stato ambientato all’incirca nella metà del Novecento. Inoltre, un aspetto che si percepisce sin dalla lettura dei primi capitoli del libro, è la grande abilità oratoria dei maiali/uomini burocrati:  bastava infatti una singola parola in aggiunta ai sette comandamenti per cambiarne totalmente il significato e ottenere risultati persuasivi. Insieme ad essa spicca l’ignoranza degli animali/uomini massa, utilizzata da Napoleone come strumento di controllo e di potere. L’autore è riuscito a far comprendere come una società possa trasformarsi in presenza di un regime autoritario, mettendo in mostra gli aspetti più avidi ed egoistici della classe dirigente. Emblematico l’ultimo capoverso del decimo capitolo nel quale si realizza la piena simbiosi tra maiale e uomo: 

“Dall’esterno le creature volgevano lo sguardo dal maiale all’uomo, e dall’uomo al maiale, e ancora dal maiale all’uomo: ma era già impossibile distinguere l’uno dall’altro”

Ho trovato inoltre fondamentale il saggio sulla libertà di stampa in appendice del libro, scritto in seguito al rifiuto da parte di alcuni editori di pubblicare il libro poiché ritenuto offensivo nei confronti dei russi, nel quale infatti Orwell analizza il meccanismo di censura della Gran Bretagna e denuncia la scarsa libertà di pensiero nel paese. Nonostante sia molto descrittivo in alcuni punti, sono rimasta colpita positivamente dalla lettura di questo romanzo. Adatto a tutti e per tutte le età, in quanto molto scorrevole da leggere. In particolar modo lo consiglierei a tutti gli amanti dei romanzi storici e a sfondo politico: si tratta dunque di un libro che non può mancare nella propria biblioteca e che rileggerei con piacere una seconda volta!


post di Daniel Impieri

classe 5 A

Il libro di George Orwell mi ha colpito per la sua semplicità di scrittura e l’originalità nel fare satira su un argomento così importante sotto un punto di vista completamente nuovo. L’autore infatti vuole aprire gli occhi al lettore sulle ingiustizie politiche che ci sono state e ci saranno da parte degli uomini più potenti ( rappresentati dai maiali) verso  lavoratori e gente comune ( gli animali della fattoria). Un altro messaggio che mi ha colpito da parte di Orwell sta nell’attenzionare il lavoro collettivo e il rispetto verso gli altri, nella soddisfazione di godersi il risultato del proprio lavoro e di saperlo condividere.

Mi ha sorpreso molto come ogni animale avesse una caratterizzazione ben definita, diversa dagli altri. Sicuramente è un libro che mi ha lasciato molto dal punto di vista morale. Dagli animali della fattoria si può dedurre che tutto è possibile nella vita e che sicuramente il lavoro ripaga sempre, che la felicità non sta nel potere ma nelle cose semplici e nella giustizia.

Sono poche le cose che non mi sono piaciute, a parte il comportamento ingiusto dei maiali  e dell’uomo che non credeva nel valore della Fattoria degli Animali, portandolo più volte ad attaccarli, come pure quello tirannico di Napoleone (capo della fattoria quando i maiali presero il controllo). Ho interpretato queste scene come una mancanza di fiducia nei più deboli, nel tentativo di privarli di ogni possibilità di riscatto.

Il libro lo consiglierei a tutti i ragazzi dai dieci anni in su, in quanto è molto scorrevole e breve ( solo 130 pagine), scritto con un linguaggio molto semplice. Inoltre, come già detto, ha una morale intensa: lo consiglierei a chi si affaccia per la prima volta nel mondo della politica per capire al meglio le meccaniche storiche ben riprese dello scrittore,  in grado di dare insegnamenti per la vita di tutti i giorni.

domenica 5 luglio 2020

Il Sogno nell'analisi freudiana


analisi di Matteo La Rosa, classe 5 A




“Il Sogno e la sua Interpretazione” è l’opera di Sigmund Freud che sta alla base del pensiero del fondatore della psicoanalisi. Prima di quest'opera al sogno non era riconosciuto alcun valore psicologico né psichico. Il volume, integrato nel 1911 con “L’impiego dell’interpretazione dei sogni in psicoanalisi”, è altamente rivoluzionario ed apre le porte allo studio del mondo onirico.

Ho scelto questo libro attratto dall’argomento discusso e dal mio interesse personale verso l’autore: il mio bilancio non può che essere positivo. Il libro, diviso in 13 capitoli più uno, viene scritto in maniera schematica e segue un ordine logico interessante. 
Si parte dalla differenza tra “contenuto manifesto” e “contenuto latente” fino ad arrivare allo studio del “lavoro onirico” e delle sue componenti. La trattazione dell’argomento non è approssimativa, bensì ricca di esempi (anche propri dell’autore). Sono stato molto colpito dal metodo di studio usato da Freud per scoprire come trattare i sogni e dal lavoro che la nostra mente compie per trasformare memorie di tutti i giorni in sogni che camuffano i nostri desideri, sfuggendo all’azione di censura della ragione e della morale.

Il testo non è molto lungo e, anche per questo, non risulta pesante da leggere. 
È un libro consigliato per chi vuole conoscere l’argomento e, certamente, non lo consiglierei ad un amico che vuole cimentarsi in una lettura più leggera, come potrebbe essere quella di un romanzo. 
È un testo che aiuta a conoscere meglio noi stessi e la nostra mente; il mondo onirico, in più, è molto interessante e legato alla cultura della nostra società.

post di Ivana Anastasi, 5 A

Ho scelto di intraprendere questa lettura poiché il pensiero di Freud mi ha da sempre attirata, perciò ero entusiasta di leggere un suo scritto. D’altra parte, inoltre, sono sempre stata affascinata e curiosa di conoscere e interpretare quello che è il linguaggio dei sogni e tutto ciò che c’è dietro al processo onirico. Per cui ciò che mi ha lasciato la lettura è sicuramente il laborioso processo di analisi dei sogni , che comprende inizialmente la distinzione tra contenuto onirico manifesto (elaborato dal lavoro onirico) e contenuto onirico latente,  studiata tramite il lavoro d’analisi, più o meno complesso a seconda del grado di confusione e inintelligibilità dei sogni. Mi ha sorpreso particolarmente come, tramite un’attenta analisi, si riesca ad interpretare i sogni, anche quelli apparentemente privi di senso, arrivando a capire come in gran parte si ricollegano al compimento di un desiderio, come è solito nei sogni dei bambini.

In conclusione “Il sogno” è un testo argomentativo con un approccio scientifico e che si serve dell’uso di un linguaggio tecnico: proprio per questo ho riscontrato alcune difficoltà nella comprensione, ma comunque nel complesso mi ha colpito molto.

Sicuramente è un libro che consiglierei a chiunque abbia interesse e curiosità di acquisire cultura sull'argomento, scendendo sempre più a fondo nella comprensione del tema dei sogni, che possiamo considerare molto attuale, ma le cui cause e gli sviluppi sono stati, fino all'epoca precedente la proposta di  Freud, così oscuri.

alla fine di un'epoca


del prof Pietro Rossi
docente emerito dell'Università di Torino 

Una riflessione sui contributi della filosofia nel dibattito degli ultimi anni