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venerdì 28 febbraio 2014

Come il mondo vero finì per diventare favola






Il brano che segue è tratto dal Crepuscolo degli idoli, testo del 1888, 
una delle ultime opere di Nietzsche. 

Il tema è lo smascheramento della filosofia metafisica e, in particolare, del suo errore ontologico fondamentale: l’aver contrapposto “mondo vero” e “mondo apparente”.

1. Il mondo vero, attingibile dal saggio, dal pio, dal virtuoso, - egli vive in esso, lui stesso è questo mondo.
(La forma più antica dell'idea, relativamente intelligente, semplice, persuasiva. Trascrizione della tesi "Io, Platone, sono la verità").

2. Il mondo vero, per il momento inattingibile, ma promesso al saggio, al pio, al virtuoso ("al peccatore che fa penitenza").
(Progresso dell'idea: essa diventa più sottile, più capziosa, più inafferrabile - diventa donna, si cristianizza ... ). [A]

3. Il mondo vero, inattingibile, indimostrabile, impromettibile, ma già in quanto pensato una consolazione, un obbligo, un imperativo.
(In fondo l'antico sole, ma attraverso nebbia e scetticismo; l'idea sublimata, pallida, nordica, königsbergica). [B]

4. Il mondo vero - inattingibile. Comunque non raggiunto. E in quanto non raggiunto, anche sconosciuto. Di conseguenza neppure consolante, salvifico, vincolante: a chi ci potrebbe vincolare qualcosa di sconosciuto?...
(Grigio mattino. Primo sbadiglio della ragione. Canto del gallo del positivismo).

5, Il "mondo vero" - un'idea, che non serve più a niente, nemmeno più vincolante - un'idea divenuta inutile e superflua, quindi un'idea confutata: eliminiamola!
(Giorno chiaro; prima colazione; ritorno del bon sens e della serenità; Platone rosso di vergogna; baccano indiavolato di tutti gli spiriti liberi). [C]

6. Abbiamo tolto di mezzo il mondo vero: quale mondo ci è rimasto? forse quello apparente?... Ma no! col mondo vero abbiamo eliminato anche quello apparente!





Analisi del testo

In questo brano Nietzsche ripercorre le tappe fondamentali della storia di quello che per lui è un errore metafisico: dalla posizione del “vero mondo”, quello cui solo il saggio platonico può giungere, alla sua trascrizione in forma cristiana, fino alla sua caduta per gradi, come inattingibile alla mente umana, come consolatorio e infine come qualcosa di inutile, da eliminare.
[A] Rispetto al platonismo, per il quale al saggio (ma solo a lui) è dato di conoscere l’essere, nel cristianesimo si accentua l’idea dell’inaccessibilità del trascendente, promesso solo a chi raggiunge lo stato di beatitudine nell’aldilà. Con una metafora non felice, Nietzsche indica che l’idea metafisica “diventa donna”, si rende più sfuggente.
[B] La filosofia moderna, attraverso il richiamo alla conoscenza sensibile e le conseguenti aperture scettiche, comincia a mettere in crisi l’idea del mondo trascendente (“l’antico sole”) di cui tuttavia mantiene una traccia trasfigurata, come è il noumeno kantiano. Il riferimento a Kant si rileva con la citazione di Könisberg, sua città natale.
[C] Il positivismo basa la sua conoscenza solo su fatti accertati e dati sensibili, dunque esprime un’istanza antimetafisica. Esprime una nuova fase del pensiero (il “canto del gallo”) ancora incompleta.
[D] Il mondo apparente è appunto apparente solo in quanto si pone l’esistenza di un mondo “vero”, dotato di caratteristiche opposte; nel momento in cui viene meno il mondo cosiddetto vero, viene meno anche il mondo cosiddetto apparente; resta perciò un solo mondo, reale ed esistente: quello dell’esperienza sensibile. Perciò togliere di mezzo il “vero” mondo (vale a dire quello doppio inventato dalla metafisica) equivale a togliere di mezzo anche il mondo apparente. Subito dopo si dichiara aperta l’era di Zarathustra, colui che con le sue parole introduce una prospettiva capovolta rispetto a quella metafisica.

Da F. Occhipinti, Uomini e idee, vol. 3, Einaudi scuola, Milano, 2010, pp. 467-8, con modifiche.






video su RAI EDUCATIONAL






La Scuola di Atene



La filosofia ateniese in un capolavoro del Rinascimento

La Scuola di Atene è un affresco (770×500 cm circa) di Raffaello Sanzio, databile al 1509-1510 e situato nella Stanza della Segnatura, una delle quattro "Stanze Vaticane", poste all'interno dei Palazzi Apostolici.

Al centro del dipinto, le due figure di Platone ed Aristotele, colonne della filosofia occidentale.



martedì 25 febbraio 2014

RINVIO incontro sull'induismo




SI COMUNICA A TUTTI GLI STUDENTI INTERESSATI
CHE L'INCONTRO 
SULL'INDUISMO DEL CAFFE' FILOSOFICO 
DI GIOVEDI' 27 FEBBRAIO E' RINVIATO AL MESE DI MARZO.

DAREMO AL PIU' PRESTO NOTIZIA SULLA NUOVA DATA DELL'INCONTRO

lunedì 24 febbraio 2014

Destra e Sinistra per Bobbio


Sono trascorsi dieci anni dalla scomparsa del  filosofo torinese Norberto Bobbio, venti dalla pubblicazione di una delle sue opere più note, Destra e Sinistra.  

Proponiamo qui di seguito alcuni brani del testo sulle differenze tra destra e sinistra nel panorama politico. 

Uguaglianza e disuguaglianza, libertà, democrazia sono i concetti chiave della sua argomentazione.

Su questa proposta  è ancora aperto un dibattito che, al di là di schieramenti ideologici contrapposti per principio o per azione strumentale o modaiola,
aiuta a comprendere le istanze e le visioni del mondo delle due diverse posizioni politiche.


Una delle conquiste più clamorose, anche se oggi comincia ad essere contestata,
dei movimenti socialisti che si sono identificati almeno sino ad ora con la sinistra, da un
secolo a questa parte, è il riconoscimento dei diritti sociali accanto a quelli di libertà. Si
tratta di nuovi diritti che hanno fatto la loro apparizione nelle costituzioni dal primo
dopoguerra in poi e sono stati consacrati anche dalla Dichiarazione universale dei diritti
dell’uomo e da altre carte internazionali successive. La ragion d’essere dei diritti sociali
come il diritto all’istruzione, il diritto al lavoro, il diritto alla salute, è una ragione egualitaria.

Tutti e tre mirano a rendere meno grande la diseguaglianza tra che ha e chi non ha, o a
mettere in condizione un sempre maggior numero possibile di essere meno diseguali
rispetto a individui più fortunati per nascita e condizione sociale.

Ripeto ancora una volta che non sto dicendo che una maggiore eguaglianza è un
bene e una maggiore diseguaglianza è un male. Non voglio neppure dire che una
maggiore eguaglianza sia da preferire sempre e in ogni caso ad altri beni come la libertà, il
benessere, la pace. Attraverso questi riferimenti storici voglio semplicemente ribadire che
se vi è un elemento caratterizzante delle dottrine e dei movimenti che si sono chiamati e
sono stati riconosciuti universalmente come sinistra, questo è l’egualitarismo, inteso,
ancora una volta, non come l’utopia di una società in cui tutti gli individui siano eguali in
tutto, ma come tendenza a rendere più eguali i diseguali.

Se mi si concede che il criterio rilevante per distinguere la destra e la sinistra è il
diverso atteggiamento rispetto all’ideale dell’uguaglianza, e il criterio rilevante per
distinguere l’ala moderata e quella estremista, tanto nella destra quanto nella sinistra, è il
diverso atteggiamento rispetto alla libertà, si può ripartire schematicamente lo spettro in
cui si collocano dottrine e movimenti politici, in queste quattro parti:

a) all’estrema sinistra stanno i movimenti insieme egualitari e autoritari, di cui l’esempio
storico più importante,  tanto da essere diventata un’astratta categoria applicabile, ed
effettivamente applicata, a periodi e situazioni storiche diverse, è il giacobinismo;

b) al centro sinistra, dottrine e movimenti insieme egualitari e libertari, per i quali
potremmo oggi usare l’espressione “socialismo liberale”, per comprendervi tutti i
partiti socialdemocratici, pur nelle loro diverse prassi politiche;

c) al centro destra, dottrine e movimenti insieme libertari e inegualitari, entro cui
rientrano i partiti conservatori, che si distinguono dalle destre reazionarie per la loro
fedeltà al metodo democratico, ma, rispetto all’ideale dell’uguaglianza, si attestano e
si arrestano sull’uguaglianza di fronte alla legge, che implica unicamente il dovere da
parte del giudice di applicare imparzialmente le leggi;

d) all’estrema destra, dottrine e movimenti antiliberali e antiegualitari, di cui credo sia
superfluo indicare esempi storici ben noti come il fascismo e il nazismo.

 

            Va da sé che la realtà è più varia di questo schema, costruito soltanto su due criteri, ma si
tratta di due criteri fondamentali, che, combinati, servono a designare una mappa che
salva la contestata distinzione tra destra e sinistra, e nello stesso tempo risponde alla
troppo facile obiezione che vengono considerati di destra o di sinistra dottrine e movimenti
non omogenei come, a sinistra, comunismo e socialismo democratico, a destra, fascismo
e conservatorismo; spiega anche perchè, sebbene non omogenei, possano essere in
situazioni eccezionali di crisi, potenzialmente alleati.

 La spinta verso una sempre maggiore eguaglianza tra gli uomini è irresistibile. 
Ogni superamento di questa o quella discriminazione rappresenta una tappa, certo non necessaria, ma almeno possibile, del processo di incivilimento. Mai come nella nostra epoca sono state messe in discussione le tre fonti principali di diseguaglianza: la classe, la razza e il sesso. La graduale parificazione delle donne agli uomini è uno dei segni più certi dell'inarrestabile cammino del genere umano verso l'eguaglianza.


Norberto Bobbio, Destra e Sinistra, 1994 

il dibattito in corso

sabato 22 febbraio 2014

introduzione all'induismo



In attesa del prossimo incontro del 
CAFFE' FILOSOFICO
previsto per giovedì 27 febbraio
ore 15
aula Galileo Liceo Leonardo
dedicato alla filosofia induista




la prof.ssa Pia Vacante segnala la riflessione di 
Leandro Gullino, classe 4 G
su 



tutti gli incontri:
 
10/12/13 “ La cura dell’anima e i Greci” ( a cura della prof.ssa Vacante) 
14/01/14 “ L’Etica dei valori” ( a cura della prof.ssa Scandura ) 
18/02/14 “ Potere ed autorità” ( a cura del prof. D’Agostino ) 
27/02/14 “ L’ Induismo” ( a cura della prof.ssa Vacante) 
18/03/14 “ La filosofia della mente” ( a cura della prof.ssa Scandurra)


venerdì 21 febbraio 2014

NIETZSCHE: apollineo e dionisiaco

Nel saggio su La nascita della tragedia in Grecia (1872) Nietzsche inaugurò un nuovo modo di considerare la grecità, diametralmente contrario all'immagine romantica dominante. Secondo Nietzsche la vera grandezza dello spirito antico non sta nell'invenzione della filosofia classica ma nella tragedia, in cui si realizzò una temporanea sintesi fra le due componenti essenziali della spiritualità greca: lo spirito apollineo, razionalistico, armonico, formale, luminoso e lo spirito dionisiaco: estatico, creativo, oscuro. 

La via di Apollo è speculativa, spinge a cercare spiegazioni ed elaborare teorie, costruisce sistemi con cui cerca di esprimere il senso ultimo delle cose secondo misura e proporzione. La via di Dioniso è l'esatto contrario: l'accettazione ebbra della vita, l'esaltazione delle pulsioni energetiche e vitali, della salute, della giovinezza e della passione sensuale. "I due istinti, tanto diversi fra loro, vanno l'uno accanto all'altro, per lo più in aperta discordia, fino a quando, in virtù di un miracolo metafisico della volontà ellenica, compaiono accoppiati l'uno con l'altro, e in questo accoppiamento finale generano l'opera d'arte, altrettanto dionisiaca che apollinea, che è la tragedia attica". 

Il magico equilibrio fu rotto da Socrate e Platone che Nietzsche considerò "pseudogreci, antigreci, sintomi del decadimento, strumenti della dissoluzione greca". Con loro (e con Euripide nella tragedia) iniziò la prevalenza dell'apollineo a scapito del dionisiaco, la presunzione di poter racchiudere la vita in sistemi razionalistici (mentre, osserva Nietzsche, "ciò che si lascia dimostrare ha sempre poco valore").
"Socrate fu semplicemente un uomo a lungo malato", tanto ostile alla vita da desiderare più di ogni altra cosa la morte del suo corpo. L'esigenza di una metafisica che con lui nasce (e che fu poi pienamente espressa dal platonismo, dal cristianesimo e da tutta la storia della filosofia occidentale) è il frutto di una debolezza psicologica, di un disadattamento alla realtà che continua ancora oggi: la "spiegazione filosofica", qualunque essa sia è sempre un modo per non vivere, prendere le distanze dai fatti, evitare il coinvolgimento dell'azione". Il superuomo deve quindi recuperare la dimensione dionisiaca oscurata da due millenni di decadenza della civiltà occidentale, recuperare la libertà di pensiero dei filosofi presocratici (premetafisici) ed il senso (tragico ed intenso) della vita.
La polarità fra apollineo e dionisiaco può essere assunta anche in senso tipologico, come descrizione generale di due universali possibilità di vita, due tipi fondamentali di umanità. In questo senso, estrapolata dalle implicazioni irrazionalistiche teorizzate da Nietzsche, è stata recepita dal complesso della cultura contemporanea, divenendo un parametro di interpretazione largamente condiviso. Freud, ad esempio, ha visto nel dionisiaco la liberazione dell'istinto insofferente di ogni limite, "lo scatenarsi della sfrenata energia animalesca e divina". 

 Ubaldo Nicola, Atlante di filosofia




le altre fasi del pensiero di Nietszche:









                                                            LA MORTE DI DIO
testo e riferimenti



il nichilismo passivo e attivo





Valerio Verra, ordinario di Storia della filosofia all`Università Roma III, distingue il modo d’intendere il nichilismo passivo e attivo in Friedrich Nietzsche (Röcken, 15 ottobre 1844 – Weimar, 25 agosto 1900). 
Secondo Nietzsche il cristianesimo stesso non è altro che una volgarizzazione e indebolimento del platonismo, una forma di nichilismo passivo, sfociato nella legge morale di Kant e nell`utilitarismo ottocentesco.
Il nichilismo attivo, viceversa, è una sorta di contromovimento, che consiste nel riscoprire proprio quei valori che Platone, il Cristianesimo, Kant o l`Occidente avevano invece svalutato. È necessario pertanto un doppio rovesciamento, che non implica il ritorno alla natura, alla “grande illusione” di Rousseau, ma la sperimentazione di nuovi tipi di valori e di uomini.
In questo senso, se si chiedesse a Nietzsche come debba essere il “superuomo”, certamente risponderebbe di non essere in grado di dare una risposta, perché altrimenti non sarebbe nient`altro che un ingegnere intento a fabbricare, quindi appartenente a quella civiltà tecnologica che è un`espressione del mondo costruito dal nichilismo repressivo.


IL NICHILISMO NEI GIOVANI DI OGGI

di Umberto Galimberti
video 6'




memoria e oblio in Nietzsche



Secondo Nietzsche, uno degli aspetti della decadenza
culturale moderna 
è la tendenza a ridurre 
la storia a 
documentazione ed erudizione. L’eccesso di memoria e
di consapevolezza, 
inevitabilmente, 
soffoca la creatività: sviluppa un senso di dipendenza
dal passato, opprime la capacità di fare “nuova” storia.
La vita vuole l’oblio: la nostra mente non può,
per sua natura, conservare 
tutto ciò che apprendiamo. 
Mentre agiamo, non riflettiamo, ma viviamo la vita
nella sua essenza 
di forza spontanea: 
ciò significa che agire è dimenticare. 
La memoria e lo studio della storia devono essere
 «al servizio della vita»:
il pensiero deve nutrirsi degli istinti vitali e potenziarli, non soffocarli.


leggi il testo

della prof

in che modo, a tuo parere, memoria e oblio possono far parte del nostro essere ed agire?




Spinoza: un percorso per mappe concettuali

post di Salvatore Zumbo
classe 4 L


La filosofia è certamente e principalmente una disciplina discorsiva nata nell'alveo dell'oralità greca ma è pur vero che le sue argomentazioni vanno coltivate anche con percorsi razionali e "cammini del pensiero". Questo esercizio ci permette di muoverci al suo interno con inaspettata capacità maieutica, ed infine di abitarla e di sentirci "a casa nostra".

 Ecco la mia proposta per presentare la filosofia di Spinoza per mappe concettuali tematiche





MAPPE CONCETTUALI SULLA FILOSOFIA DI SPINOZA


post di Desiree Sgroi
classe 4 L

SPINOZA


metafisica, conoscenza, etica, politica

giovedì 20 febbraio 2014

Ucraina in fiamme


Si è riaccesa la protesta in Ucraina e le strade del centro di Kiev si sono ancora macchiate di sangue. Almeno 15 persone sono rimaste uccise  nella battaglia tra polizia e manifestanti svoltasi il 18 febbraio nel cuore della capitale. Oggi si parla addirittura di 100 morti, uno stato di guerra. Un appello gira nella rete in cerca di solidarietà

IL VIDEO CON L'APPELLO

Le violenze sono scoppiate la mattina, quando un cordone di agenti ha impedito a un corteo di migliaia di dimostranti di avvicinarsi al Parlamento, dove si sarebbe dovuta discutere una riforma costituzionale chiesta dall'opposizione per ridurre i poteri del presidente. Da tempo c'è in campo il contrasto tra chi vuole accordi con l'Unione europea e chi, come il presidente, vuole rimanere fedele alla Russia e a Putin. Non è chiaro chi abbia iniziato gli scontri. Fatto sta che i combattimenti si sono presto propagati in altri punti del centro di Kiev.




segui e approfondisci su

giovedì 13 febbraio 2014

la teoria dell'evoluzione di Darwin

  La spiegazione dell'evoluzione di Darwin-Wallace, nota come teoria dell'evoluzione per selezione naturale, può essere così riassunta:


  • fra gli individui di una stessa specie vi è grande variabilità genetica (che si manifesta in piccole differenze nei caratteri, quali corporatura, altezza, pigmentazione della pelle, colore degli occhi ecc.);
  • le variazioni individuali devono essere ereditabili, perché i figli sono simili ai genitori;
  • tutti gli organismi tendono a moltiplicarsi, ma l'ambiente non permette una crescita indiscriminata, per cui le dimensioni di una popolazione sono frenate dalla mortalità (selezione naturale);
  • sopravvivono e si riproducono più facilmente gli individui che hanno raggiunto un migliore adattamento all'ambiente in cui vivono, e che quindi sono favoriti nella lotta per l'esistenza;
  • con questi meccanismi, le specie nel tempo si evolvono, dando origine a nuove specie.
LA LOTTA PER L'ESISTENZA conduce ad una SELEZIONE NATURALE per caratteri vantaggiosi, lenta e graduale. Quando le variazioni si accumulano, con la TRASMISSIONE EREDITARIA si passa da una specie all'altra.
Darwin conosceva le tecniche della selezione artificiale, il mezzo attuato da secoli da allevatori e coltivatori per migliorare le razze economicamente utili, e ipotizzò che un meccanismo simile potesse verosimilmente agire anche in natura. 
Non conosceva invece le leggi dell'ereditarietà (gli studi di Mendel, suo contemporaneo, passarono quasi inosservati fino ai primi del '900) e non seppe quindi spiegare in particolare come si origina la variabilità di caratteri (sia fisici, sia comportamentali) sulla quale avrebbe dovuto agire la selezione naturale.

La teoria dell'evoluzione ha comunque il merito di aver sottolineato che i nuovi caratteri si originano indipendentemente dall'ambiente (cioè non è l'ambiente a creare nuovi caratteri, come sosteneva Lamarck), ma, una volta comparsi, sono selezionati dall'ambiente. 
L'evoluzione è quindi diretta dalla selezione naturale, ma procede in modo casuale.
Questa casualità va interpretata nel senso che le variazioni non si producono necessariamente come una risposta diretta alle condizioni ambientali, non sono cioè di per sè "utili" alla sopravvivenza.
Ogni caratteristica può rivelarsi vantaggiosa a seconda delle circostanze, ma non è da esse determinata. L'esempio della giraffa spiega meglio la differenza tra Lamarck e Darwin in merito a questo aspetto dell'evoluzione. Di conseguenza, se per Lamarck tutto è già scritto nell'ambiente e volto all'utile delle specie, per Darwin nella variazione dei caratteri nulla è scontato: la biologia e la genetica troveranno proprio in questa teoria "aperta" alle varie spiegazioni il quadro scientifico di riferimento.
La teoria dell'evoluzione ebbe infatti grande impatto sul pensiero dell'800 e, in particolare, sulla biologia, di cui rimane ancora oggi una delle teorie unificatrici, perché permette di spiegare e di organizzare in modo logico tutte le conoscenze delle diverse discipline.


Gli studi di Darwin svilupparono gli spunti forniti da dottrine in precedenza elaborate in ambito geologico (Lyell) e demografico-economico (Malthus). 
Secondo il principio dell'attualismo del geologo inglese C. Lyell (1797-1875) il modellamento della Terra è il risultato non di immani catastrofi, come terremoti o eruzioni gigantesche, ma di forze naturali lente e continue, sempre all'opera. Analogamente, in campo biologico piccole variazioni di forma da una generazione all'altra avrebbero potuto formare, nel corso del tempo geologico, tutte le specie animali e vegetali che conosciamo. 
Secondo la teoria demografica dell'economista inglese T. Malthus (1766-1834), le popolazioni umane tendono a crescere in progressione geometrica, mentre le risorse alimentari in natura crescono in progressione aritmetica, comportando una scarsità di risorse a danno degli individui più deboli, che soccombono. Da qui l'dea di una continua lotta per l'esistenza, generalizzabile a tutti gli organismi viventi, e il cui risultato sarebbe quello di favorire i più adatti (selezione naturale). 

La teoria dell’evoluzione presentata nell'Origine della specie (1859) di Darwin ha prodotto una rivoluzione in campo biologico di importanza pari a quella causata dalla teoria copernicana in astronomia. Per millenni l’uomo aveva pensato che la Terra fosse al centro dell’Universo: Copernico le tolse questa posizione privilegiata, dimostrando che la Terra ruota intorno al Sole.
Le idee di Darwin furono all’origine di un analogo capovolgimento in campo biologico. Secondo la sua teoria l’uomo non è, come fino ad allora si era ritenuto, il centro del mondo vivente e gli animali e le piante non sono stati creati per appagare i suoi bisogni; l’uomo è solamente il risultato finale di un lungo cammino evolutivo iniziato con la comparsa della vita sulla Terra.

Sarà un sostenitore della teoria di Darwin, Ernst Haeckel, a coniare il termine ecologia per indicare la scienza complessiva dei rapporti tra l'organismo e l'ambiente, studiando proprio le condizioni in cui si svolge la lotta per l'esistenza.

mercoledì 12 febbraio 2014

Galileo e il nuovo cielo



post di Francesco Grasso
classe 4 H



Il personaggio rivoluzionario di Galileo presentato dal prof. Piero Romano agli studenti del Liceo Leonardo. Un incontro in cui astronomia, filosofia, fisica e letteratura si fondono in un unico corpus.

Ho visto Venere bicorne / Navigare soave nel sereno. /Ho visto valli e monti sulla Luna/ E Saturno trigemino/ Io Galileo, primo fra gli umani;/ Quattro stelle aggirarsi intorno a Giove,/ E la Via Lattea scindersi/ In legioni infinite di mondi nuovi./ Ho visto, non creduto, macchie presaghe/ inquinare la faccia del Sole./ Quest’occhiale l’ho costruito io,/ Io ne ho polito i vetri, io l’ho puntato al Cielo/ Come si punterebbe una bombarda./ Io sono stato che ho sfondato il Cielo/ Prima che il Sole mi bruciasse gli occhi.     
Primo Levi, Sidereus Nuncius (11 Aprile 1984)


Queste le parole con cui Primo Levi interpreta la missione di Galileo e il complesso rapporto tra scienza e potere che accompagnarono il  Sidereus Nuncius, opera dello scienziato pisano pubblicata il 13 marzo 1610.
Dopo quell’anno, la volta celeste non fu  più considerata il luogo incorruttibile e immutabile verso cui gli uomini avevano sempre volto lo sguardo: essa muta, deperisce, si trasforma. Il telescopio messo a punto da Galileo metteva in evidenza un cielo che appare sempre più complicato, disordinato, al punto da risultare per alcuni uno strumento sacrilego e profanatore dell’antico firmamento.  Cosi come afferma Primo Levi, i libri sono dei nomadi: ciò vale anche per il Sidereus Nuncius, il quale sfugge dai confini propriamente astronomici per abbracciare polemiche, discussioni e suggestioni di tipo politico, filosofico e sociale. 


È proprio sull’ Annuncio Sidereo che verte la disamina condotta dal professore Piero Romano, proposta ad alcune classi quarte del liceo lo scorso 27 gennaio. Contestualizzando l’opera all’interno di un periodo storico segnato dalle censure dell’Inquisizione romana e  dalla visione aristotelico-tolemaica dell'universo dominante nel mondo accademico, il professore ci presenta Galileo come l'uomo rivoluzionario da cui prende avvio la scienza moderna. Viene inoltre messo in rilievo il valore letterario dell’opera, che ci offre una descrizione minuziosa delle osservazioni effettuate e rende al contempo partecipe il lettore, catturato sin dall'inizio dallo stile letterario scorrevole ma  raffinato ed elegante. Durante la lezione l’attenzione viene focalizzata principalmente sull’aspetto tecnico del telescopio e sulle rivoluzionarie scoperte con esso effettuate. La prima scoperta è quella dell’ irregolarità della superficie lunare, caratterizzata da avallamenti e monti, scoperta destinata a stravolgere l’idea tradizionale di astro perfetto. 
Per arrivare a tale conclusione Galileo compie diverse osservazioni svolte in sette diverse notti, le prime sei fra il 30 novembre e il 18 dicembre 1609, l’ultima il 19 gennaio 1610. La sera del 15 gennaio dello stesso anno si rivela decisiva per un’altra formidabile scoperta: i satelliti di Giove. Il “nuovo Colombo” osserva che Giove è dotato di quattro satelliti, definiti in seguito stelle medicee. Oltre ai satelliti di Giove, lo scienziato pisano individua, grazie al suo occhiale, una “moltitudine di stelle fisse” – cosi come egli stesso riporta in una epistola- definendo quella che è la Via Lattea. Con questa scoperta l’infinità dell'universo, proposta qualche anno prima da Giordano Bruno, sembra addirittura prospettarsi "osservabile" tramite le lenti galileiane, “che fanno vedere vicine le cose lontane”. Il telescopio permette ancora a Galileo di scoprire la verità sulla natura tricorporea di Saturno, ipotizzando un anello che ruota attorno al misterioso pianeta. Questa scoperta verrà presentata sotto forma di anagramma all’astronomo Keplero e rappresenta il primo caso  di finzione enigmistica applicata all’astronomia. Importanti sono anche le osservazioni galileiane sulle fasi di Venere e sulle macchie solari. Soprattutto quest’ultimo contributo aggiunge un ulteriore e decisivo tassello a favore della costituzione copernicana dell’universo.

La disamina del prof. Romano sottolinea il ruolo rivoluzionario dell' occhiale galileiano: il suo avvento sulla scena del mondo aiutò a smuovere e rovesciare le vecchie concezioni. La Luna vista con il telescopio appare altrettanto montuosa della Terra; Giove ha le sue lune come la Terra e  il Sole, con le sue macchie,  è corruttibile al pari della Terra. Dunque la Terra è un pianeta come gli altri e, come Venere, si muove intorno al Sole. Ne consegue che tra mondo sublunare e celeste o lunare (come prospettato dal dualismo fisico di Aristotele)  non vi sarebbe alcuna distinzione, in quanto entrambi sono dotati della medesima sostanza  ed unica deve essere la scienza fisica che di essi si occupa.
Di conseguenza il cielo a cui gli uomini si rivolgono non è più il luogo incorruttibile sede dei beati, bensì un nuovo cielo, caratterizzato dalla stessa corruttibilità e mutevolezza della Terra. La Terra, a sua volta, non è più il luogo privilegiato che pone l'uomo al centro dell'universo (concezione antropocentrica oltre che geocentrica), ma un pianeta simile ad altri pianeti all’interno di un sistema formato da una moltitudine di corpi.
Che ruolo occupa l’uomo in questo “spazio infinito”? Non è più al centro dell’universo,ma rappresenta una sua parte infinitamente piccola. Sarà per questo meno siginificativa la sua presenza? E' qui che la scienza avviata da Galileo conduce alla filosofia.

Lo smarrimento dell’uomo di fronte l’immensità dell’universo sarà al centro della riflessione di Blaise Pascal. Egli ritiene che l’uomo sia in una posizione di medietà fra l’immensamente grande e l’immensamente piccolo. Tuttavia la grandezza dell’uomo sta proprio nel rendersi conto della sua piccolezza di fronte all'infinito.

 “L’uomo è solo una canna, la più fragile della natura, ma una canna che pensa. Non occorre che l’universo intero si armi per annientarlo; un vapore, una goccia d’acqua bastano a ucciderlo. Ma, quand’anche l’universo lo schiacciasse, l’uomo sarebbe pure sempre più nobile di quel che lo uccide, perché sa di morire, e la superiorità che l’universo ha su di lui; mentre l’universo non sa nulla. Tutta la nostra dignità consiste dunque nel pensiero. È con questo che dobbiamo nobilitarci e non già con lo spazio e il tempo che potremmo riempire. Studiamoci dunque di pensare bene: questo è il principio della morale.”(pensiero 347)

Il nuovo cielo di Galileo apriva così altri orizzonti, e non solo per la fisica e l'astronomia. Dopo Pascal, anche Kant ed Hegel cercheranno di dare un senso al ruolo e al posto dell'uomo nella natura, ci consegneranno nuove interpretazioni, nuove prospettive di riflessione. 
Sotto il nuovo cielo, insomma, nulla sarà più come prima.


venerdì 7 febbraio 2014

flash mob BREAK THE CHAIN a Giarre





COMUNE DI GIARRE

l' ASSESSORATO ALLE PARI OPPORTUNITA’

informa che 

          Il 14 Febbraio 2014, giorno di San Valentino, milioni di persone in
           tutto il mondo scenderanno in piazza per partecipare al flash mob di
          “One Billion Rising”, manifestazione planetaria che denuncia il
           femminicidio e la violenza sulle donne, e per gridare il proprio
           sdegno.

E’ intento di questa Assessorato realizzare anche nella città di
Giarre il flash mob BREAK THE CHAIN.
Il flash mob coinvolgerà gli alunni di tutti gli istituti scolastici
giarresi (medie inferiori e superiori) e quanti di quei cittadini che
Venerdì 14 Febbraio p.v. alle ore 12.00 presso il Pala Giarre 
 (Via G.Almirante) balleranno insieme per dire
NO ALLA VIOLENZA SULLE DONNE!

Oltre un miliardo di persone nel mondo invaderanno pacificamente
piazze, strade, scuole in difesa di tutte le donne violate nel nostro
Paese e nel mondo. Insieme, abbiamo la possibilità di affermare la
volontà di porre fine alla violenza inflitta al corpo e allo spirito
delle donne in un modo nuovo, ballando!
Trasformiamo il San Valentino dei fiori e dei cioccolatini in una
giornata di mobilitazione nel nome del rispetto inalienabile e
inviolabile delle donne.

Il prossimo 14 Febbraio questa energia liberata si rinnoverà in un
impegno civile. E’ un invito a rompere il silenzio, a liberarsi dalla
vergogna, dal senso di colpa, dal dolore per uscire dall’isolamento
perché il dramma privato riguarda tutti, l’intera società.
Al fine di conoscere la coreografia del ballo, si precisa che il flash
mob BREAK THE CHAIN è scaricabile dal sito internet You Tube.
Si chiede cortesemente a quanti vorranno partecipare di indossare un
indumento rosso (preferibilmente una maglietta, altrimenti una
sciarpa, un paio di guanti, un giubbotto o altro), colore
rappresentativo della denuncia contro il femminicidio.



per INFO: 

Assessorato Pari Opportunità c/o Palazzo delle Culture 
Piazza Macherione, 1
Tel. 095/963504-03; Fax 095/7796393; 
E-mail:assessorato.pariopportunita@comune.giarre.ct.it

mercoledì 5 febbraio 2014

sull'amicizia



L'amicizia comporta moltissimi e grandissimi vantaggi, 
ma ne presenta uno nettamente superiore agli altri: 
alimenta buone speranze che rischiarano il futuro 
e non permette all'animo di deprimersi e di abbattersi. 

Cicerone, Laelius de amicitia




Bisogna rivolgere agli amici solo richieste oneste, 
compiere per gli amici solo azioni oneste 
senza aspettare di esserne richiesti, 
mostrarsi sempre disponibili e mai esitanti, 
avere il coraggio di dare liberamente il proprio parere.

Cicerone, op.cit.