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venerdì 21 febbraio 2014

NIETZSCHE: apollineo e dionisiaco

Nel saggio su La nascita della tragedia in Grecia (1872) Nietzsche inaugurò un nuovo modo di considerare la grecità, diametralmente contrario all'immagine romantica dominante. Secondo Nietzsche la vera grandezza dello spirito antico non sta nell'invenzione della filosofia classica ma nella tragedia, in cui si realizzò una temporanea sintesi fra le due componenti essenziali della spiritualità greca: lo spirito apollineo, razionalistico, armonico, formale, luminoso e lo spirito dionisiaco: estatico, creativo, oscuro. 

La via di Apollo è speculativa, spinge a cercare spiegazioni ed elaborare teorie, costruisce sistemi con cui cerca di esprimere il senso ultimo delle cose secondo misura e proporzione. La via di Dioniso è l'esatto contrario: l'accettazione ebbra della vita, l'esaltazione delle pulsioni energetiche e vitali, della salute, della giovinezza e della passione sensuale. "I due istinti, tanto diversi fra loro, vanno l'uno accanto all'altro, per lo più in aperta discordia, fino a quando, in virtù di un miracolo metafisico della volontà ellenica, compaiono accoppiati l'uno con l'altro, e in questo accoppiamento finale generano l'opera d'arte, altrettanto dionisiaca che apollinea, che è la tragedia attica". 

Il magico equilibrio fu rotto da Socrate e Platone che Nietzsche considerò "pseudogreci, antigreci, sintomi del decadimento, strumenti della dissoluzione greca". Con loro (e con Euripide nella tragedia) iniziò la prevalenza dell'apollineo a scapito del dionisiaco, la presunzione di poter racchiudere la vita in sistemi razionalistici (mentre, osserva Nietzsche, "ciò che si lascia dimostrare ha sempre poco valore").
"Socrate fu semplicemente un uomo a lungo malato", tanto ostile alla vita da desiderare più di ogni altra cosa la morte del suo corpo. L'esigenza di una metafisica che con lui nasce (e che fu poi pienamente espressa dal platonismo, dal cristianesimo e da tutta la storia della filosofia occidentale) è il frutto di una debolezza psicologica, di un disadattamento alla realtà che continua ancora oggi: la "spiegazione filosofica", qualunque essa sia è sempre un modo per non vivere, prendere le distanze dai fatti, evitare il coinvolgimento dell'azione". Il superuomo deve quindi recuperare la dimensione dionisiaca oscurata da due millenni di decadenza della civiltà occidentale, recuperare la libertà di pensiero dei filosofi presocratici (premetafisici) ed il senso (tragico ed intenso) della vita.
La polarità fra apollineo e dionisiaco può essere assunta anche in senso tipologico, come descrizione generale di due universali possibilità di vita, due tipi fondamentali di umanità. In questo senso, estrapolata dalle implicazioni irrazionalistiche teorizzate da Nietzsche, è stata recepita dal complesso della cultura contemporanea, divenendo un parametro di interpretazione largamente condiviso. Freud, ad esempio, ha visto nel dionisiaco la liberazione dell'istinto insofferente di ogni limite, "lo scatenarsi della sfrenata energia animalesca e divina". 

 Ubaldo Nicola, Atlante di filosofia




le altre fasi del pensiero di Nietszche:









                                                            LA MORTE DI DIO
testo e riferimenti



il nichilismo passivo e attivo





Valerio Verra, ordinario di Storia della filosofia all`Università Roma III, distingue il modo d’intendere il nichilismo passivo e attivo in Friedrich Nietzsche (Röcken, 15 ottobre 1844 – Weimar, 25 agosto 1900). 
Secondo Nietzsche il cristianesimo stesso non è altro che una volgarizzazione e indebolimento del platonismo, una forma di nichilismo passivo, sfociato nella legge morale di Kant e nell`utilitarismo ottocentesco.
Il nichilismo attivo, viceversa, è una sorta di contromovimento, che consiste nel riscoprire proprio quei valori che Platone, il Cristianesimo, Kant o l`Occidente avevano invece svalutato. È necessario pertanto un doppio rovesciamento, che non implica il ritorno alla natura, alla “grande illusione” di Rousseau, ma la sperimentazione di nuovi tipi di valori e di uomini.
In questo senso, se si chiedesse a Nietzsche come debba essere il “superuomo”, certamente risponderebbe di non essere in grado di dare una risposta, perché altrimenti non sarebbe nient`altro che un ingegnere intento a fabbricare, quindi appartenente a quella civiltà tecnologica che è un`espressione del mondo costruito dal nichilismo repressivo.


IL NICHILISMO NEI GIOVANI DI OGGI

di Umberto Galimberti
video 6'




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