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venerdì 28 febbraio 2014

Come il mondo vero finì per diventare favola






Il brano che segue è tratto dal Crepuscolo degli idoli, testo del 1888, 
una delle ultime opere di Nietzsche. 

Il tema è lo smascheramento della filosofia metafisica e, in particolare, del suo errore ontologico fondamentale: l’aver contrapposto “mondo vero” e “mondo apparente”.

1. Il mondo vero, attingibile dal saggio, dal pio, dal virtuoso, - egli vive in esso, lui stesso è questo mondo.
(La forma più antica dell'idea, relativamente intelligente, semplice, persuasiva. Trascrizione della tesi "Io, Platone, sono la verità").

2. Il mondo vero, per il momento inattingibile, ma promesso al saggio, al pio, al virtuoso ("al peccatore che fa penitenza").
(Progresso dell'idea: essa diventa più sottile, più capziosa, più inafferrabile - diventa donna, si cristianizza ... ). [A]

3. Il mondo vero, inattingibile, indimostrabile, impromettibile, ma già in quanto pensato una consolazione, un obbligo, un imperativo.
(In fondo l'antico sole, ma attraverso nebbia e scetticismo; l'idea sublimata, pallida, nordica, königsbergica). [B]

4. Il mondo vero - inattingibile. Comunque non raggiunto. E in quanto non raggiunto, anche sconosciuto. Di conseguenza neppure consolante, salvifico, vincolante: a chi ci potrebbe vincolare qualcosa di sconosciuto?...
(Grigio mattino. Primo sbadiglio della ragione. Canto del gallo del positivismo).

5, Il "mondo vero" - un'idea, che non serve più a niente, nemmeno più vincolante - un'idea divenuta inutile e superflua, quindi un'idea confutata: eliminiamola!
(Giorno chiaro; prima colazione; ritorno del bon sens e della serenità; Platone rosso di vergogna; baccano indiavolato di tutti gli spiriti liberi). [C]

6. Abbiamo tolto di mezzo il mondo vero: quale mondo ci è rimasto? forse quello apparente?... Ma no! col mondo vero abbiamo eliminato anche quello apparente!





Analisi del testo

In questo brano Nietzsche ripercorre le tappe fondamentali della storia di quello che per lui è un errore metafisico: dalla posizione del “vero mondo”, quello cui solo il saggio platonico può giungere, alla sua trascrizione in forma cristiana, fino alla sua caduta per gradi, come inattingibile alla mente umana, come consolatorio e infine come qualcosa di inutile, da eliminare.
[A] Rispetto al platonismo, per il quale al saggio (ma solo a lui) è dato di conoscere l’essere, nel cristianesimo si accentua l’idea dell’inaccessibilità del trascendente, promesso solo a chi raggiunge lo stato di beatitudine nell’aldilà. Con una metafora non felice, Nietzsche indica che l’idea metafisica “diventa donna”, si rende più sfuggente.
[B] La filosofia moderna, attraverso il richiamo alla conoscenza sensibile e le conseguenti aperture scettiche, comincia a mettere in crisi l’idea del mondo trascendente (“l’antico sole”) di cui tuttavia mantiene una traccia trasfigurata, come è il noumeno kantiano. Il riferimento a Kant si rileva con la citazione di Könisberg, sua città natale.
[C] Il positivismo basa la sua conoscenza solo su fatti accertati e dati sensibili, dunque esprime un’istanza antimetafisica. Esprime una nuova fase del pensiero (il “canto del gallo”) ancora incompleta.
[D] Il mondo apparente è appunto apparente solo in quanto si pone l’esistenza di un mondo “vero”, dotato di caratteristiche opposte; nel momento in cui viene meno il mondo cosiddetto vero, viene meno anche il mondo cosiddetto apparente; resta perciò un solo mondo, reale ed esistente: quello dell’esperienza sensibile. Perciò togliere di mezzo il “vero” mondo (vale a dire quello doppio inventato dalla metafisica) equivale a togliere di mezzo anche il mondo apparente. Subito dopo si dichiara aperta l’era di Zarathustra, colui che con le sue parole introduce una prospettiva capovolta rispetto a quella metafisica.

Da F. Occhipinti, Uomini e idee, vol. 3, Einaudi scuola, Milano, 2010, pp. 467-8, con modifiche.






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