Il brano che
segue è tratto dal Crepuscolo degli idoli, testo del
1888,
una delle ultime opere di Nietzsche.
Il tema è lo smascheramento della
filosofia metafisica e, in particolare, del suo errore ontologico fondamentale:
l’aver contrapposto “mondo vero” e “mondo apparente”.
1. Il mondo vero, attingibile dal saggio, dal pio, dal virtuoso, - egli
vive in esso, lui stesso è questo mondo.
(La forma più antica dell'idea, relativamente intelligente, semplice,
persuasiva. Trascrizione della tesi "Io, Platone, sono la verità").
2. Il mondo vero, per il momento inattingibile, ma promesso al saggio, al
pio, al virtuoso ("al peccatore che fa penitenza").
(Progresso dell'idea: essa diventa più sottile, più capziosa, più
inafferrabile - diventa donna, si cristianizza ... ). [A]
3. Il mondo vero, inattingibile, indimostrabile, impromettibile, ma già
in quanto pensato una consolazione, un obbligo, un imperativo.
(In fondo l'antico sole, ma attraverso nebbia e scetticismo; l'idea
sublimata, pallida, nordica, königsbergica). [B]
4. Il mondo vero - inattingibile. Comunque non raggiunto. E in quanto non
raggiunto, anche sconosciuto. Di conseguenza neppure consolante, salvifico,
vincolante: a chi ci potrebbe vincolare qualcosa di sconosciuto?...
(Grigio mattino. Primo sbadiglio della ragione. Canto del gallo del
positivismo).
5, Il "mondo vero" - un'idea, che non serve più a niente,
nemmeno più vincolante - un'idea divenuta inutile e superflua, quindi un'idea
confutata: eliminiamola!
(Giorno chiaro; prima colazione; ritorno del bon sens e della serenità; Platone rosso di vergogna; baccano
indiavolato di tutti gli spiriti liberi). [C]
6. Abbiamo tolto di mezzo il mondo vero: quale mondo ci è rimasto? forse
quello apparente?... Ma no! col mondo vero abbiamo eliminato anche quello
apparente!
Analisi del testo
In questo brano Nietzsche
ripercorre le tappe fondamentali della storia di quello che per lui è un errore
metafisico: dalla posizione del “vero mondo”, quello cui solo il saggio
platonico può giungere, alla sua trascrizione in forma cristiana, fino alla sua
caduta per gradi, come inattingibile alla mente umana, come consolatorio e
infine come qualcosa di inutile, da eliminare.
[A] Rispetto
al platonismo, per il quale al saggio (ma solo a lui) è dato di conoscere
l’essere, nel cristianesimo si accentua l’idea dell’inaccessibilità del
trascendente, promesso solo a chi raggiunge lo stato di beatitudine
nell’aldilà. Con una metafora non felice, Nietzsche indica che l’idea
metafisica “diventa donna”, si rende più sfuggente.
[B] La
filosofia moderna, attraverso il richiamo alla conoscenza sensibile e le
conseguenti aperture scettiche, comincia a mettere in crisi l’idea del mondo
trascendente (“l’antico sole”) di cui tuttavia mantiene una traccia
trasfigurata, come è il noumeno kantiano. Il riferimento a Kant si rileva con
la citazione di Könisberg, sua
città natale.
[C] Il
positivismo basa la sua conoscenza solo su fatti accertati e dati sensibili,
dunque esprime un’istanza antimetafisica. Esprime una nuova fase del pensiero
(il “canto del gallo”) ancora incompleta.
[D] Il mondo
apparente è appunto apparente solo in quanto si pone l’esistenza di un mondo
“vero”, dotato di caratteristiche opposte; nel momento in cui viene meno il
mondo cosiddetto vero, viene meno anche il mondo cosiddetto apparente; resta
perciò un solo mondo, reale ed esistente: quello dell’esperienza sensibile.
Perciò togliere di mezzo il “vero” mondo (vale a dire quello doppio inventato
dalla metafisica) equivale a togliere di mezzo anche il mondo apparente. Subito
dopo si dichiara aperta l’era di Zarathustra, colui che con le sue parole
introduce una prospettiva capovolta rispetto a quella metafisica.
Da F. Occhipinti, Uomini e idee, vol. 3, Einaudi scuola,
Milano, 2010, pp. 467-8, con modifiche.
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