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mercoledì 27 novembre 2013

L’alchimia medievale e il Rosarium philosophorum


post di Roberto Testa, classe 4 H*

Oggi, con grande stupore, ho scoperto che l’alchimia non è soltanto la ‘prima’ chimica, ma è pure e soprattutto un vecchio sistema filosofico un po’ nascosto, quasi occulto. L’età di maturazione di questa filosofia che ho avuto modo di analizzare è stata quella medievale, grazie al testo Rosarium philosophorum prodotto nella seconda metà del 13esimo secolo dal filosofo e medico alchimista Arnoldo di Villanova. Nel 1622 il medico alchimista tedesco Mylius pubblicò una versione del Rosarium in cui alle 20 illustrazioni originali si aggiunsero altre 20 immagini (opera dell’incisore tedesco Schwann) che avevano il compito di amplificare il significato delle 20 immagini originarie. Lo scopo principale dell’opera è quello di indicare all’adepto la via da seguire per raggiungere l’Unità, partendo dalla molteplicità, ma altri scopi sono trovare un connubio tra la ragione e l’istinto (conscio e inconscio) e riuscire a relazionarsi con gli altri. Si rifà al platonismo e al neoplatonismo, per il cammino che segue e per il passaggio dalla materialità alla spiritualità; per lo scopo, anche al cristianesimo, cioè il raggiungimento del bene; possiamo notare anche una componente aristotelica : il passaggio dalla potenza all’atto. Attraverso una serie di 20 immagini, l’adepto è accompagnato nel suo cammino: si inizia con la presentazione dei fondamenti del cammino, attraverso i primi quattro numeri, presi dalla scuola pitagorica, sommando i quali, si ottiene il 10, nella concezione pitagorica, il numero perfetto, rappresentante il macrocosmo (inoltre rappresentato dalle 20 immagini, disposte a specchio, 3+7+7+3). I concetti fondamentali sono l’unità (il bene), l’anima e il corpo (sole e luna, uomo e donna), il Mercurio dei filosofi (il grande animatore che porta i contenuti dalla potenza all’atto) e i quattro elementi (le stelle). In seguito si passa ad un augurio per il raggiungimento dell’unità e finalmente si intraprende il cammino, partendo dalla potenza, quindi da qualcosa che può divenire (Aristotele). L’adepto dunque seguirà due vie : la prima è quella lunare, o femminile, secondo la quale prima si agisce e poi si pensa. All’inizio di questo cammino prevale l’inconscio, infatti nelle figure sono rappresentati dei corpi che si uniscono in una prima coniunctio, come a rappresentare il piacere carnale, l’amore più basso per Platone; ma a poco a poco, l’anima inizia ad elevarsi, acquisendo una nuova forma di conoscenza (per cui abbandona la vecchia) e si arriva alla seconda coniunctio dove si viene a creare l’ermafrodito lunare, simbolo di un’unità spirituale non ancora completata. A questo punto, si intraprende la via razionale, o maschile. Appaiono le ali all’ermafrodito, simbolo di un’unione più spirituale e meno carnale della precedente. E’ da ricordare che, attraverso l’aiuto che viene dall’alto, l’anima riesce ad elevarsi; è attraverso Mercurio, l’animatore, e la rugiada, elemento che unisce la materia all’anima, che l’anima si invola verso l’alto. Qui si arriva alla terza coniunctio: l’ermafrodito raggiunge un livello di elevazione superiore, ma deve necessariamente distaccarsi dal materiale, e in questo deve stare accorto, perché i serpenti (immagine cristiana) della tentazione, nonostante l’elevatezza che ha raggiunto l’adepto, sono sempre in agguato e non moriranno fino a quando egli non avrà raggiunto l’unità e quindi la spiritualità. Il sacrificio, la separazione dai beni materiali e da tutto ciò che può essere considerato ‘vano’ (Epicuro) o corruttibile (Platone), è complesso, ma è proprio in questo sacrificio che si vede la virtù dell’uomo. Infine riesce a raggiungere l’atto (Aristotele), il Bene (Platone) e l’unione tra il conscio e l’inconscio, quindi la purificazione dell’anima (Cristo che esce dal sarcofago nel giorno di Pasqua), che si libera dal corpo, la sua tomba, la quarta e ultima coniunctio.

Concludo dicendo che, attraverso questa filosofia, ho compreso che l’uomo può privilegiare uno dei due opposti (ragione, istinto), assumendo una posizione ‘di parte’ : per cui può cadere nel rischio di fare affidamento troppo sulla teoria e su ciò che è astratto, o sulla pratica e su ciò che è materiale; oppure può scegliere di portare avanti sia la ragione (conscio) che l’istinto (inconscio), dando ad ognuno il proprio compito e le proprie responsabilità, facendoli coesistere e trovando appunto la via di mezzo, che, come ci scrive Platone, è quella giusta, che porta al Bene.


*riflessioni sul Seminario L’alchimia medievale e il Rosarium philosophorum 
a cura della prof.ssa Vacante, classi 4 G e 4 H 
incontro a classi aperte con le prof.sse Vacante e Messina


per leggere il "Rosarium Philosophorum":  il testo

3 commenti:

  1. Da Prof.ssa Pia Vacante.
    Mi complimento con Roberto per la sintesi della lezione che è riuscito a fare, nonostante la complessità dell'argomento, e che ha messo a disposizione sia di chi era presente ma non ha preso appunti, sia di chi non era presente ma magari è interessato alla conoscenza dell'alchimia. A chi volesse approfondire l'argomento, consiglio di consultare il link indicato da Roberto, dove si trova per intero il testo originale del Rosarium Philosophorum corredato di un interessante commento di Adam Mc Lean, studioso inglese del mondo dell'alchimia.

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  2. Ho trovato davvero interessante questo post, in quanto riassume bene in poche tappe i processi che formano "la scala" che porta all'unità spirituale. Al momento anche io mi sto occupando di filosofia con l'Università, trattando le influenze del Neoplatonismo e dello Stoicismo nel Rinascimento Inglese. In particolare ho trovato in questa descrizione molte analogie con il Neoplatonismo inglese, che univa al pensiero di Ficino la Cabala ebraica e sicuramente l'alchimia, dato che tanti elementi sono quasi identici. Grazie per avermi chiarito le fonti degli pezzi mancanti del puzzle rinascimentale!

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  3. Innanzitutto grazie a te per l'interesse nei confronti di questo affascinante tema filosofico e non solo. Le tappe del processo alchemico rappresentano in effetti, come tu ben dici, il processo che conduce l'uomo all'Unità. Sul mistero dell'Unità ci sarebbe tanto da dire, mi limiterò soltanto a sottolineare che in effetti questa è l'esperienza che compie la coscienza nel suo cammino verso la scoperta del Sè, del grande Sè, esperienza di cui parlano tutte le culture antiche e tutti i filosofi che appartengono alla tradizione che trova origine nella scuola pitagorica e successivamente in quella platonica. Ci sono degli elementi comuni, come tu ben dici, che si ritrovano in percorsi apparentemente diversi ma legati dal filo comune che conduce l'uomo verso il "soggiornare presso gli dei". Purtroppo ciò che resta di queste preziose testimonianze sono soltanto le basi teoriche. Sappiamo però che ad esse erano associate, nei diversi tempi e presso le diverse tradizioni di pensiero, anche esperienze "pratiche", destinate a pochi iniziati, di cui poco purtroppo ci resta. Bisogna leggere "in trasparenza", come dice J. Hillman per individuare, oltre la letteralizzazione a cui ci costringe la mente raziocinante, le grandi verità che si nascondono ad occhi profani.
    Le due vie, la via del femminile archetipico e quella del maschile archetipico, ad es., e senza andare lontano si ritrovano nella valle dei templi di Agrigento. Nella zona più bassa della valle stanno infatti il tempio dei Dioscuri o Cabiri, in cui si svolgeva la via dell'iniziazione al maschile e a pochi metri stava la zona dell'iniziazione al femminile con i templi purtroppo perduti di Demetra e Persefone. Nella zona adiacente ai due templi troviamo due altari, uno a forma di cerchio e l'altro di quadrato, emblemi sacri ancora una volta del maschile e del femminile archetipico. Le due vie rappresentano la struttura della psiche, per dirla con linguaggio moderno, la cui Unità esprime simbolicamente la perfezione dalla quale l'uomo è decaduto, e verso la quale si rivolge per compiere la propria personale epistrophè.

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