di A. Schopenhauer, scritti postumi
relazione di Alexandra Apetrei (con al fianco il piccolo Marcus), 5 B
Il filosofo Schopenhauer indica nell'opera una serie di stratagemmi per ottenere sempre ragione nelle dispute dialettiche. A mio parere si tratta dei "trucchi" di cui si serve la
natura umana quando è in preda alla paura di soccombere. Infatti, durante una lite, la
nostra mente riflette su come ottenere ragione. In caso non l'avessimo di già, il
nostro intelletto riflette subito su come averla. Tutto ciò perchè l'uomo quando
litiga non pensa al fine piu pacifico, ovvero capire il problema della lite,
per analizzarlo e poi trarne gli insegnamenti. L'uomo quando litiga immagina di
essere in un ring di fronte all'avversario e cerca di colpire e parare i colpi per poi
sfinire l'avversario. Purtroppo è questa la dura realtà. Nessuno ama il
quieto vivere, nessuno cerca la pace, il silenzio, il benessere dell'anima e
questo Schopenhauer l'aveva capito già due secoli fa.
Una citazione araba
(bellissima a mio parere) recita cosi : "Il frutto della pace è appeso
all'albero del silenzio". Mi piacerebbe vivere in un mondo governato
dalla pace e mi amareggia capire che non è possibile perchè ognuno vuole tutto per sè , cerca di
migliorare la sua condizione e per questo ricorre anche alla cattiveria e semina
solamente odio.
Ho letto questo
"mini-libro" perchè già dal titolo mi incuriosiva. Io sono una
persona dall'indole pacifica e cerco di migliorare sempre me stessa ma non per essere
sempre più cattiva, bensi per lasciare dietro me una traccia di pace. Ancora ho
tante esperienze da fare e tanti anni da vivere ( spero non da SOPRAVVIVERE :) ma so che
vorrei invecchiare e diventare più saggia e non lasciarmi conquistare dalla
malizia perchè la pace interiore trasmette una felicità tale che si vorrebbe averla per
sempre.
Forse ho divagato un po' ma con l'arrivo di mio figlio la mia vita è
ritornata un po' indietro e ogni tanto mi piace tornare bambina con lui e trarre momenti
felici dalla semplicità. Vedo mio figlio sorridere per cose assolutamente semplici, come lo scoprire un bicchiere oppure sentire la nonna cantare, e cerco
anch'io di essere felice per le cose semplici anche se apparentemente banali.
Lascio da
parte cattiveria e malizia per disintossicarmi dalla brutta realtà in cui vivo.
riflessioni di Siria Magro, 5 H
Dopo
aver letto in maniera scolastica questo libro ho compreso che avere
ragione è un'arte. Perchè
proprio la parola arte? Innanzitutto arte nel suo significato più
ampio comprende delle forme creative di espressione estetica che
poggiano su accorgimenti tecnici, abilità innate e norme
comportamentali derivanti dallo studio e dall'esperienza. Questo è
proprio quello che fa Schopenhauer: lui dà delle regole che chiama
anche "princìpi
di una scienza" che spaziano dalla nobile disamina delle parole
fino ad astuzie retoriche derivanti dal suo studio filosofico ma
sopratutto dalla sua esperienza personale.
Nei
giorni successivi alla mia lettura però non mi sono soffermata solo sulle parole scritte nel libro, ma ho pensato...
Nella
vita di tutti i giorni è necessario ottenere sempre ragione?
Perchè
la nostra mente pensa sempre a come ottenere ragione e non a come
agire in modo razionale e pacifico ?
L'uomo
tende spesso a sopraffare l'altro, a sentirsi superiore e al posto di
cercare un punto d'incontro finisce sempre per cercare " il punto
d'orgoglio".
Quest'opera
mi ha trasmesso non solo delle conoscenze dal punto di vista filosofico ma anche dal punto di vista morale perchè "L'umiltà
ci rende forti, e poi sapienti; l'orgoglio, deboli e stolti."
continua Jessica Marano, classe 5 B
...La verità cede il passo alla vanità; proprio essa spinge
l’uomo a non accettare di aver torto e a confutare la tesi dell’avversario in
modo da ottenere la ragione, con mezzi sia leciti che illeciti (per fas et
nefas).
L’ultimo stratagemma mi ha colpita in particolare; in parole
molto semplici esso ci dice che quando l’uomo percepisce di aver torto, cerca
di allontanarsi dall'oggetto del
discorso, mirando l’avversario e attaccandolo in modo offensivo, oltraggioso e grossolano.
Questo mi ha fatto comprendere come l’uomo si comporta di fronte ad una sconfitta
e, soprattutto, come la natura animale riemerga per sopraffare il lume della
ragione.
Ho avuto modo di ragionare e crearmi un’idea generale grazie
alla lettura di questo libro che, pur non essendo molto esteso nella forma, lo
è invece nel contenuto.
Penso che l’uomo sia un divoratore, accecato dalla
presunzione di voler la ragione dalla sua parte. Se non la si ha, bisogna
affrontare l’umiliazione della sconfitta. Essa è un brutto boccone da mangiare
giù. Umiliazione vuol dire amarezza, disonore e mortificazione. Ci dice
Schopenhauer che “nulla supera per l’uomo la soddisfazione della sua vanità, e
nessuna ferita duole più di quella in cui viene colpita la vanità”.
L’uomo non accetta di
aver torto e di abbassare il capo. Credo
che alla base di tutto ciò ci sia la paura di essere subordinati al pensiero
di un altro , di non essere accettati, di non potersi guadagnare l’ammirazione
del prossimo.
Secondo me l’accettazione è segno di maturità, comprensione
e pace. Riferendomi a quest’ultima, ne approfitto per riportare un detto arabo
il quale ci dice che “il frutto della pace è appeso all'albero del silenzio”.
Vorrei,
se solo fosse possibile, permettere alla mia umiltà di aggrapparsi a
quell'albero e raggiungerne la cima.
riflessioni di Rosaria La Rosa, 5 B
Ho scelto di leggere “L’arte di ottenere ragione” di Schopenhauer perché pensavo mi potesse essere utile nella quotidianità della vita. Ritenevo che questo “trattatello” mi potesse aiutare a difendere le mie opinioni e convinzioni nei rapporti interpersonali. Mi aspettavo di trovare dei suggerimenti su come poter affrontare una discussione con altre persone per non cedere davanti alle opinioni altrui e affermare la mia ragione. Dopo averlo letto mi sono resa conto che l’opera potrebbe certo tornarmi utile in determinate situazioni; ho capito che gli stratagemmi, pur essendo tutti validi, non sono tutti facilmente utilizzabili in tutte le circostanze della vita di ogni giorno. A mio parere tra i più semplici da mettere in pratica vi sono certamente il tredicesimo, che consiste nel presentare l’opposto della propria tesi, e il ventisettesimo, che punta a sfruttare la rabbia dell’avversario; ciò perché, secondo me, oggi è più facile sfruttare queste debolezze, in quanto più istintive che razionali, e più vicine al mio modo di agire. Tuttavia, pur condividendone le motivazioni che lo portarono a scrivere questo trattato, vorrei dissentire fondamentalmente da Schopenhauer poiché ritengo che non necessariamente si debba avere ragione quando non la si ha.
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