post di Claudio Sgroi 5E
Lettere dei condannati a
morte della Resistenza Italiana è un’opera che raccoglie le ultime lettere di
partigiani, deportati politici, militari del corpo di Liberazione Italiano e
resistenti civili, condannati a morte durante la Resistenza. La lotta
partigiana in Italia fu caratterizzata dall’impegno unitario di tutto il fronte
delle opposizioni che il fascismo con la violenza e la persecuzione aveva
tentato di stroncare in ogni modo. Le bande partigiane diedero vita alla
Resistenza armata contro l’occupazione nazista e contro il collaborazionismo
fascista ed è per questo che fu contemporaneamente una Guerra Civile e una
Guerra di Liberazione contro lo straniero. Comunisti, liberali, socialisti,
cattolici, anarchici precedentemente in contrasto, collaborarono ed entrarono in simbiosi per
raggiungere il comune obiettivo della democrazia e della libertà.
Nell’opera sono riportate
per ogni caduto, oltre che gli ultimi pensieri e gli stati d’animo, anche notizie
essenziali sulla vita e sulle circostanze della morte. Cosa non da poco perché
durante la lettura sembra quasi di entrare in ogni singola storia, in ogni
singola famiglia e a mio avviso in molte lettere l’immedesimazione è tale che
sembra quasi di entrare nell’anima dei condannati a morte e di vivere quel
momento di persona. Una volta lette le prime lettere, nasce subito quel
sentimento di rispetto nei confronti dei compatrioti che hanno dato la vita per la Tua
libertà e per questo ogni singola lettera viene letta con la stessa lucidità e
con lo stesso rispetto. Sfogliando le pagine salta subito agli occhi che tra i
condannati a morte sono molti i giovani e questa cosa lascia molto spazio alla
riflessione e al confronto perché nella società di oggi, ormai povera di valori e di principi morali, quanti sarebbero i giovani che nella
stessa situazione avrebbero preferito morire per amore della propria patria e
della libertà ?
Leggendo il libro sono stato
colpito da grande stupore nel trovare numerose lettere scritte da Partigiane;
si esattamente, non è un errore di battitura. Perché, nella Resistenza Italiana
le donne rappresentarono una componente fondamentale per il movimento
partigiano nella lotta contro il nazifascismo. Esse infatti ricoprirono ruoli
di primari importanza, quali il recupero dei beni di massima necessità per i
compagni, propaganda antifascista, assistenza ai detenuti politici e in molti
casi anche vere e proprie operazioni militari, dimostrando così un grande
coraggio e portando un forte supporto morale all’interno dei gruppi partigiani.
Riporto sotto la lettera della caduta Irma Marchiani. Questa lettera è stata
quella che mi ha colpito di più per la grande forza di volontà che questa donna
trasmette, forza di volontà che sembra quasi contagiarti.
Irma Marchiani
Di anni 33 - casalinga -
nata a Firenze il 6 febbraio 1911 -. Nei primi mesi del 1944 è informatrice e
staffetta di gruppi partigiani formatisi sull'Appennino modenese - nella
primavera dello stesso anno entra a far parte del Battaglione " Matteotti
", Brigata " Roveda ", Divisione "Modena" - partecipa
ai combattimenti di Montefiorino - catturata mentre tenta di far ricoverare in
ospedale un partigiano ferito, è seviziata, tradotta nel campo di concentramento
di Corticelli (Bologna), condannata a morte, poi alla deportazione in Germania
- riesce a fuggire - rientra nella sua formazione di cui è nominata
commissario, poi vice-comandante - infermiera, propagandista e combattente, è
fra i protagonisti di numerose azioni nel Modenese, fra cui quelle di Monte
Penna, Bertoceli e Benedello -. L'11 novembre 1944, mentre con la formazione
ridotta senza munizioni tenta di attraversare le linee, è catturata, con la
staffetta "Balilla", da pattuglia tedesca in perlustrazione e
condotta a Rocca Cometa, poi a Pavullo nel Frignano (Modena) -. Processata il
26 novembre I944, a Pavullo, da ufficiali tedeschi del Comando di Bologna -.
Fucilata alle ore 17 dello stesso 26 novembre 1944, da plotone tedesco, nei
pressi delle carceri di Pavullo, con Renzo Costi, Domenico Guidani e Gaetano
Ruggeri "Balilla” -. Medaglia d'Oro al Valor Militare.
Sestola, da la "Casa del Tiglio", 1°
agosto 1944
Carissimo Piero, mio adorato
fratello, la decisione che oggi prendo, ma da tempo cullata, mi detta che io
debba scriverti queste righe. Sono certa mi comprenderai perché tu sai
benissimo di che volontà io sono, faccio, cioè seguo il mio pensiero, l'ideale
che pur un giorno nostro nonno ha sentito, faccio già parte di una Formazione,
e ti dirò che il mio comandante ha molta stima e fiducia in me. Spero di essere
utile, spero di non deludere i miei superiori. Non ti meraviglia questa mia
decisione, vero?
Sono certa sarebbe pure la
tua, se troppe cose non ti assillassero. Bene, basta uno della famiglia e
questa sono io. Quando un giorno ricevetti la risposta a una lettera di Pally
che l'invitavo qui, fra l'altro mi rispose "che diritto ho io di sottrarmi
al pericolo comune?" vero, ma io
non stavo qui per star calma, ma perché questo paesino piace al mio spirito, al
mio cuore. Ora però tutto è triste, gli avvenimenti in corso coprono anche le
cose più belle di un velo triste. Nel mio cuore si è fatta l'idea (purtroppo
non da troppi sentita) che tutti più o meno è doveroso dare il suo contributo.
Questo richiamo è così forte che lo sento tanto profondamente, che dopo aver
messo a posto tutte le mie cose parto contenta. "Hai nello sguardo
qualcosa che mi dice che saprai comandare", mi ha detto il comandante,
"la tua mente dà il massimo affidamento; donne non mi sarei mai sognato di
assumere, ma tu sì". Eppure mi aveva veduto solo due volte.
Saprò fare il mio dovere, se
Iddio mi lascerà il dono della vita sarò felice, se diversamente non piangere e
non piangete per me. Ti chiedo una cosa sola: non pensarmi come una sorellina
cattiva. Sono una creatura d'azione, il mio spirito ha bisogno di spaziare, ma
sono tutti ideali alti e belli. Tu sai benissimo, caro fratello, certo sotto la
mia espressione calma, quieta forse, si cela un'anima desiderosa di raggiungere
qualche cosa, l'immobilità non è fatta per me, se i lunghi anni trascorsi mi
immobilizzarono il fisico, ma la volontà non si è mai assopita. Dio ha voluto
che fossi più che mai pronta oggi. Pensami, caro Piero, e benedicimi. Ora vi so
tutti in pericolo e del resto è un po' dappertutto. Dunque ti saluto e ti bacio
tanto tanto e ti abbraccio forte.
Tua sorella Paggetto
Ringrazia e saluta Gina.
Se è vero che il valore di
uno stato si misura dal valore degli individui che lo compongono, alla luce
delle storie delle tante persone racchiuse in questo libro, sono fiero di
essere Italiano sull’esempio di questi grandi uomini e donne.
(Mi scuso per essere stato
poco sintetico ma questo libro lascia tante emozioni ed è difficile riassumerle)