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domenica 4 gennaio 2015

sulla meraviglia


                                                 post di Serena Pavonello, classe 4 E

Cartesio, nella sua opera “ Les passions de l’ame”, cioè “ Le passioni dell’anima”,  descrive come l'anima umana si rapporti alle passioni e tenta di classificare queste ultime, considerando la meraviglia la passione più importante, in quanto priva di un opposto. Egli osserva che quando la gente incontra per la prima volta un oggetto sorprendente o nuovo,  "questo ci rende meravigliati e stupefatti". Afferma quindi che "la meraviglia è la prima di tutte le passioni." Essa è utilissima perché ci fa apprendere e conservare nella memoria ciò che prima ignoravamo. Tuttavia Cartesio, a differenza dei filosofi greci prima di lui, ha una visione negativa della meraviglia: "Anche se è bene essere nati con qualche tipo di inclinazione a questa passione perché ci dispone all'acquisizione delle scienze, comunque dovremmo poi sforzarci, per quanto possibile, di liberarci di essa."

Alla meraviglia si congiunge la stima o il disprezzo a seconda che ci meravigliamo della grandezza o della piccolezza delle cose. E così possiamo stimare o disprezzare noi stessi; di qui le passioni d’orgoglio e di umiltà.






Giovanni Pascoli, poeta italiano vissuto tra il 1800 e il 1900, è l’autore del trattato “il fanciullino”,  in cui afferma che l’età veramente poetica è quella dell’infanzia, infatti è tipico del fanciullo vedere tutto con meraviglia, come per la prima volta; scoprire la poesia nelle cose, nelle più grandi come nelle più umili, nei particolari che svelano la loro essenza, il loro sorriso e le loro lacrime.



La meraviglia è anche il senso di stupore e di inquietudine sperimentata dall'uomo quando comincia ad interrogarsi sulla sua esistenza e sul suo rapporto con il mondo:

Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?, è un dipinto del 1897 di Paul Gauguin.
Il poeta-filosofo Jorge Luis Borges è considerato poeta della meraviglia, fonte da cui scaturiscono sia la poesia che la filosofia (come dicevano Platone e Aristotele); come disse in una conferenza americana del 1976: «Senza dubbio, la nostra esistenza è un fatto curioso. […] il fatto di stupirsi di fronte alla vita può essere l’essenza della poesia. La poesia consiste nel sentire le cose come strane […]. L’unica differenza è che nel caso della filosofia la risposta viene data in maniera logica, mentre per la poesia si usa la metafora».

La canzone “Meraviglioso” è stata cantata da Domenico Modugno e reinterpretata dai Negramaro;  il testo parla di un uomo che tenta il suicidio ma che ne viene fuori nel momento in cui si accorge delle bellezze della vita che molte volte si danno per scontate.


E' vero
credetemi è accaduto
di notte su di un ponte
guardando l'acqua scura
con la dannata voglia
di fare un tuffo giù uh
D'un tratto
qualcuno alle mie spalle
forse un angelo
vestito da passante
mi portò via dicendomi
Così:
Meraviglioso
ma come non ti accorgi
di quanto il mondo sia
meraviglioso
Meraviglioso
perfino il tuo dolore
potrà apparire poi
meraviglioso
Ma guarda intorno a te
che doni ti hanno fatto:
ti hanno inventato
il mare!
Tu dici non ho niente
Ti sembra niente il sole!
La vita
l'amore
Meraviglioso
il bene di una donna
che ama solo te
meraviglioso
La luce di un mattino
l'abbraccio di un amico
il viso di un bambino
meraviglioso
meraviglioso…
meraviglioso
meraviglioso
meraviglioso

Ma guarda intorno a te
che doni ti hanno fatto:
ti hanno inventato
il mare!
Tu dici non ho niente
Ti sembra niente il sole!
La vita
l'amore
Meraviglioso
il bene di una donna
che ama solo te
meraviglioso
La notte era finita
e ti sentivo ancora
Sapore della vita
Meraviglioso
Meraviglioso...


Questa canzone è un inno alla vita, ci invita ad apprezzare le piccole cose che abbiamo, anche quando ci sembra di non aver nulla nelle mani.

Presi dalle nostre cose, spesso negative, non ci rendiamo conto che la vita è una cosa meravigliosa. Questa canzone vuole far riflettere proprio su questo, sul fatto che abbiamo molto e non ci accontentiamo mai.

post di Claudio Sgroi, classe 4 E

Per i filosofi  la meraviglia è necessaria poiché genera  il “thauma” cioè il “colpo” che provi nel percepire il problema, lo stupore che provi nell’andare oltre, nel porti domande come il perché, il che cos’è, qual’ è  la sua origine e nel riuscire a dare delle risposte. 
Per trattare la meraviglia ho scelto quest’immagine dal film “ La vita è bella “di Roberto Benigni ( film pluripremiato  che racconta  la deportazione degli ebrei nei campi di concentramento durante la seconda guerra mondiale) . Ritengo che essa sia la massima espressione di meraviglia perché attraverso il sorriso del bambino riesce a creare una sensazione di “gioia inaspettata” quindi di meraviglia anche la dove sarebbe impossibile meravigliarsi “positivamente” ovvero nel campo di concentramento.



Concludo con una citazione che dovrebbe fare riflettere la mia generazione , una generazione di ragazzi che, spesso ”depressi perché  la vita fa schifo ecc…….” ( Sapete… questa condizione va di moda! ), non sono più capaci di meravigliarsi .



“Colui che non è più capace di provare né stupore né sorpresa 
è per così dire morto: i suoi occhi sono spenti.”      
  Albert Einstein                                                                                                                                         

Sergio Mangano, classe 4 E, 

segnala

 

Non v’è cosa più meravigliosa che udire la musica unirsi alla poesia in una unione sacra che fa sì che la canzone venga a noi.
Stupiamoci delle singole e Meravigliamoci nel sentirle unite.

La Meraviglia è la passione che divide. Essa divide infatti l’ordinario , il semplice , il comune dallo straordinario, l’insolito, lo sconosciuto. Ci porta a conoscere lo straordinario e a ricordarlo. Cartesio però nonostante la predisposizione di questa passione alla conoscenza e la sua tendenza al bene ci spinge a liberarcene.

Dobbiamo dire comunque che la filosofia è una materia che nasce dalla Meraviglia, poiché è la meraviglia che spinge l’uomo ad interrogarsi e a voler conoscere l’eccezionale. Fu sicuramente questa meraviglia a spingere i primi filosofi ad interessarsi alla ricerca e alla conoscenza della natura (Physis). Fu questa meraviglia stessa a far sì che la filosofia progredisse. Non è un caso che per Aristotele e Platone la meraviglia fosse l’origine del sapere.

« È proprio del filosofo questo che tu provi, di esser pieno di meraviglia; né altro cominciamento ha il filosofare che questo »
                                                            (Platone, Teeteto 150 d)

« Infatti gli uomini hanno cominciato a filosofare, ora come in origine, a causa della meraviglia: mentre da principio restavano meravigliati di fronte alle difficoltà più semplici, in seguito, progredendo a poco a poco, giunsero a porsi problemi sempre maggiori: per esempio i problemi riguardanti i fenomeni della luna e quelli del sole e degli astri, o i problemi riguardanti la generazione dell'intero universo. Ora, chi prova un senso di dubbio e di meraviglia [thaumazon] riconosce di non sapere; ed è per questo che anche colui che ama il mito è, in certo qual modo, filosofo: il mito, infatti, è costituito da un insieme di cose che destano meraviglia. Cosicché, se gli uomini hanno filosofato per liberarsi dall'ignoranza, è evidente che ricercarono il conoscere solo al fine di sapere e non per conseguire qualche utilità pratica. »
                                                            (Aristotele, Metafisica)

Non esistono opere che parlino di meraviglia, ma la meraviglia parla di tutte le opere e mediante tutte le opere d’arte. Dunque basta guardare un opera d’arte per meravigliarci di come l’uomo possa generare qualcosa di così bello e sublime.


post di Silvia Portale, 4 E


Non vi è oggetto che agisca sulla nostra anima più immediatamente del corpo cui essa è congiunta, per questo ciò che è una passione nell’anima è comunemente un’azione nel corpo.”
Cartesio così descrive il rapporto che esiste fra l’anima e il corpo nell’essere umano. Come può il corpo influire così tanto nell’uomo da essere monito del suo agire? Ebbene Cartesio individua delle passioni primitive, originate da spiriti animali, alle quali l’anima è soggetta e dalle quali essa non può sottrarsi in nessun modo. Solo con l’utilizzo della forza della ragione e della volontà l’uomo può controllare le sue passioni, ma mai annullarle del tutto. Le passioni primitive sono sei in tutto e l’ammirazione fa parte di queste.
Attorno alla parola ammirazione ruotano numerosi significati. È ammirazione il sentimento di profonda stima e rispetto verso qualcuno, lo è anche l’osservare qualcosa con meraviglia ed attrazione, l’ammirazione è stupore. Per Cartedio è la passione suscitata in noi da ciò che è nuovo e inconsueto, essa stimola il desiderio di conoscere ed è quindi rivolta all’ambito conoscitivo. Si può ben capire il motivo per cui l’ammirazione, intesa come meraviglia, è stata da sempre oggetto di attenzione da parte dei filosofi. La filosofia stessa è nata da un moto di meraviglia che ha spinto l’uomo a porsi delle domande su ciò che gli sta intorno, è innata in lui e per questi motivi è indispensabile perché ci fa apprendere e conservare nella memoria ciò che prima ignoravamo. 
 

Individuo maggiormente l’ammirazione nei bambini. Ancora inesperti del mondo, guardano con gli occhi della meraviglia il mondo che li circonda. Non è difficile paragonare il filosofo ad un bambino poiché entrambi possiedono la capacità di stupirsi, di ammirare. Il romanzio “il mondo di Sofia” di Jostein Gaarder così riporta: “L’unica cosa di cui abbiamo bisogno per diventare buoni filosofi è la capacità di stupirci. Tutti i bambini piccoli ce l’hanno. E ci mancherebbe altro. Dopo solo pochi mesi di vita cominciano a percepire una realtà nuova fiammante. […] Tuttavia, molto prima che il piccolo impari a parlare nonché a pensare in modo filosofico, il mondo sarà diventato per lui un’abitudine”. Così è spiegato che i bambini, finchè tutto della realtà è ancora nuovo, hanno sete di conoscenza, di imitare gli adulti, di fare le loro prime esperienze, ma quando essi crescono perdono la capacità di meravigliarsi e cadono nell’abitudine, diventano grandi. 



 
Quando i bambini fanno oh
Che meraviglia, che meraviglia
Ma che scemo vedi però però
E mi vergogno un po’
Perche non so più fare oooooooh
E fare tutto come mi piglia
Perche i bambini non hanno peli
Né sulla pancia, né sulla lingua

I bambini
Sono molto indiscreti, ma hanno tanti segreti
Come I poeti
I bambini volan la fantasia e anche qualche bugia
O mamma mia... Bada
Ma ogni cosa e chiara e trasparente
Che quando un grande piange
I bambini fanno oh
Ti sei fatto la bua e colpa tua
Quando i bambini fanno oh
Che meraviglia, che meraviglia
Ma che scemo vedi però però
E mi vergogno un po’
Perche non so più fare oh
Non so piu andare sull'altalena
Di un fil di lana non so piu fare una collana

Lalalalalalala

Fin che i cretini fanno
Fin che i cretini fanno
Fin che i cretini fanno boh
Tutto resta uguale
Ma se i bambini fanno ohh
Basta la vocale
Io mi vergogno un po’
Invece i grandi fanno no
Io chiedo asilo, io chiedo asilo
Come i leoni io voglio andare a gattoni..
E ognuno e perfetto
Uguale il colore
Evviva i pazzi che hanno capito cos'è l'amore
E tutto un fumetto di strane parole
Che io non ho letto
Voglio tornare a fare oh
Voglio tornare a fare oh
Perché i bambini non hanno peli
Né sulla pancia né sulla lingua..


 post di Damiano Gammino, 4 E


 Nel secolo barocco il poeta napoletano Gianbattista Marino, ha utilizzato la sua esuberanza formale(fatta di sovrabbondanti figure retoriche ed ironia), per suscitare la meraviglia degli intellettuali del suo tempo abituati solo ad espressioni classiche misurate: 

“E’ del poeta il fin la meraviglia,
parlo dell’eccellente e non del goffo,
chi non sa far stupir, vada alla striglia!              
(da La Murtoleide: Fischiate del cav. Marino)”


 L’arte in tutte le sue forme espressive, può dirsi veramente tale quando provoca in chi l’osserva delle emozioni, ma molto spesso dietro gli artifici da essa espressa, non si scopre nulla di significativo, come accade in molti spartiti musicali caratterizzati da virtuosismi. Non è certo questa la condizione di Plauto, che nella commedia latina del III sec. a.C. cerca la meraviglia attraverso l’uso dei colpi di scena e dei sosia o di Goldoni che, molti secoli dopo sceglierà dalla realtà i particolari più ridicoli da inserire nel teatro, proprio per meravigliare e divertire. E se la meraviglia può essere considerata l’esca che predispone l’animo ad accogliere una novità, è chiaro che essa rappresenta come una soglia, una dimensione rallentata, oltre la quale può esserci l’angoscia e l’assenza delle parole. E’ questa la situazione di chi si trova, ad esempio, all’improvviso di fronte ad una voragine o ammira un paesaggio in tempesta, scoprendosi sbigottito e pieno di ammirazione intrisa da paura. 



Questo sentimento ambiguo è a mio avviso ben rappresentato dal dipinto: “Viandante sul mare di nebbia” del 1818 di Caspar David Friedrich. Bombardato da innumerevoli informazioni l’uomo contemporaneo non sperimenta facilmente la meraviglia di fronte ad eventi piccoli e grandi resi deformi dall’eccesso o dal consumismo(vedi il Natale ridotto a luci e panettoni). Forse ancora chi è nell’età dell’innocenza può godere dell’esperienza della meraviglia fino in fondo, apprezzando aspetti della realtà nascosti dalle disillusioni dell’adolescenza e dell’età adulta, come accade ad Alice nella favola: “Alice nel paese delle meraviglie” ed a molti altri personaggi fiabeschi, che si muovono fra sogni ed avventura. Gli esempi fino a qui osservati sono solo alcuni dei possibili per una passione quale è la meraviglia, che trova espressione in molti aspetti della vita e coloro i quali, almeno una volta nell’esistenza non l’hanno sperimentata non possono dirsi veramente umani.


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