post di Michela Quattrocchi, classe 4 E
L’intento scientifico della filosofia cartesiana si può vedere nella trattazione del problema psicologico delle passioni dell’anima. Quando l’anima subisce i moti degli spiriti animali che le terminazioni nervose portano al cervello, si hanno le percezioni o “PASSIONI”.
Cartesio individua sei passioni primitive, da cui si generano tutte le altre:
AMMIRAZIONE, AMORE, ODIO, DESIDERIO, GIOIA e TRISTEZZA.
AMMIRAZIONE, AMORE, ODIO, DESIDERIO, GIOIA e TRISTEZZA.
IL DESIDERIO
La passione del desiderio si avverte quando l’anima è alla ricerca di qualcuno o qualcosa (oggetto del desiderio) che la possa far star meglio.
Il desiderio che si prova nel tendere a qualche bene è accompagnato da amore, e quindi da speranza e gioia; il medesimo desiderio, invece, quando tendiamo ad allontanarci dal male contrario a quel bene, è accompagnato da odio, paura e tristezza.
Il desiderio si rivolge a un tempo futuro, in quanto questa passione consiste nella ricerca di qualcosa che si vuole, ma che al momento non si ha o non è possibile avere.
Nell’antico latino, de-siderare significa osservare le stelle con attenzione (la particella ‘de’ ha infatti un valore intensivo). Si allude con ciò ad un qualcosa di non determinato, che però attrae lo sguardo, stando al di sopra delle cose che sono a disposizione nell’esperienza.
Desiderio è aspirazione e impulso a soddisfare un bisogno o un piacere. Quotidianamente desideriamo qualcosa che ci appaghi moralmente. Allo stesso modo, abbiamo anche il desiderio di non perdere quello che si ha e di allontanare ogni male. Il desiderio può essere dunque accompagnato sia da amore, nel primo caso, che da odio, paura, tristezza, nel secondo caso. Il soffio delle candeline sulla torta, la caduta di una stella, il lancio di una lanterna che illumina il cielo, sono tutti piccoli gesti attraverso cui esprimiamo i nostri desideri. Il desiderio è una passione priva del suo contrario ed è rivolta al futuro. Non si può però parlare del desiderio, senza parlare del suo termine di tendenza: il bene. “Desiderio” indica infatti l’attesa di bene che noi siamo. “Bene” è la parola che qualifica l’essere, come oggetto del desiderio. “Bene”, dunque, è l’essere (la realtà) in quanto, almeno potenzialmente, desiderabile.
NELL’AMBITO ARTISTICO un celebre e bellissimo quadro è "Gli amanti" o "Les amants" ( 1928, olio su tela, 54x73 cm, New York, Richard S.Zeisler Collection) di René Magritte.
Principale esponente del surrealismo belga, qui siamo di fronte all’amore che non riesce ad esprimere totalmente la sua passionalità, rappresentato dai drappeggi dei lenzuoli che velano i volti degli amanti. Si tratta di uno degli esempi più eclatanti di negazione del gesto desiderato. È evidente infatti la volontà e il desiderio degli innamorati di comunicare e di scambiarsi un amore muto, incapace di un linguaggio diverso da quello del corpo, esprimendo una forte passione nonostante la mancanza di dialogo.
post di Fabiola Panebianco, 4 E
Nell’antico latino, de-siderare significa osservare le stelle con attenzione (la particella ‘de’ ha infatti un valore intensivo). Si allude con ciò ad un qualcosa di non determinato, che però attrae lo sguardo, stando al di sopra delle cose che sono a disposizione nell’esperienza.
Desiderio è aspirazione e impulso a soddisfare un bisogno o un piacere. Quotidianamente desideriamo qualcosa che ci appaghi moralmente. Allo stesso modo, abbiamo anche il desiderio di non perdere quello che si ha e di allontanare ogni male. Il desiderio può essere dunque accompagnato sia da amore, nel primo caso, che da odio, paura, tristezza, nel secondo caso. Il soffio delle candeline sulla torta, la caduta di una stella, il lancio di una lanterna che illumina il cielo, sono tutti piccoli gesti attraverso cui esprimiamo i nostri desideri. Il desiderio è una passione priva del suo contrario ed è rivolta al futuro. Non si può però parlare del desiderio, senza parlare del suo termine di tendenza: il bene. “Desiderio” indica infatti l’attesa di bene che noi siamo. “Bene” è la parola che qualifica l’essere, come oggetto del desiderio. “Bene”, dunque, è l’essere (la realtà) in quanto, almeno potenzialmente, desiderabile.
NELL’AMBITO ARTISTICO un celebre e bellissimo quadro è "Gli amanti" o "Les amants" ( 1928, olio su tela, 54x73 cm, New York, Richard S.Zeisler Collection) di René Magritte.
Principale esponente del surrealismo belga, qui siamo di fronte all’amore che non riesce ad esprimere totalmente la sua passionalità, rappresentato dai drappeggi dei lenzuoli che velano i volti degli amanti. Si tratta di uno degli esempi più eclatanti di negazione del gesto desiderato. È evidente infatti la volontà e il desiderio degli innamorati di comunicare e di scambiarsi un amore muto, incapace di un linguaggio diverso da quello del corpo, esprimendo una forte passione nonostante la mancanza di dialogo.
post di Marco Galati, 4 E
Personalmente posso parlare di
quest’ultima passione.
Questa è l’età dei timori e della
speranza. Il mio pensiero teso verso il futuro, i miei progetti, i
miei sogni per l’avvenire sono pieni di incognite, specie in questo
momento di crisi morale, sociale, economica ed occupazionale. Ci sono
giorni in cui la speranza prevale sul timore e così vedo già una
società più corretta, più equilibrata, più rassicurante. Non
sempre è così però. La realtà spesso fa crollare ogni sogno, ogni
progetto, e torna prepotente il timore. Cosa avverrà domani e domani
ancora…
L’incertezza del futuro mi scoraggia,
mi assilla con mille interrogativi a cui non so dare una risposta, ma
basta una gratificazione personale, un’esperienza positiva, un
riscontro adeguato al mio impegno, uno sguardo rassicurante, una
buona notizia per rimettere in moto i miei progetti per un futuro che
vorrei vivere da protagonista attivo, responsabile, corretto
moralmente ed adeguatamente preparato.
Il desiderio è la forma di ogni tensione dell’uomo alla realtà. Gli stessi bisogni umani ricevono forma dal desiderio e la volontà, ultimamente, è il movimento verso l’oggetto proprio del desiderio: un oggetto che non può che essere infinito, visto che infinito è l’orizzonte cui il desiderio è rivolto. L’apertura del desiderio supera dunque ogni realtà finita. Non solo, ma ciò che immaginiamo, è la riproduzione di ciò di cui abbiamo esperienza. Anche il mondo immaginario dell’uomo è dunque un mondo finito. Il desiderio sarà allora sproporzionato anche rispetto agli oggetti dell’immaginazione. Il desiderio soddisfa i bisogni o un piaceri. Ogni giorno desideriamo un miglioramento che ci appaghi moralmente. Allo stesso modo, abbiamo anche il desiderio di allontanare tutto ciò che è dannoso alla nostra sopravvivenza. Il desiderio è una passione che opera su entrambi gli aspetti, sperando che siano piacevoli.
“Non rovinare quello che hai desiderando ciò che non hai. Ricorda
che ciò che ora hai un tempo era tra le cose che speravi di avere.”
(Epicuro)
viene rappresentato, secondo me, anche un importante aspetto di questo rapporto tra desiderio, gioia e piacere; un esempio banale potrebbe essere quello di un bambino che attende il Natale per poter scartare il suo regalo. I giorni precedenti osserva sotto l’albero il suo bel regalo e allora desidera che quel giorno arrivi in fretta, già prova parte del piacere, se non la maggior parte. Arrivato il giorno, il bambino è molto felice e prova una grande gioia, per un po' di giorni continuerà ad esserlo ma passato del tempo questa gioia finirà.
Ovviamente non dobbiamo soffermarci solo sui beni materiali, ci sono sentimenti molto più intensi e duraturi: lo stare felici insieme a le persone a noi care, il desiderare il ritorno di qualche persona importante che sta lontano da noi, l’amare o l’essere amati. Purtroppo l’uomo che non sa apprezzare ciò che possiede e tende a desiderare sempre di più per arrivare alla gioia. È importante, così come ci dicono tanti filosofi, apprezzare non i beni materiali bensì le vere cose che portano al bene o al piacere dell’anima come l’amare e il rispettare il prossimo.
Dal punto di vista religioso, si sostiene che alla base delle religioni vi sia un
desiderio di trascendenza, di un ordine superiore, di un Dio oppure Dei, come essere supremo-spirituale, non visibile, che prevale e regola il mondo
materiale, immanente, infatti Nel Cristianesimo, Nell’Ebrais mo e nell’Islam l'umano desiderio di immortalità viene
appagato con la fede nella risurrezione,
mentre invece in altre religioni come l’Induismo e il Buddhismo il desiderio è generalmente visto in chiave negativa, poiché
esso porta ad una infinita sete di dominio insaziabile.
post di Federica Arcidiacono, 4 E
Il desiderio è la forma di ogni tensione dell’uomo alla realtà. Gli stessi bisogni umani ricevono forma dal desiderio e la volontà, ultimamente, è il movimento verso l’oggetto proprio del desiderio: un oggetto che non può che essere infinito, visto che infinito è l’orizzonte cui il desiderio è rivolto. L’apertura del desiderio supera dunque ogni realtà finita. Non solo, ma ciò che immaginiamo, è la riproduzione di ciò di cui abbiamo esperienza. Anche il mondo immaginario dell’uomo è dunque un mondo finito. Il desiderio sarà allora sproporzionato anche rispetto agli oggetti dell’immaginazione. Il desiderio soddisfa i bisogni o un piaceri. Ogni giorno desideriamo un miglioramento che ci appaghi moralmente. Allo stesso modo, abbiamo anche il desiderio di allontanare tutto ciò che è dannoso alla nostra sopravvivenza. Il desiderio è una passione che opera su entrambi gli aspetti, sperando che siano piacevoli.
“Non rovinare quello che hai desiderando ciò che non hai. Ricorda
che ciò che ora hai un tempo era tra le cose che speravi di avere.”
(Epicuro)
post di Daniele Fallara, 4 E
In particolare mi voglio soffermare sul rapporto che c’è tra desiderio, gioia e piacere.
Il desiderare ci porta ad attendere qualcosa che ci renderà felici e quindi, che provocherà gioia e piacere, anche se può portare alla delusione nel caso in cui ciò che era desiderato non si avvera.
Nella celebre frase di: Gotthold Ephraim Lessing (grande scrittore, filosofo e drammaturgo tedesco, ritenuto un importante esponente dell'Illuminismo letterario e filosofico tedesco.)
“L’attesa del piacere è essa stessa il piacere.”
Il desiderare ci porta ad attendere qualcosa che ci renderà felici e quindi, che provocherà gioia e piacere, anche se può portare alla delusione nel caso in cui ciò che era desiderato non si avvera.
Nella celebre frase di: Gotthold Ephraim Lessing (grande scrittore, filosofo e drammaturgo tedesco, ritenuto un importante esponente dell'Illuminismo letterario e filosofico tedesco.)
“L’attesa del piacere è essa stessa il piacere.”
viene rappresentato, secondo me, anche un importante aspetto di questo rapporto tra desiderio, gioia e piacere; un esempio banale potrebbe essere quello di un bambino che attende il Natale per poter scartare il suo regalo. I giorni precedenti osserva sotto l’albero il suo bel regalo e allora desidera che quel giorno arrivi in fretta, già prova parte del piacere, se non la maggior parte. Arrivato il giorno, il bambino è molto felice e prova una grande gioia, per un po' di giorni continuerà ad esserlo ma passato del tempo questa gioia finirà.
Ovviamente non dobbiamo soffermarci solo sui beni materiali, ci sono sentimenti molto più intensi e duraturi: lo stare felici insieme a le persone a noi care, il desiderare il ritorno di qualche persona importante che sta lontano da noi, l’amare o l’essere amati. Purtroppo l’uomo che non sa apprezzare ciò che possiede e tende a desiderare sempre di più per arrivare alla gioia. È importante, così come ci dicono tanti filosofi, apprezzare non i beni materiali bensì le vere cose che portano al bene o al piacere dell’anima come l’amare e il rispettare il prossimo.
post di Giorgia Rizzo, 4 E
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