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giovedì 16 gennaio 2014

ti scrivo del processo a Socrate



  
 lettera di Serena Stira
classe 3 E


Cara Fabiola,
come stai? spero tutto bene...scusami se ti scrivo solo ora ma sono stata veramente molto occupata... oggi poi,come ti avevo detto la settimana scorsa, era il giorno del processo a Socrate!
Sono arrivata in tribunale quando il processo stava già per cominciare e non ti dico che fatica per entrare! C'erano persone che spingevano da tutte le parti, tutti curiosi di conoscere la sentenza...ma sai devo dirti una cosa che mi ha colpita moltissimo...cercavo di capire chi fosse l'avvocato di Socrate, per vedere se magari lo conoscevo e invece vuoi sapere la novità? Socrate non ha voluto nessun avvocato, si è difeso dalle accuse da solo! Che grand'uomo!
Dopo essere entrato il giudice in aula, è cominciato il processo e Socrate, con quel suo fare sempre molto ironico, ha cominciato a smentire tutte le accuse che gli erano state rivolte dicendo innanzitutto agli ascoltatori di non curarsi del modo in cui avrebbe parlato ma di cercare solo di capire se ciò che diceva era vero o falso.Ha cominciato dalle prime accuse, quelle più vecchie e peggiori  che non vedevano accusatori in aula, che lo incolpavano di essere stato come un filosofo naturalista che aveva indagato anche sulle cose celesti e su quelle che sono sulla terra, e come un sofista che aveva trasmesso il suo sapere sotto pagamento. Ma come puoi ben immaginare, Socrate è stato bravissimo a smontare ogni singola accusa! Ha innanzitutto detto di aver abbandonato la metafisica ormai da molto tempo e che quindi si era solo occupato "dell'uomo" e che poi non si era mai fatto pagare da nessuno poichè i giovani ,e non solo, lo seguivano volontariamente  solo per ascoltarlo e prova di tutto ciò stava anche nel fatto che non veniva seguito solo dai ricchi ma anche dai più poveri. Ha poi continuato con le accuse più recenti che gli erano state rivolte da Meleto, Anito e Licone. In tribunale quell'antipatico di Meleto quasi in modo poetico, visto il suo lavoro, accusava Socrate di aver corrotto i giovani e di non credere agli dei della città ma ad altre divinità diverse e nuove. Puoi immaginarti quanto si sia potuto arrabbiare Socrate di fronte a queste accuse assurde ma, come sempre, ha saputo tenere i nervi ben saldi e ha cercato di dimostrare che il vero colpevole era invece proprio il suo accusatore che scherzava su cose serie e faceva finta di occuparsi di cose di cui in realtà non si è mai occupato, e per smentire quindi  tutte quelle menzogne ha intrapreso un piccolo dialogo con Meleto e con molta ironia ha cominciato a porgli delle domande che infine, in modo "maieutico",  hanno addirittura indotto il dubbio nell'accusatore stesso.  Così Socrate anche stavolta ha dimostrato l'infondatezza delle accuse, ma nonostante ciò Meleto non ha comunque voluto ammettere di aver sbagliato a portare in processo Socrate.  Come già noi immaginavamo, Socrate è stato accusato ingiustamente da nemici che si era procurato al tempo in cui l'oracolo di Delfi, attraverso la Pizia, svelò a Cherofonte,amico di Socrate, che Socrate era il più sapiente di tutti. Al tempo, se ben ti ricordi, poichè non credeva di essere il più sapiente tra tutti gli uomini,intraprese la ricerca di questa "sapienza"  tra questi per vedere se realmente l'oracolo aveva ragione o se esisteva qualcuno che era più sapiente di lui ma domandando in giro a politici,poeti,artisti si accorse che questi, pur credendo di sapere tutto, avevano solo un sapere tecnico e che quindi il vero sapiente è chi , come lui, sa di non sapere ed è sempre alla ricerca del sapere.  Socrate ha continuato dicendo che avrebbe potuto discolparsi salvando così la propria vita ma non voluto farlo perchè in questo modo avrebbe infranto le leggi,che non ha mai infranto nemmeno per quel breve periodo che stette in politica. Ha continuato dicendo che comunque non ha paura della morte perchè nessuno sa cosa ci aspetta dopo di essa e perchè  potrebbe essere il peggiore di tutti i mali ma anche il più grande dei beni ed infine ha aggiunto  che , come molte altre persone, avrebbe potuto portare in tribunale la sua famiglia e i suoi figli,soprattutto il più piccolo, per destare più commiserazione e pregare i giudici di non condannarlo ma si era rifiutato  anche di fare ciò.  Dopo aver fatto parlare per questo lungo tempo Socrate, il giudice è passato alle votazioni. Sono rimasta veramente sbalordita dall'esito delle votazioni: 280 hanno votato per la condanna a morte, 230 a favore di Socrate.. per soli 50 voti Socrate viene condannato a morte! Allora Socrate propose di essere mandato nel Pritaneo, luogo dove vivono a spese dello Stato i cittadini benemeriti dello patria. Ma ahimè, anche dopo la seconda votazione,  la maggioranza lo ha condannato a morte .
Peccato che tu oggi non sia potuta venire, è stato un processo veramente  molto toccante che ha dimostrato che grand'uomo è Socrate e sinceramente non avrei mai creduto che gli sarebbe stata inflitta questa pena così crudele ma sono certa che nessuno di noi lo dimenticherà mai perchè una persona così  non si può dimenticare e  fin quando ognuno di noi avrà il suo ricordo lui continuerà a vivere dentro noi con la sua saggezza di uomo e cittadino.
Adesso ti saluto e spero che avremo modo di vederci molto presto, mi manchi molto e sai quanto mi sia di sollievo condividere con te le mie idee
Con affetto
                                                                                         La tua amica Serena

6 commenti:

  1. Caro Luca,
    in questi giorni ho studiato uno dei più importanti filosofi greci, Socrate. Ho riflettuto sulla sua condanna a morte che fu inflitta da Meleto con l’appoggio di Anito e Licone. I capi d’accusa furono empietà e corruzione nei confronti dei giovani. Dopo aver sentito le accuse viene data la parola a Socrate che racconta ai giudici che un giorno Cherofonte si recò a Delfi e ponendo questa domanda all’oracolo:” C’è qualcuno al mondo più sapiente di Socrate?” e Apollo gli rispose: ”Non c’è nessuno al mondo più sapiente di Socrate”. Quando Cherofonte andò a riferire codesta risposta dell’oracolo, Socrate andò da un politico (che non cita) che aveva molta fama di essere sapiente, ma non appena gli fece una domanda costui gli rispose, ma dalla risposta data non sembrava un sapiente; Socrate fece la stessa cosa con artisti e poeti, ma non erano per niente dei sapienti, dunque egli capì cosa volesse dire l’oracolo: “Socrate è il più sapiente degli uomini perché è l’unico che sa di non sapere.” Ovviamente i giudici sentendo queste parole si sentirono offesi perché in questo modo egli li stava definendo degli ignoranti. Nella votazione ci furono 360 a favore per la condanna a morte e 140 contro, ma fu data a Socrate la possibilità di scegliere: pagare una multa di trenta mine, ma egli non accettò perché era povero; l’esilio, ma neanche questa accettò; infine la morte tramite cicuta , un veleno il quale come effetto era di perdere completamente i sensi fino alla morte che egli accettò. La cosa che mi ha stupito di Socrate è stato il fatto che quando i suoi amici lo volevano aiutare a fuggire egli rifiuta perché si sente in dovere di accettare il giudizio delle Leggi giusto o sbagliato che sia; infatti quando Critone gli dice che ha usato tutti i suoi soldi per aiutarlo a fuggire egli lo fa ragionare e insieme arrivano alla conclusione che non si può scappare dalle Leggi perché codeste hanno sempre ragione.
    Io sono contraria alla sua condanna e condivido pienamente l' idea che sia stato un “precursore del monoteismo”. L’accettare la condanna con la più dura delle pene lo fa apparire a me come una specie di eroe ideologico; un po’ come Galileo e la sua idea del Sole al centro dell'universo e i pianetti attorno ad esso.
    Invece tu cosa pensi del processo di Socrate ? Spero di sentirci presto.
    Tua affezionatissima
    Andrea Arpaia

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  2. Atene, 399 a.C.
    Cara Daniela,
    come va? È da molto tempo che non ci sentiamo e quindi ho pensato di scriverti per informarti delle cose che sono avvenute ultimamente.
    Ti sarà di sicuro giunta voce che recentemente si è tenuto il processo giudiziario di Socrate al quale ho partecipato per l’intera durata. In giro per la polis si parla molto di questa particolare figura e al processo si sono concretizzate tutte le accuse di cui si vociferava. Gli accusatori sono stati il poeta Meleto, l’oratore Licone e il democratico Anito. Il tutto si è svolto attraverso un dialogo instaurato da parte di Socrate con i cittadini ateniesi che, come ben sai, avevano il compito di condannare o redimere l’accusato. Socrate, chiamato a difendersi dalle accuse mosse contro di lui, ha iniziato il suo dialogo premettendo di non essere un abile oratore, in modo ironico e scusandosi con i tutti presenti se talvolta il suo parlare sfociava in un linguaggio popolare. Inizialmente si è difeso da quelli che sosteneva essere accusatori ben peggiori di Anito, Meleto e Licone: si riferiva a coloro che lo calunniarono quando ancora i giudici cittandini erano giovani e facilmente influenzabili, accusandolo di investigare in ambiti che non lo riguardavano come le cose celesti o le cose che stanno sotto terra e di rendere forte il ragionamento più debole; fra di essi vi era anche il nostro conterraneo Aristofane. Socrate tuttavia sostiene di non essersi mai dedicato a ricerche di queto genere e che i suoi accusatori lo calunniarono mossi solo dall’invidia. Dice inoltre che, a differenza di molti sapienti, egli non vende il prorpio sapere a chi lo ascolta, infatti non esige denaro. Si dice caratterizzato da una sapienza umana attribuitagli dalla Pizia del tempio di Delfi. Quando infatti Cherefonte, amico d’infanzia del filosofo nonché democratico, domandò all’oracolo se ci fosse qualcuno più sapiente di Socrate, esso attraverso la Pizia rispose che non esisteva nessuno più sapiente Socrate. Non sai quante discussioni ha suscitato questa affermazione. Tuttavia Socrate ha affermato che anche lui inizialmente era rimasto perplesso, così iniziò una ricerca della sapienza fra coloro che si ritenevano sapientissimi, politici, poeti ecc. interrogandoli, loro ritenevano di conoscere, ma in realtà le risposte che fornivano lasciavano trasparire ignoranza, così Socrate concluse di essere più sapiente lui che ammetteva la propria ignoranza piuttosto che loro che si ritenevano sapienti non sapendo niente.
    parte prima, continua nel commento successivo...

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  3. ... parte seconda
    Segue poi la difesa dalle accuse mosse da Meleto, lo accusa di corruzione dei giovani e di non credere agli Dei di Atene, ma a divinità diverse. Socrate ribatte dicendo che in realtà i giovani lo ascoltano di loro spontanea volontà e che le sue orazioni sono aperte a tutti coloro che vogliano ascoltarlo, anche perché sarebbe stato controproducente in quanto colui che fa del male lo fa a chi gli sta vicino e Socrate seminando male e corruzzione rischiava che la cosa gli si ritorcesse contro. Successivamente afferma che sarebbe errato definirlo un miscredente in quanto egli crede nel Demone interiore che lo guida distogliendolo dalle cose sbagliate. Il Demone quindi è di derivazione divina. Socrate dice che potrebbe discolparsi salvando così la propria vita e che se gli venisse chiesto di smettere di insegnare ciò che insegna in cambio della vita, egli potrebbe accettare. Ma non vuole farlo: se non verrà condannato, continuerà a svolgere il suo compito, un servizio al dio, e ad ammonire le persone che si credono sapienti. Lo fa per spingere i cittadini ad occuparsi alla cura dell’anima in modo che diventi il più buona possibile attraverso la verità, piuttosto che preoccuparsi di onori, ricchezze e beni materiali.
    Viene accusato inoltre di essere un nemico pubblico, ma Socrate si discolpa argomentando che in realtà lui non si è mai interessato alla vita politica anche quando ci fu il governo dei tiranni, quando lo chiamarono ad adempiere ai suoi compiti infatti egli si rifiutò rischiando una condanna a morte scampata per la caduta del governo oligarchico.
    Il processo si è concluso con la condanna a morte di Socrate, che ha precisato di non avere timore della morte in quanto essa non è affatto un male, ma un guadagno, paragonandola ad una piacevole notte senza alcuna sensazione, nella quale si possono incontrare straordinari personaggi come Orfeo e Omero.
    Come avrai notato è stato un processo molto interessante, in realtà la conclusione non mi ha soddisfatto del tutto, ma la maggioranza ha votato per la condanna.
    Per il momento, anche se col cuore pesante, ti mando tanti saluti
    Silvia.

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  4. Atene ,399 a.C.

    Mio fidato Soter,
    non avrei mai pensato di doverti informare di tale struggente notizia: Meleto, Licone e Anito hanno rivolto accuse del tutto infondate verso il nostro maestro. Lo hanno accusato di non credere nelle divinità che la città riconosce, ma in altre divinità o addirittura in nessuna; di corrompere volontariamente noi giovani Ateniesi con i suo insegnamenti; ma soprattutto per il suo comportamento verso il prossimo dimostrando l'ignoranza di uomini che si ritengono sapienti. In questo modo ha sollevato ostilità e rancore fra gli intellettuali Ateniesi.
    Oggi si è svolto il lungo processo, durante il quale Socrate si è prodigato abilmente a difendersi da tutte le accuse rivoltegli di fronte ai giudici, anche quelle di Aristofane.
    Infatti ha iniziato smentendo categoricamente l'accusa di corrompere i giovani, di fatto Socrate non ha mai obbligato nessuno ad ascoltarlo, i suoi discorsi erano accessibili a chiunque volesse ascoltarli; ha proseguito negando di aver mai sostenuto concezioni naturalistiche, come ben sai e come lui stesso ci ha ripetuto più volte lui è "nato assai meno di ogni altro" per condurre indagini di questo genere; inoltre ha chiarito immediatamente la differenza che intercorre tra lui e i sofisti, il cui scopo non è quello di far ragionare, in più essi sono al servizio esclusivamente di coloro che sono disposti a pagarli.
    Avendo demolito le accuse di Aristofane prosegue difendendosi dalle altre...
    Come la gravissima accusa di empietà, soprattutto perchè, come già sai, Socrate ha una voce divina dentro di sè il daimonion, che secondo le accuse è una nuova divinità da lui introdotta.
    Socrate tra l'altro cerca di chiarire il responso dell'oracolo di Delfi, quello secondo il quale non esiste uomo più sapiente di lui, responso che Socrate non capì subito, quindi sentì il bisogno di interrogare tutti coloro che si ritenevano sapienti, accorgendosi che la sapienza di costoro era limitata e specialistica, facendoglielo notare e facendosi molti nemici. Traendo la conclusione che pur sapendo di non essere sapiente Socrate era il più sapiente degli uomini, di conseguenza la sapienza umana ha poco valore e che solo il Dio è sapiente.
    Dopo di chè la giuria vota...Socrate viene giudicato colpevole anche se per pochi voti...come prevede la prassi gli chiedono come voglia essere punito, ma lui, un po’ ironicamente, risponde con una ricompensa: essere mantenuto dallo Stato, in quanto benefattore dei cittadini. Poi si rivolge a quelli che l’hanno condannato e dice loro che gli capiterà una cosa molto più grave di quello che hanno fatto a lui. Infine si rivolge a coloro che hanno votato per l’assoluzione dicendogli di confortarsi perché per lui la morte è un bene.
    In seguito a quest'ultimo appello la giuria emette la sentenza: come Socrate stesso si aspettava, viene condannato colpevole e conclude predicendo ai suoi concittadini che altri, dopo la sua morte, continueranno la sua opera e che ad essi dovranno allora rendere conto delle proprie azioni. Infine, quanto alla morte, egli afferma di non sapere se questa sia un sonno eterno oppure se vi sia un’altra vita, un Ade. Se così fosse, vorrebbe dialogare della virtù con tutti i grandi uomini vissuti prima di lui, prolungando indefinitamente il dialogo e il confronto filosofico.

    Caro Soter credimi, io come tutti gli altri discepoli di Socrate abbiamo cercato in tutti i modi di convincerlo ad andare in esilio, ma lui non sembra averne intenzione, vuole attenersi alla legge e accettare la pena di morte... Un saluto dalla tua addolorata amica...

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  5. Cara Giulia,
    ti scrivo per raccontarti la mia ultima esperienza da presente al processo del filosofo Socrate. In questa lettera ti racconterò di come Socrate si discolpa delle sue accuse. In Atene dominano i democratici di Trasibulo e Anito che, dopo la parentesi dei Trenta Tiranni, intendono restaurare la democrazia ma anche potenziare i commerci su cui hanno in gran parte fondato il proprio potere. Quello nei confronti di Socrate è un processo politico: la debole democrazia ateniese, restaurata dopo la cacciata del governo filospartano dei Trenta tiranni, teme Socrate per la sua intelligenza critica, la non subalternità al potere politico, l’influenza sui giovani e in generale sull’opinione pubblica.
    Socrate, parlando ai cittadini di Atene, è stupito dal fatto che i suoi accusatori dicano che non bisogna farsi trarre in inganno da lui, che è abile parlatore. Ma egli sostiene di non esserlo affatto, a differenza dei suoi avversari, ed inoltre chiede agli ascoltatori di non curarsi affatto del modo in cui parla, ma solo di cercare di capire se per loro ciò che egli dice è verità, oppure no.
    Socrate distingue due tipologie di accusatori: quelli antichi e quelli recenti. I più antichi sono coloro che avevano cercato di persuadere la maggior parte delle persone lì presenti quando erano in giovane età e quindi più facilmente influenzabili. Inoltre, i calunniatori convincevano sempre più persone, affinché poi queste cercassero di convincerne altre. L'accusa fatta a Socrate è la seguente: “Socrate commette ingiustizia e si dà molto da fare, indagando le cose che stanno sotto terra e quelle celesti, facendo risultare più forte il ragionamento più debole e insegnando queste medesime cose anche agli altri”. Socrate sostiene di non occuparsi assolutamente di queste cose e che non vi è nulla di vero in ciò che è stato detto dai suoi accusatori; non è nemmeno vero che egli insegni ai giovani con l' intento di ricevere denaro. Vi sono molte persone che fanno istruire i propri figli facendo venire insegnanti a pagamento. Socrate sostiene di non far parte di coloro che istruiscono per poi ricevere denaro, perché non ne è in grado.
    Socrate definisce la sua sapienza umana. Questa consapevolezza gli deriva dall' oracolo di Delfi: infatti, un giorno, Cherefonte domandò all' oracolo se vi fosse qualcuno più sapiente di Socrate e la Pizia rispose di no. Saputolo, iniziò per Socrate la ricerca della sapienza tra gli uomini e di ciò che intendeva dire l’oracolo; si recò dagli uomini politici, dai poeti e dagli artisti. Si accorse che lui era il più sapiente tra tutti, perché riconosceva di non sapere, infatti il fatto che questi presumessero di essere sapientissimi sia nel loro mestiere che in quello altrui li rendeva più ignoranti di Socrate. Egli infatti sostiene che il vero sapiente è quello che, come lui, riconosce di non sapere: così egli si era procurato diversi nemici, che, volendolo accusare, ma non sapendo di cosa, gli muovono le accuse che si è soliti fare a tutti i filosofi, cioè che non rispetta gli dèi, che sobilla i giovani...
    In seguito Socrate si difende contro Meleto, uno degli accusatori più recenti: Socrate dice di essere stato portato dal suo avversario in tribunale solo perché costui non sapeva chi accusare. Meleto sostiene che Socrate conduce i giovani verso la strada dell’errore. Socrate risponde che Meleto non si è mai curato dei giovani e che, visto che chi sta con coloro che fanno del bene può farne anche lui e che chi sta con coloro che fanno del male potrebbe diventare anche lui malvagio, allora lui non trarrebbe vantaggio dall' insegnare ai giovani il male, perché stando con loro potrebbe farne anche lui. Poi Meleto accusa Socrate di essere ateo, ma si contraddice, perché afferma che Socrate crede in demoni, considerando anche questi degli dei e ammettendo, così, che Socrate non è ateo, come invece egli sostiene.

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  6. Parte seconda.
    Socrate dice che potrebbe discolparsi salvando così la propria vita e che se gli venisse chiesto di smettere di insegnare ciò che insegna in cambio della vita, egli potrebbe accettare. Ma non vuole farlo: se non verrà condannato, continuerà a svolgere il suo compito e ad ammonire le persone che si credono sapienti. Si paragona, ad esempio, ad Achille, che preferì rischiare, sapendo che sarebbe andato incontro alla morte, piuttosto che non vendicare la morte di Patroclo. Socrate dice che non si sta difendendo per sé stesso, ma per i cittadini che dalla sua morte trarranno molti più svantaggi di quanti ne possa trarre lui stesso.
    Socrate dice anche che non ha mai voluto far parte della vita politica perché, se lo avesse fatto, sarebbe morto presto, in quanto, combattendo per la giustizia, avrebbe sicuramente rischiato di essere condannato. Egli aveva fatto parte della vita politica una sola volta, quando fece parte del Consiglio.
    Socrate continua il proprio discorso dicendo che molte altre persone, per difendersi, avrebbero potuto portare in tribunale i propri figli e anche i parenti, per destare più commiserazione e pregare i giudici di non condannarlo. Questo è per Socrate un atto vergognoso, che non serve né ai cittadini né a coloro che cercano di difendersi, ma che porta solo vergogna all' intera Atene. Socrate infatti avrebbe potuto portare i suoi figli in tribunale e persuadere i giudici, ma si rifiuta, perché il giudice siede per giudicare con le leggi e non per essere convinto.
    Ma anche dopo la difesa di Socrate i giudici votano per la maggior parte contro. Egli non vuole andare in esilio per risparmiare la propria vita perché, finché sarà in vita, non cesserà mai di indagare sulle questioni proprie e altrui in qualsiasi luogo si trovi poiché una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta.
    Dopo la seconda votazione in cui si doveva decidere se far pagare a Socrate una somma di denaro o ucciderlo, si vede che la maggioranza aveva votato a favore della sua morte.
    Socrate quindi conclude dicendo che ad un uomo perbene è impossibile venga fatto del male e che tutto ciò che gli accade è per volontà degli dei. Inoltre prega i suoi concittadini di ammonire i suoi figli se, un giorno, quando saranno adulti, non si cureranno dell' anima ma delle cose materiali.
    Ascoltando Socrate, mi sono resa conto della sua intelligenza e ne sono rimasta affascinata, dal suo discorso infatti emerge il suo metodo d’indagine: il dialogo. Durante la sua vita Socrate infatti si dedicò a rendere consapevoli gli uomini della loro ignoranza. Per Socrate la verità veniva guadagnata attraverso un processo di educazione, che si costruisce con la dialettica.
    Il filosofo operava in questo modo: fingeva di non sapere e poneva domande al sapiente in questione, alla risposta incompleta dell’interlocutore, Socrate si mostrava dubbioso. Appena l’’interlocutore si accorgeva che Socrate aveva effettivamente ragione, perveniva alla verità che era sempre stata dentro di lui. In questo modo Socrate spingeva l’interlocutore a cercare nuove conoscenze, il che è una cosa positiva. Sul piano linguistico il metodo socratico conduceva alla formazione di un discorso corretto nel suo significato, sul pano dell’educazione morale, esso conduceva a una definizione stabile delle virtù capace di confutare il relativismo morale.
    E questo e quanto.
    Per adesso ti saluto, attendo tue.
    Un abbraccio,
    Serena.

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