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giovedì 16 gennaio 2014

Giusto processo o processo a un giusto?

post di Marika Montalto
                                                             inviato speciale ad Atene






Atene, 399 a.C.

Con uno scarto di un esiguo numero di voti si è appena decretata la sorte di uno dei più grandi filosofi dell’Atene democratica. Ma è veramente democratica un’Atene in cui un così illustre sapiente come Socrate viene condannato senza giuste motivazioni?
E’ parere diffuso che l’apologia pronunziata dallo stesso sia stata brillante in quanto ha vanificato, tramite ragionamenti più che logici, tutte le accuse, lasciando senza parole gli accusatori stessi.
L’accusa di empietà contrastata senza sforzo dalla dimostrazione di credere in un daimònion, generato egli stesso dagli dei, e di seguirlo sulla via del bene; l’accusa di corruzione dei giovani, respinta dai giovani stessi e dai loro parenti, invitati a lamentare pubblicamente i danni ricevuti, risoltasi in un plateale silenzio e nell’assenza di effettivi accusatori.

E’ dunque possibile che Socrate sia stato imputato senza capi d’accusa validi?
Il potere che, secondo la fragile democrazia, egli esercitava sul popolo, intimoriva i democratici e al tempo stesso la sua dimostrazione che “l’unico sapiente è colui che sa di non sapere” li screditava agli occhi della cittadinanza. Tutto ciò ha dunque fomentato l’astio della classe dirigente nei suoi confronti; essa infatti non può dimostrarsi debole e ignorante in un periodo difficile per la polis che richiede dei saldi dirigenti.
Tutti questi fattori portano dunque alla condanna a morte del filosofo che, dimostrandosi cittadino modello, non sfugge alle leggi per quanto ingiusta sia la loro applicazione.
“Ma è ormai venuta l'ora di andare: io a morire, e voi, invece, a vivere. Ma chi di noi vada verso ciò che è meglio, è oscuro a tutti, tranne che al dio.” Afferma saggiamente Socrate prima di salutare l’assemblea dei cari ateniesi che lo hanno sostenuto e a cui egli ha dedicato l’intera vita.
Un processo che lascia molte ombre, ma che nulla toglie ad un uomo starordinario.

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