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domenica 12 gennaio 2014

Anita B., un film sulla rinascita possibile dopo il male assoluto della Shoah


Roberto Faenza firma la regia di Anita B. , tratto dal libro di Edith Bruck Quanta stella c'è nel cielo. "Non ho mai chiesto a Edith quanto ci sia di autobiografico, ma ho voluto intitolare il film Anita B. in omaggio al suo cognome, Bruck. È stato Furio Colombo a suggerirmi di leggere il libro - racconta il regista - un po' mi spaventava una storia così forte, me lo sono portato con me in un viaggio in Giappone e finendo di leggerlo, in aereo, ho avuto una crisi di pianto. Mi ha sconvolto. Poi ho pensato che potesse essere il seguito ideale di Prendimi l'anima, il viaggio verso il futuro di una giovane donna che, dopo gli orrori del campo di concentramento, trova una forma di riscatto. Anita B. è la storia di una crescita femminile, un romanzo di formazione ancora attuale. Nel dopoguerra si costruiva sulle macerie, oggi proviamo una sensazione simile: il mondo in cui viviamo sembra confuso, senza certezze".



la trama:
Tornare alla vita dopo l'orrore, i campi di concentramento, il terrore e la morte. Anita, una ragazza di origine ungherese, è una sopravvissuta. Non ha ancora sedici anni, sembra una bambina: le trecce, il sorriso timido. È fuggita dall'orfanatrofio in Ungheria, è una zia, Monika, ad accoglierla. Ma nessuno vuole sentire parlare del passato; Anita invece vuole ricordare e costruire il futuro con Eli, il giovane di cui si è innamorata. Lo guarda con gli occhi sognanti mentre gli amici fanno festa e lo zio Jacob canta. Eli la seduce, la fame di vita di Anita lo spaventa, e quando resta incinta la spedisce a Praga per abortire, un altro viaggio all'inferno. 


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