Roberto Faenza firma la regia di Anita B. , tratto dal libro di
Edith Bruck Quanta stella c'è nel cielo. "Non ho mai chiesto a Edith
quanto ci sia di autobiografico, ma ho voluto intitolare il film Anita
B. in omaggio al suo cognome, Bruck. È stato Furio Colombo a suggerirmi di
leggere il libro - racconta il regista - un po' mi spaventava una storia così
forte, me lo sono portato con me in un viaggio in Giappone e finendo di
leggerlo, in aereo, ho avuto una crisi di pianto. Mi ha sconvolto. Poi ho
pensato che potesse essere il seguito ideale di Prendimi l'anima, il
viaggio verso il futuro di una giovane donna che, dopo gli orrori del campo di
concentramento, trova una forma di riscatto. Anita B. è la storia di
una crescita femminile, un romanzo di formazione ancora attuale. Nel dopoguerra
si costruiva sulle macerie, oggi proviamo una sensazione simile: il mondo in cui
viviamo sembra confuso, senza certezze".
la trama:
Tornare alla vita dopo l'orrore, i campi di concentramento, il terrore e la
morte. Anita, una ragazza di origine ungherese, è una sopravvissuta. Non ha
ancora sedici anni, sembra una bambina: le trecce, il sorriso timido. È fuggita
dall'orfanatrofio in Ungheria, è una zia, Monika, ad accoglierla. Ma nessuno
vuole sentire parlare del passato; Anita invece vuole ricordare e costruire il
futuro con Eli, il giovane di cui si è innamorata. Lo guarda con gli occhi
sognanti mentre gli amici fanno festa e lo zio Jacob canta. Eli la seduce, la
fame di vita di Anita lo spaventa, e quando resta incinta la spedisce a Praga
per abortire, un altro viaggio all'inferno.
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