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venerdì 8 febbraio 2013

Il dolore nell'esistenza



LA FILOSOFIA DI SCHOPENHAUER






Dolore, noia, nirvana nella filosofia di Schopenhauer

"La vita è un mare seminato di scogli e di gorghi, che l’uomo riesce, con cura e con prudenza estreme, ad evitare; sapendo però che se anche gli vien fatto, con la sua forza e con la sua destrezza, di cavarsela, non
fa che avvicinarsi man mano al grande, al totale, all’inevitabile, all’irreparabile naufragio; sapendo che il suo è un veleggiare verso il naufragio, verso la morte; ultimo termine del penoso viaggio, meta spaventosa più degli scogli evitati"
Arthur Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione











mappa di Stefano Pappalardo, 5 B

INTRODUZIONE AL BUDDISMO
prof.ssa Pia Vacante


SCHOPENHAUER RIVELA


RIFIUTA  INOLTRE  LE ALTRE "MENZOGNE" :




2 commenti:

  1. Le tesi di filosofi importanti come Schopenhauer sono davvero difficili da controbattere, ma ci proverò per il mio forte desiderio di interpretare l' esistenza in chiave positiva. Forse sono influenzata dal cristianesimo, ma non credo che se consideriamo la vita come un viaggio verso un baratro troveremo le ragioni giuste per vivere, al contrario, troveremo solo motivi in più per disperarci. Secondo me le avversità si presentano affinchè l'uomo scopra il suo valore, non perchè si deve cercare di evitare la rovina.Corcordo pienamente con la frase di Gibran "Non si può toccare l'alba se non si sono percorsi i sentieri della notte", dunque per me non si sono "scogli" che deviano un cammino, ma avvenimenti che ci fanno capire che il nostro destino è un altro. Non lo interpreto come fatalismo o Provvidenza, perchè non intendo conferire all'uomo un ruolo di burattino passivo mosso dal destino. Piuttosto, confido nell'intelligenza di ognuno per afferrare gli "indizi" che suggeriscono le giuste azioni da compiere. Secondo voi ci sono più possibilità di trascorrere un'esistenza serena ascoltando Schopenhauer o cercando una macchia di colore in una vita che spesso ci è presentata in bianco e nero?

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  2. Mi associo alle giuste riflessioni di Maria Grazia e cerco di rispondere alla sua domanda con queste illuminanti parole del filosofo Fernando Savater: "Ogni società è una protesi d'immortalità per i mortali, coloro che conoscono la morte, ma si ribellano alle sue disperanti lezioni che vorrebbero insegnarci il nulla. Certo, tutte le imprese sociali degli uomini recano anche il marchio della paura, dell'avidità e dell'odio che nasce dalla disperazione. ma non è la disperazione ciò che può creare, bensì la gioia, e l'unica lezione dell'etica consiste nel non dimenticarlo".

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