Nel brano che segue, tratto dal libro VI della Repubblica di Platone, Socrate rappresenta l’articolazione delle forme di conoscenza mediante la metafora di una linea divisa in segmenti ineguali da due successive operazioni: con la prima si separa la conoscenza sensibile da quella intelligibile, con la seconda si individuano, in ciascuna dimensione conoscitiva, due gradini o modalità di conoscenza. A distinguere i tipi di conoscenza sta il tipo di realtà che ne costituisce l’oggetto.
La conoscenza sensibile, avendo come oggetto le cose che si vedono e dipendendo da ciò che appare, risulta necessariamente confusa e poco chiara; ne sono gradi l’
eikasìa,che consiste nella «immaginazione», e la pìstis, «credenza», che deriva dal contatto sensibile con gli oggetti e che si costituisce nel corso dell’esperienza.
La conoscenza intelligibile ha come oggetto le idee come modelli logici della realtà; anche qui troviamo due momenti: il primo caso è quello della diànoia, «pensiero discorsivo» che tratta le cose come immagini di idee, ragionamenti; si tratta di un procedimento tipico della matematica e della geometria, che, usando come strumenti figure sensibili, ragionano su figure e numeri in sé, derivando da ipotesi date conclusioni certe. Il secondo caso è quello della nòesis, «pensiero puro» che risale dialetticamente, attraverso le idee, a una fondazione del sistema conoscitivo sempre più completa, fino a coglierne il principio supremo (l’idea del buono) e a ricavare, a partire da lì, ogni conseguenza.
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