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giovedì 21 febbraio 2013

Gli uomini sono tutti uguali?


A questa domanda Platone risponde nel dialogo Repubblica. Nell'intento di presentare i caratteri dello stato ideale, il filosofo ateniese ricorre al ‘mito delle stirpi’ di Esiodo, secondo il quale gli uomini – tutti fratelli – sono originariamente suddivisi in tre stirpi, aurea, argentea e bronzea (414 b-415 b).

Nella proposta politica platonica alle tre stirpi corrispondono le tre classi dei governanti-filosofi, dei guerrieri e dei produttori (contadini e artigiani), necessarie allo Stato. Guerrieri e governanti devono essere mantenuti dagli altri cittadini e per essi vige comunanza di beni e di donne (proprietà privata e istituzione familiare sono riservate alla terza classe). Tale tripartizione dello Stato trova riscontro nei tre elementi o parti distinte dell’anima, concupiscibile, irascibile, razionale (già trattate nel mito della biga alata) cui corrispondono tre tipi di virtù, temperanza, coraggio, saggezza (434 c).

Le differenze tra gli uomini verranno in tal modo considerate non solo innate ma persino necessarie per ottenere uno stato giusto, forte e buono.




Il mito dei Figli della Terra
Il comunismo platonico
Lo stato e i cittadini





Il mito delle stirpi in Esiodo


Prima una stirpe aurea di uomini mortali
fecero gli immortali che hanno le olimpie dimore.              110
Erano ai tempi di Crono, quand'egli regnava nel cielo;
come dèi vivevano, senza affanni nel cuore,
lungi e al riparo da pene e miseria, né per loro arrivava
la triste vecchiaia, ma sempre ugualmente forti di gambe e
[di braccia,
nei conviti gioivano, lontano da tutti i malanni;                  115
morivano come vinti dal sonno, e ogni sorta di beni
c'era per loro; il suo frutto dava la fertile terra
senza lavoro, ricco e abbondante, e loro, contenti,
sereni, si spartivano le loro opere in mezzo a beni infiniti,
ricchi d'armenti, cari agli dèi beati.                                           120
Poi, dopo che la terra coprì questa stirpe,
essi sono démoni, per il volere di Zeus grande,
benigni, sulla terra; custodi degli uomini mortali
della giustizia hanno cura e delle azioni malvagie,
vestiti di nebbia, sparsi dovunque per la terra,                     125
datori di ricchezza: ebbero infatti questo onore regale.
Come seconda una stirpe peggiore assai della prima,
argentea, fecero gli abitatori delle olimpie dimore,
né per l'aspetto all'aurea simile né per la mente,
ché per cent'anni il fanciullo presso la madre sua saggia 130
veniva allevato, giocoso e stolto, dentro la casa;
ma quando cresciuti giungevano al limitare di giovinezza
vivevano ancora per poco, soffrendo dolori
per la stoltezza, perché non potevano da tracotante violenza
l'un contro l'altro astenersi, né gli immortali venerare       135
volevano, né sacrificare ai beati sui sacri altari,
come è legge fra gli uomini secondo il costume. Allora
[costoro
Zeus Cronide li fece morire adirato, perché gli onori
non vollero rendere agli dèi beati che possiedono l'Olimpo.
E poi, quando anche questa stirpe la terra ebbe coperto,    140
costoro inferi beati sono chiamati presso i mortali,
genî inferiori, ma onore anche loro accompagna.
Zeus padre una terza stirpe di gente mortale
fece, di bronzo, in nulla simile a quella d'argento,
nata da frassini, potente e terribile: loro di Ares                   145
avevano care le opere dolorose e la violenza, né pane
mangiavano, ma d'adamante avevano l'intrepido cuore,
tremendi; grande era il loro vigore e braccia invincibili
dalle spalle spuntavano sulle membra possenti;
di bronzo eran le armi e di bronzo le case,                             150
col bronzo lavoravano perché il nero ferro non c'era.
E costoro, dalle loro proprie mani distrutti
partirono per la tenebrosa dimora di gelido Ade,
senza fama; la nera morte per quanto temibili
li prese e lasciarono la splendente luce del sole.                   155

Da Le opere e i giorni di Esiodo


1 commento:

  1. Lo stato ideale di Platone se pur desiderabile è da considerare irrealizzabile, egli crea una sorta di prigione in cui tutto viene controllato.
    Ma forse ciò che viene sostenuto nella Repubblica non è da prendere alla lettera, bensì è da prendere a modello per poter orientare uno stato verso il bene.

    E' anche vero che nella "prigione platonica" vi è una sorta di sottomissione volontaria da parte del cittadine, per meglio dire, i vari cittadini non si sentono obbligati a compiere il proprio dovere, ma gli viene spontaneo per natura, ciò in altre parole vuol dire che non si sentono obbligati. E' così che la "prigione platonica" non si può più definire tale, per il semplice fatto che se non fosse così fra i cittadini dovrebbe vigere il mal contento, ciò non avviene appunto perchè ogni cittadino deve compiere solo il suo dovere senza aspirare ad altro.

    Claudia Crimi

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