"E' dunque per la libertà che io combatto, per il tempo futuro, per l'enten-eller! E' tale tesoro che io intendo lasciare in eredità a quanti amo al mondo! Sì, qualora il mio figlioletto in quest'istante fosse dell'età da potermi ben comprendere, e la mia ultima ora fosse arrivata, allora gli direi: "Io non ti lascio in eredità un patrimonio, non titoli e dignità nobiliari, ma so dove giace sepolto un tesoro che può farti più ricco del mondo intero, e questo tesoro t'appartiene e non devi nemmeno ringraziarmi per esso...Questo tesoro è deposto nel tuo proprio intimo, ecco, là c'è un enten-eller che rende un essere umano più grande degli angeli..."
Ente-Eller, S. Kierkegaard, vol.V
La dialettica e il salto in Kierkegaard
di Maria Puglisi, classe 5 B
Kierkegaard nell’opera “Stadi sul cammino della vita” individua tre sfere d’esistenza: quella estetica, quella etica e quella religiosa.
Egli parte dal presupposto che la sfera etica, è una sfera di transizione dallo stadio estetico a quello religioso. Non conferendo alcun carattere conciliatorio alle diverse sfere, il filosofo danese arriva a definire il pentimento come l'unico in grado di dissolvere la possibilità di dialettica conciliatoria. Esso guida “il salto” ed è “nel pentimento che avviene la scossa del movimento, per cui tutto viene capovolto”.
Grazie al pentimento, l’uomo è in grado di poter scegliere se rimanere in questa sfera o passare a un’altra sfera, quella religiosa.
”Questo tesoro è deposto nel tuo proprio intimo, ecco, là c’è un enten-eller che rende un essere umano più grande degli angeli”.
Quello religioso è per il filosofo uno stadio alto della vita, più alto di quello etico che nel caso di Abramo viene visto come una “tentazione” a sfuggire il divino. Egli definisce Abramo un “cavaliere della fede”, in quanto preferisce uccidere il figlio e dar ascolto a Dio piuttosto che seguire le regole etiche.
di Cristina Attinà