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lunedì 28 gennaio 2013

Nunzio Di Francesco




Il Liceo Classico Trimarchi di Santa Teresa di Riva ricorda

Nunzio Di Francesco

con due  documentari che ricostruiscono la storia del partigiano  Athos, catturato dopo l'armistizio del 1943 e deportato a Mauthausen, in Austria, l'11 gennaio del 1945.

Lo stesso giorno Nunzio Di Francesco fu immatricolato con il numero 115.503, numero che lo avrebbe accompagnato per il resto della sua vita.





1 commento:

  1. Il 27 gennaio è il giorno della Shoah, dedicato alla memoria di tutti quegli uomini, quelle donne e quei bambini che senza colpa sono stati torturati e portati alla morte. Credo sia un modo per ricordare all'umanità intera di cosa sono capaci gli uomini. Perché se dimentichiamo, un giorno potremmo rifarlo.
    Il termine “Shoah” in ebraico significa “annientamento” e indica perfettamente i crimini commessi contro una parte dell’umanità: la comunità ebraica.
    E’ stato ufficialmente dichiarato che circa 6 milioni di ebrei sono stati uccisi: questo è un dato drammatico che dimostra un vero e proprio genocidio. Inoltre si deve anche sottolineare che la foga nazista e fascista non si sfogò solo su gli ebrei, ma anche sugli zingari, i malati di mente, gli handicappati, i Testimoni ci Geova, gli omosessuali e gli oppositori politici (Insomma tutti quelli che mettevano in pericolo la prosperità del Reich e che inquinavano la razza ariana, la razza pura per eccellenza). Uomini, donne, bambini che conobbero il tormento della mente e dell'anima,la solitudine della miseria umana,la negazione del sentimento della pietà, il dolore della morte degli affetti più intimi e delle persone più care,la disperazione di essere sola in questo mondo.
    La Shoah punta il dito sulla mostruosità, sulle atrocità commesse, ma soprattutto giustificate in nome di quella razza che doveva vincere su tutti, che doveva conquistare il mondo. Quel mondo silenzioso e indifferente, impaurito e allo stesso tempo vigliacco, incapace di far valere i propri diritti e quelli di uomini sterminati solo per la colpa di essere nati ebrei. Quasi tutti tacquero, solo pochi si fecero sentire ma la loro voce era troppo debole, il loro urlo di rabbia per quel mondo ingiusto era troppo stridulo così, quel silenzio rese possibile tutto ciò.
    “Qui siete nessuno. [..] Siete dei condannati a morte.” Credo che quest’espressione, pronunciata da un tedesco e arrivata a noi dalla testimonianza di Nunzio, racchiuda tutto quel mondo fatto di dolore, di paura, di tormento e disperazione, e spero davvero che questo “mondo” sia morto per sempre.

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