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martedì 29 gennaio 2013

la biga alata e l'anima immortale



Il mito

"Si assomigli, dunque, alle possanze connaturate insieme d'una biga alata e un auriga. I cavalli e gli aurighi degl'Iddii son tutti buoni, e figliuol di buoni; mischiati, quelli degli altri. Intorno ai quali è a notare che la parte che dentro noi regge, quella guida il cocchio; e poi, che l'un de' cavalli è buono e bello, esso ed i suoi parenti; e l'altro, esso ed i suoi parenti, cattivo e brutto: onde è assai malagevole a noi il guidamento delle bighe. Ma ora chiariamo la ragione di cotesti nomi, cioè d'animal mortale e immortale. Ogni anima ha in cura tutto quel ch'è inanimato, e vassene, ora in una e ora in un'altra parvenza, in giro per tutto il cielo. E insino a che è perfetta, e alata, vola alto, e governa il mondo; ma se si spenna, trasportata ella è in qua e in là insino a tanto che ad alcuna cosa solida non s'appigli, e, ponendo ivi stanza, non prenda terreno corpo, che par si muova da sé per la possanza di lei; e il tutto, cioè l'anima congiuntamente con il corpo, fu chiamato animale, e datogli il sovrannome di mortale. (...)

La cagione poi di codesta sollecitudine di vedere il campo della verità dov'è, si è che lo alimento che fa alla parte gentilissima dell'anima, è in quel prato; e si nutron pur di quello le ali, onde si fa lieve l'anima. E legge d'Adrastia questa è: Qualunque anima vide alcun de' veri seguitando alcuno Iddio, non riceverà molestia insino alla circulazione novella; e, se in perpetuo potrà ella ciò fare, in perpetuo ella sarà incolume.
Se poi niente vide, non potendo seguitare l'Iddio, e, per sopravveniente sciagura tutta ismemoratasi e riempiuta di malizia, aggravasi, e, grave fatta, le si dispiccan le penne e cade giú in terra; allora legge è che cotale anima non si trapianti in niuna bestiale natura, nella prima generazione; ma quella che poté veder molto, quella trapiantisi in un futuro filosofo, o in alcuno vago di bellezza, o in alcuno musico e vago d'amore; e che l'anima, seconda a quella quanto a visione, trapiantisi in un legittimo re, o guerriero e duce; e la terza, in un futuro politico, o iconomico, od accumulator di danaro; la quarta, in un futuro ginnastico, volonteroso di fatica, o vero medico; nasconderassi la quinta nella vita d'indovino o di alcuno iniziatore a' misterii; la sesta ben si converrà a un poeta, o alcun altro di altre specie d'imitazione studioso; la settima a un artigiano, o lavoratore di terra; l'ottava a un sofista, o lusingatore di popolo; la nona, a un tiranno.(...)"

Platone, Fedro 246.a.6 segg.


L'interpretazione

"L'auriga impersonificava l'elemento razionale,mentre i cavalli quelli irrazionali:ciò significa che la nostra anima è per Platone costituita da elementi razionali ed irrazionali. Dei due cavalli,uno,di colore bianco,è un destriero da corsa ubbidiente e con spirito competitivo,l'altro,nero,è tozzo,recalcitrante ed incapace:compito dell'auriga è riuscire a dominarli grazie alla sua abilità e alla collaborazione del bianco.Il nero si ribella all'auriga (la ragione)e rappresenta le passioni più infime e basse,legate al corpo.Il bianco rappresenta le passioni spirituali,più elevate e sublimi. Significa che non tutti gli aspetti irrazionali sono negativi e che è comunque impossibile eliminarli: si possono solo controllare con la "metriopazia", la regolazione delle passioni. E' una metafora efficace perchè è vero che guida l'auriga, ma senza i cavalli la biga non si muove: significa che le passioni sono fondamentali per la vita. Sta anche a significare che soltanto alla parte razionale,in quanto dotata di sapere, spetta il governo dell'anima. Anche le anime degli dei hanno i cavalli,ma solo bianchi. Lo scopo è arrivare all'altopiano dell'iperuranio: gli dei non incontrano particolari difficoltà, mentre le bighe delle anime umane hanno seri problemi perchè si creano ingorghi ed i cavalli neri tendono a volare nella direzione opposta,verso il basso.
Accade spesso che le ali dei cavalli si spezzino e la biga precipiti sulla terra:questa è l'incarnazione.Una volta arrivato sulla terra, l'uomo non si ricorda più dell'altra dimensione,e vive con nostalgia: la vita dell'uomo non è nient'altro che un tentativo di tornare a quella situazione primordiale e le vie da percorrere per raggiungerla sono due, vale a dire la filosofia, che ci consente di vedere le ombre di quel mondo splendido,di cui quello terreno è solo un'imitazione, e la bellezza, una via più semplice,che fa nascere l'amore; se ha la meglio il cavallo bianco guidato dall'auriga l'amore assumerà connotazioni sublimi,se vincerà quello nero sarà un amore puramente fisico.
(...)Va senz'altro notato come Platone riprenda la teoria dei Pitagorici (e degli Orfici) secondo la quale il corpo è la prigione dell'anima (si giocava sulla parola greca "soma"che indica il corpo e "sema",che indica invece la prigione)".


2 commenti:

  1. l'uomo ricorre spesso nel desiderio di non avere più corpo ma solo anima per sfuggire via da una sorta di "prigione" come viene appunto paragonata dai pitagorici. Siamo vittime degli istinti primordiali che ci portano a sbagliare,siamo uomini. Sembra quasi una giustificazione ai nostri errori ammettere di essere umani. Non vediamo questa condizione come una condizione imperfetta rispetto a un ipotetico Dio qualunque esso sia.Bisognerebbe lasciare libera L'anima di vivere le sue passione con irrazionalità.

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  2. L'ammissione di un mondo ideale, con valori eterni e immatuabili, risulta una necessità sia per i primi uomini intenti nelll'utilizzo della ragione, sia per gli uomoni di oggi, i primi attraverso i miti potevano spaziare in un mondo metafisico,perfetto, IDEALE, i secondi attraverso la religione, ed è solo cosi che gli sforzi degli uomoni non appaiono vani.

    E' questo una sorta di medium che lega la filosofia platonica della maturità, all'uomo odierno.

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