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lunedì 11 maggio 2020

Bergson e il fluire ininterrotto della coscienza






Henri Bergson (1859-1941) fu filosofo e scrittore di grande talento, 
premiato con il Nobel per la letteratura nel 1928.

Con la sua proposta, questo filosofo francese intende ridare alla filosofia la sua specificità, dopo la parentesi positivista che l'aveva confinata a 'disciplina ordinatrice delle scienze'.

Differente si presenta inoltre la sua filosofia da quella nichilista di Nietzsche: Bergson si oppone infatti alla 'morte di Dio', cercando invece di ridare forza alla metafisica, poichè ritiene che 
"il mondo governato dalla tecnica esige un supplemento d'anima". 
Il progresso della tecnica ha infatti ingrandito a dismisura i poteri del 'corpo' umano, ma la sua 'anima' si presenta ancora troppo debole per guidarlo.

A questo bisogno Bergson prova a dare respiro e, in un certo senso, una risposta, cogliendo con l'intuizione lo slancio vitale che attraversa tutta la natura come forza spirituale e che in noi trova espressione attraverso la coscienza.

Pur riconoscendo l'importanza della scienza e del suo sviluppo e ruolo nella società contemporanea, Bergson ritiene che alla filosofia spetta il compito di ascoltare il mondo interiore dell'uomo, la coscienza, da lui intesa come MEMORIA che conserva tutto, anche inconsapevolmente e inconsciamente.

Eliminando la netta divisione cartesiana tra res cogitans e res extensa, tra spirito e materia, Bergson ritiene che tra i due, che sono ovviamente diversi per natura, esiste nella dimensione umana una costante connessione, di cui facciamo ogni giorno esperienza, proprio appellandoci all'ascolto della nostra dimensione interiore.

" In una coscienza umana c'è infinitamente di più che nel cervello corrispondente"








La coscienza, per Bergson, è tutta la memoria, anche inconsapevole e inconscia
 ( in questo si discosta dal concetto freudiano di coscienza)

Nell'immagine del cono rovesciato il vertice del cono indica la percezione attuale del corpo sul piano della realtà. 
Tuttavia, dietro tale percezione c'è un patrimonio di ricordi-immagine che sono contenuti nel volume dell'intero cono e fanno capo alla memoria.

La percezione 'pesca' ogni volta, e sempre in modo imprevedibile, mutevole, soggettivo, nel bagaglio di ricordi che conserviamo nella nostra memoria, riportando alla luce intere esperienze passate che pensavamo di avere dimenticato, in vista dell'azione che dobbiamo compiere.

Così il PRESENTE (percezione) chiama in causa il PASSATO (memoria)  per agire in vista del  FUTURO (azione dell'uomo dettata da utilità concreta)

Bergson riprende, per declinarla nel nuovo universo filosofico, la concezione di S.Agostino sul tempo dell'anima

Bergson individua inoltre una differenza tra 

MEMORIA- ABITUDINE   E      MEMORIA SPIRITUALE




NEL 1889 

BERGSON AVEVA INDICATO LA DIFFERENZA TRA

UN TEMPO DELLA SCIENZA 

E UN TEMPO INTERIORE, INTESO COME DURATA

irriducibili, per caratteristiche, l'uno all'altro





SE L'INTELLIGENZA RIESCE A COGLIERE IL PRIMO

SPETTA ALL'INTUIZIONE (CONSAPEVOLEZZA IMMEDIATA)

AFFERRARE E DARE ESPRESSIONE AL SECONDO

CIOE'

AL FLUSSO DI COSCIENZA

CHE COGLIE LO SLANCIO VITALE
forza spirituale che attraversa tutta la materia






 mentre l'arte coglie lo slancio vitale in una realtà particolare, 

la metafisica coglie l'amore di Dio, e dunque il flusso che pervade la vita dell'intero universo


E DUNQUE.......


La persistenza della memoria, 1931



PAPAVERI, di Claude Monet, 1873




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