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giovedì 5 settembre 2019

le mie letture estive


"Il libro è deposito della memoria, antidoto al caos dell'oblio, dove la parola giace, ma insonne, pronta a farsi incontro con passo silenzioso a chi la sollecita. 
Amico discretissimo, il libro non è petulante, risponde solo se richiesto, non urge oltre quando gli si chiede una sosta. Colmo di parole, tace"

Giovanni Pozzi, mistico italo-svizzero




Leggere alimenta il pensiero e guida la parola, dandole forma e contenuto. Apre le porte alle emozioni, aiuta a trovare una strada, ricompone ferite sommerse e silenti

Ecco per tutti alcune riflessioni degli studenti sulle letture estive


UOMINI SOLI di Attilio Bolzoni

Attilio Bolzoni, giornalista di “Repubblica”, scrive di mafia dagli anni Settanta e
ha conosciuto molti dei protagonisti dei suoi libri. In questo testo si racconta la
vita di Pio La Torre, Carlo Alberto dalla Chiesa, Giovanni Falcone e Paolo
Borsellino, tutti uomini che hanno dedicato la loro vita alla lotta contro la
criminalità organizzata. Le storie ripercorrono gli anni più duri della lotta contro
la mafia della Sicilia; da La Torre, che fu il primo a parlare di “Mafia”, a
Borsellino, che prima della sua morte aveva scoperto l’esistenza di una
trattativa Stato-Mafia. Tutti i protagonisti delle storie sono stati uccisi da Cosa
Nostra e tutti sono stati lasciati soli dallo Stato e, spesso, dal popolo.
Ho scelto di leggere questo libro spinto dalla curiosità verso il tema della lotta
contro le mafie. L’autore nel libro riesce a raccontare la vita degli “uomini soli”
in modo molto dettagliato, riuscendo (la maggior parte delle volte) a rendere
comunque piacevole la lettura. A tratti commovente, è una lettura da
consigliare a chi vuole intraprendere per la prima volta la conoscenza
dell’argomento o a chi la vuole approfondire. Ciò che rimane di più dopo la
lettura del libro è un grande sconforto, accompagnato dalla voglia di cambiare
qualcosa. (Matteo La Rosa, 4 A)


La Metamorfosi di Franz Kafka
“Quando Gregor Samsa una mattina nel suo letto si svegliò da sogni inquieti,        si ritrovò trasformato in un immane insetto”

Sono proprio queste le prime righe del celebre racconto di Franz Kafka, uno degli incipit più noti della letteratura del Novecento. Il periodo non costituisce né una connotazione simbolica, né una metafora, ma un dato surreale all’interno della dimensione reale. Gregor Samsa è un commesso viaggiatore, conduce una vita ordinaria, vive con i genitori e la sorella e rappresenta l’unico membro della famiglia finanziariamente indipendente, motivo per il quale assume un ruolo decisivo ed impegnativo all’interno del nucleo familiare. L’apparente quiete e la quotidianità della famiglia Samsa sono destinate a frantumarsi in una grigia e piovosa mattina dopo incessanti incubi del giovane Gregor che, al suo risveglio, comprende che i sogni angosciosi, i tormenti notturni e le preoccupazioni sono diventati realtà. Una metamorfosi narrata all’inizio del racconto, ma che in realtà potrebbe rappresentare il punto di arrivo di un’esistenza difficile, grigia e pesante. Sono proprio questi i motivi che mi hanno condotta ad immergermi nella lettura del racconto; realtà e assurdità narrati insieme danno vita a questo noto romanzo

L’aspetto che più mi ha sorpresa  è il modo in cui Gregor Samsa vive con estrema naturalezza il suo stato, un’accettazione ed una naturalezza che non ritroviamo nella famiglia del giovane, avvolti al contrario da spavento e ripugnanza. Io stessa ho avvertito una dimensione di lentezza, un progressivo e inarrestabile esaurimento della volontà di vivere, di cambiare, di trovare una soluzione che riporti la vita del giovane Gregor alla normalità. Improvvisamente la quotidianità del giovane si spezza, il suo adesso è un viaggio immobile e statico con unica meta l’autodissoluzione. Gregor è oramai proiettato in un universo paradossale ed è consapevole di non possedere più alcuna libertà; la sua camera piena di affetti personali diventa esilio e tomba. L’elemento che più mi ha colpita è la filosofia con cui Gregor Samsa affronta questa ripugnante metamorfosi, che sembra rappresentare insieme colpa e liberazione. Nonostante le terribili fattezze di Gregor, la sorella Grete Samsa, almeno per un certo periodo, mantiene un rapporto umano con l’insetto; è lei che riordina la stanza del fratello, gli porta del cibo e manifesta qualche affettuosa osservazione, riuscendo ad andare oltre all’orrore, allo spavento e alla diversità prendendosi cura del fratello nonostante la sua terribile trasformazione.
Sebbene La metamorfosi rappresenti un capolavoro dello scrittore praghese Kafka, non condivido l’accettazione del giovane Gregor Samsa della sua condizione ed il prevalere del senso di colpa, l'autodistruzione e l’assente speranza. L’atteggiamento premuroso della sorella Grete che, subendo il potere del tempo, muta diventando indifferenza ed intolleranza; l’insensibilità della famiglia, l’abbandono di un figlio, l’incomprensione, sono tutti elementi e comportamenti che, a mio avviso, trascinano il lettore in una pesante angoscia. Io stessa condivido il giudizio negativo che Kafka ribadisce più volte in alcune lettere riguardo il finale agghiacciante del racconto: la famiglia Samsa ritrova, dopo la scomparsa di Gregor, un gusto per la vita, calma ed apparente equilibrio e tranquillità, il tutto adornato da una disumana indifferenza per la perdita di un familiare. 
Un finale definito da Kafka “illeggibile”. Credo sia un finale privo di sensibilità e tutto il racconto rappresenta un climax  di indifferenza, privo di speranza, un viaggio che avrebbe condotto alla morte solitaria del giovane costretto a vivere i suoi ultimi attimi privo d’amore e all’interno del corpo di un terribile insetto. La Metamorfosi è un racconto breve ma davvero molto intenso, motivo per il quale consiglierei sicuramente questa lettura a chi, come me, vuole addentrarsi in qualcosa di “diverso”, riflettendo sul mondo che ci circonda, i rapporti umani, l’angoscia e il senso del dovere, la società materialista e consumista in cui viviamo. (Roberta Di Mauro, VC)


Preghiera del mare di Khaled Hosseini


Ho scelto di leggere questo libro perché inizialmente mi ha colpito il titolo e man 
mano che lo sfogliavo ho visto delle immagini che mi hanno fatto capire l’argomento
trattato: l’immigrazione, una delle problematiche più gravi che affliggono nel nostro
paese. Il libro mette in risalto il punto di vista di un padre che sta lasciando il
suo paese insieme alla moglie e al figlio.
“Preghiera del mare” è una lettera di un padre che scrive al figlio ed è proprio per
questo che mi ha colpito particolarmente, lasciandomi un mix di rabbia, tristezza e
frustrazione. Per le ingiustizie che queste persone devono subire, per il fatto di
dover mettere in pericolo le loro vite per salvarsi da una condizione già pericolosa.
Oltre a queste sensazioni sono rimasta sorpresa che un libro 
apparentemente così
semplice, che alterna immagini e frasi brevi, 
mi abbia invece lasciato così tanto, facendomi 
riflettere su una realtà di cui sentiamo parlare quasi tutti i giorni ma su cui
spesso sorvoliamo, l’immigrazione con tutti i problemi che comporta;
ma è stato anche spunto di riflessione su quello che può provare un padre per un
figlio, la speranza di riuscire a vederlo fuori da ogni pericolo, il dolore del distacco
dalle origini e la paura di metterlo in altri pericoli. 
E’ proprio per tutti questi motivi
che lo consiglierei ad un amico. (Maria Marino, 4 A)


LA TEORIA DEL TUTTO di STEPHEN HAWKING

Sono sempre stato un appassionato di fisica, di tutto ciò che la riguarda e, in particolare, dell’astrofisica. A scuola quest’anno abbiamo studiato, tra le altre cose, proprio questo ramo della fisica e quindi, quando mi sono trovato a dover scegliere quale libro leggere durante l’estate, sono stato  attratto particolarmente da “La teoria del tutto” di Stephen Hawking.
Molto chiaro e dettagliato nelle spiegazioni, Hawking inizia il libro con un excursus storico riguardo lo studio dell’universo, citando anche diversi filosofi tra cui Aristotele, per poi concluderlo con una serie di sue teorie e ragionamenti che comprendono principalmente la relatività generale e la meccanica quantistica. Interessante è come, nei discorsi di Hawking, sia sempre presente l’elemento metafisico, ovvero l’intervento di Dio all’inizio dell’universo. Tale intervento, però, non viene messo in discussione, ma si ragiona su come sia avvenuto.
Questo libro mi ha sicuramente chiarito le idee su diversi concetti riguardo gli studi sull’origine dell’universo ma, purtroppo, non sono ancora in grado di capire alcuni riferimenti a leggi o concetti teorici che non ho ancora studiato. E’ mia intenzione, tuttavia, approfondire tali teorie anche al di fuori dello studio prettamente scolastico.
Consiglio questo libro a chiunque sia già arrivato a studiare la meccanica quantistica in modo che possa capirlo a fondo, ma in generale a qualsiasi appassionato di astrofisica. “La chiarezza di Hawking nello spiegare la complessità del cosmo -infatti- è unica. (Gaetano Grasso, 4 A)

Psicopatologia della vita quotidiana 
di Sigmund Freud
Ho deciso di leggere il testo di Freud dal titolo 'Psicopatologia della vita quotidiana' perché mi hanno incuriosito i temi di cui egli tratta. Credo che studiare e approfondire le conoscenze sul funzionamento della mente umana sia molto affascinante: l'approccio psicoanalitico è uno dei più interessanti per farlo.
In questo testo Freud parla, attraverso argomenti scientifici, dei lapsus e dei fenomeni ad essi collegati. Il dato fondamentale è che tali atti avvengono senza una diretta, cosciente intenzione da parte della persona che le compie. Il libro è suddiviso in diversi capitoli: alcuni si concentrano sulla dimenticanza (dei nomi propri, parole straniere e sequenze di parole), un'altra parte è dedicata ai lapsus verbali e a quelli legati alla lettura e alla scrittura; le parti finali sono dedicate alle sbadataggini, agli atti mancati e alla credenza alle superstizioni.
Devo dire che mi ha molto sorpreso scoprire come la nostra mente possa avere un meccanismo di costruzione dei significati come quelli riassunti da Freud secondo l'approccio psicoanalitico. Prendendo, fra i molti, un esempio, quello dall'avvocato che raccontava alcune delle confidenze che i suoi clienti gli raccontavano, egli voleva dire che essi gli riferiscono "i loro più intimi guai", ma quello che realmente disse fu "i loro interminabili guai". Questo lapsus rivela che all'avvocato non faceva spesso piacere ascoltare ciò che i clienti avevano da raccontargli perché gli facevano perdere tempo. L'inconscio del professonista aveva fatto affiorare un contenuto che egli non voleva far sapere intenzionalmente.
Premettendo che il libro mi è molto piaciuto, vorrei segnalare un problema relativo alla traduzione. Il testo originale in tedesco spesso nasconde delle sfumature e dei dettagli che, attraverso la traduzione, perdono un po' la loro pienezza originale. Naturalmente questo è un aspetto che può essere segnalato in diversi altri titoli della letteratura mondiale.
Mi sento di consigliare vivamente la lettura di questo grande classico di Freud: la psicoanalisi è davvero interessante per il sul procedere in questo campo complesso quale è quello della mente (Greta Famà, 5 C)

la follia è sorella infelice della poesia, sa guardare lontano (Brentano)

Hunger Games di Suzanne Collins
“Hunger Games” è un romanzo di Suzanne Collins. La vicenda si svolge in un futuro post apocalittico nello stato di Panem. Il governo ha sede a Capitol City, attorno alla quale si trovano tredici Distretti. Anni prima vi era stata una ribellione  dei Distretti, fallita miseramente. Il governo, per punirli, distrusse il tredicesimo Distretto e inventò gli Hunger Games. Ogni anno da ciascun Distretto vengono scelti un ragazzo e una ragazza che dovranno partecipare a questi Hunger Games, un gioco mortale: dei 24 partecipanti, solo uno sopravviverà e vincerà, uccidendo tutti gli altri ragazzi.  Ho scelto di leggere questo libro perché’  avevo già visto il film che mi era piaciuto molto. Durante la cerimonia per scegliere i partecipanti agli Hunger Games, all’inizio del romanzo, viene estratto il nome di Prim, sorellina di Katniss, protagonista del romanzo. Mi ha sorpreso il fatto che Katniss, per salvare la bambina, si offra volontaria al suo posto, dimostrando la sua forza e il suo coraggio. Ho riscontrato un po’ troppa superficialità nel descrivere e trattare i personaggi importanti del romanzo. Consiglio Hunger Games ai ragazzi, perché presenta una lettura molto scorrevole, senza grandi colpi di scena, ma allo stesso tempo capace di rapirti (Simone Cavallaro 4A) 
                                                                                                                                                        
“Il Manifesto del Partito Comunista” di Karl Marx



“Proletari di tutti i paesi, unitevi!” (Karl Marx. Il Manifesto del Partito Comunista, 1848)

“Il Manifesto del Partito Comunista”  venne pubblicato a Londra, in lingua tedesca, nel 1848, da Marx ed Engels. Si tratta di un testo programmatico, di mobilitazione politica, dunque scritto nella forma di un programma politico e filosofico, ma acquista maggiore importanza dal punto di vista storico, dovutamente alla vicenda che ne riguarda la genesi. La pubblicazione dell'opera coincide infatti con i moti rivoluzionari del ‘48. Di fronte all’affermazione delle grandi ideologie socialiste e rivoluzionarie di questo periodo, Marx ed Engels propongono una novità ancora più radicale: essi si fanno promotori di un nuovo socialismo, quello scientifico, che a differenza del socialismo utopistico, basato su teorie e principi astratti, ha un solido fondamento economico e filosofico. Il nucleo centrale sul quale si fonda il socialismo scientifico, e dunque l'intera opera, consiste nella visione materialistica della storia, intesa come un continuo susseguirsi di "lotte di classe".
Nel corso della storia abbiamo assistito ad una semplificazione dei rapporti sociali creati dallo stesso lavoro dell'uomo. Se dal rapporto schiavo-padrone siamo passati al rapporto tra feudatari e servi della gleba medievale, nella società moderna dell'800 i protagonisti rimasti a combattere questa lotta sono rappresentati da sole due grandi classi: la borghesia e il proletariato.
Marx inizia la sua analisi a partire dalla borghesia e ne descrive i meriti e limiti. Marx ammette che la borghesia, ovvero quella minoranza di persone che detiene la proprietà privata dei mezzi di produzione, è senza dubbio una classe rivoluzionaria; si è resa promotore di guerre per ottenere libertà economiche e diritti politici, i capitalisti borghesi hanno unificato il mondo, hanno creato un mercato globale, hanno favorito lo sviluppo del commercio, della navigazione e dell'industria. (“La grande industria ha creato il mercato mondiale, il cui avvento era stato preparato dalla scoperta dell'America. Il mercato mondiale ha dato uno smisurato impulso allo sviluppo del commercio, della navigazione, delle comunicazioni terrestri. Tale sviluppo ha a sua volta retroagito sulla crescita dell'industria”).
Insomma, la borghesia ha sempre avuto un ruolo rivoluzionario nella storia, ma alla sua ascesa è corrisposto inevitabilmente lo sviluppo del proletariato, quella massa di lavoratori salariati che è costretta a lavorare nelle fabbriche per guadagnarsi da vivere, in quanto i capitalisti, senza i proletari, non avrebbero guadagnato nulla. L'espansione del capitalismo ha dunque causato la proletarizzazione universale, ovvero la trasformazione in proletari di tutti coloro che non appartengono alla borghesia. Secondo Marx, pertanto, la sconfitta della borghesia e la vittoria del proletariato sono inevitabili, poiché più cresce la forza della borghesia più essa deve sfruttare per mantenersi, dunque cresce anche il suo antagonista. La borghesia, scrive Marx, ha creato i suoi stessi “becchini”, i suoi “seppellitori”. (“La borghesia non ha solo forgiato le armi che la uccidono; ha anche prodotto gli uomini che imbracceranno queste armi: i lavoratori moderni, i proletari”).
Al proletariato spetta infatti il compito di impadronirsi del potere politico, abolire il capitalismo, realizzando così la missione storica dell’emancipazione umana, dunque della liberazione dell'uomo dall'alienazione portata dal lavoro. L'obiettivo dell'opera è dunque quello di indurre il proletariato ad abbracciare la missione di “seppellitore” del moderno mondo borghese. (“Con lo sviluppo della grande industria viene dunque sottratta sotto i piedi della borghesia la base stessa su cui essa produce e si appropria dei prodotti. Essa produce soprattutto i suoi propri becchini. Il suo tramonto e la vittoria del proletariato sono ugualmente inevitabili”).
Nella lotta di classe, le classi oppresse devono perciò muoversi per riassumere libertà e dignità.
“Il Manifesto del Partito Comunista” è un'opera che consiglio davvero a tutti, un’opera che mi ha particolarmente affascinato per la sua attualità e lungimiranza, un'opera valida anche e soprattutto oggi, quando, a quasi 200 anni dalla sua pubblicazione, la crisi capitalistica e la condizione di miseria per milioni di giovani e di lavoratori, hanno reso attuale la questione del socialismo. Sono molto soddisfatta della scelta di quest’opera, e mi auguro di poter approfondire l’argomento nel corso di quest’anno scolastico ( Daniela Nizeti Panebianco, 5C)


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