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lunedì 16 settembre 2019

la mia lettura estiva



Questa estate ho scelto di leggere La Metamorfosi di Kafka poiché ero alla ricerca di un racconto che trattasse delle problematiche della società e dell'uomo contemporaneo, tematiche a me molto care; inoltre, ero piuttosto incuriosita dalla bizzarra metamorfosi in scarafaggio oggetto della narrazione e volevo capire di che cosa effettivamente si trattasse e come il protagonista avrebbe affrontato la situazione. 

Ho davvero apprezzato questo racconto poiché, anche se breve, ha perfettamente sottolineato, attraverso la metafora della metamorfosi, il rapporto tra l'uomo e la società utilitaristica del '900 e di come quest'ultima abbia una grande influenza nei rapporti sociali e sopratutto familiari. Inizialmente credevo che la vicenda si sarebbe concentrata in parte sul motivo della trasformazione del protagonista. Invece sono rimasta colpita non solo dal fatto che lo scrittore non ne abbia dato alcuna spiegazione ma, anche e soprattutto, dalla reazione del protagonista, il quale non dimostra alcun tipo di stupore o preoccupazione per la sua nuova ripugnante forma d'insetto, per il fatto che non avrebbe più vissuto la sua vita come prima. L'unico grande problema che si pone è il fatto di non poter andare a lavorare, e anche i suoi familiari sono scossi solo da questo problema, in particolare il padre. Infatti, come si prospetta nel corso della storia, i cari del protagonista si allontaneranno da lui fino a lasciarlo solo a morire, non perché sia diventato uno scarafaggio, bensì perché era oramai diventato un fardello per tutti.

La vicenda mi ha trasmesso un forte senso d'angoscia anche perchè è interamente ambientata in una stanza, la quale diventa man mano sempre più cupa,sporca ed asfissiante e il povero insetto non ha modo di uscire o di chiedere aiuto poiché nessuno lo capisce, o meglio ancora, nessuno si dimostra interessato a comprendere i suoi bisogni. 

Ma è stato proprio grazie a questa "immagine" che ho compreso il messaggio implicito dello scrittore, ovvero che nella società un uomo non ha la propria individualità, nessuno può credere di essere unico o speciale, poiché per essa o si è utili o si è inesistenti, dunque non si può pensare che essa ci aspetti nel suo sviluppo, bensì siamo noi a dover star dietro ai suoi cambiamenti ed imposizioni.
Se questo infatti non accade nessuno si creerebbe problemi a scartarci fuori da essa, facendoci credere di non valere niente e, in casi estremi, lasciandoci all'autodistruzione, all'annichilimento delle nostre forze e speranze fino alla morte: una morte qualunque di una persona qualunque che non verrà ricordata, perché non ha dato abbastanza. 
Anche se il tutto appare incredibilmente pessimista,in fin dei conti contiene a mio parere la verità. 

Per concludere, non c'è nulla che io non abbia apprezzato in questo racconto e lo consiglierei a chi cerca storie non troppo lunghe ma di grande impatto, anche perchè lo stile di scrittura è davvero accessibile, semplice e scorrevole. Inoltre, alla fine lascia grande spazio alla libera interpretazione
ed alle riflessioni personali.

Martina Papa, 5C

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