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mercoledì 19 novembre 2014

un dramma in atto

 



C'è una strana malafede nel conciliare il disprezzo per le donne con il rispetto di cui si circondano le madri. È un paradosso criminale negare alla donna ogni attività pubblica, precluderle la carriera maschile, proclamare la sua incapacità in tutti i campi, e affidarle l'impresa più delicata e più grave: la formazione di un essere umano. Ci sono molte donne a cui i costumi, la tradizione negano ancora educazione, cultura, responsabilità, attività, che sono privilegio degli uomini e nelle cui braccia, ciò nonostante, si mettono senza scrupoli i figli, come prima le si consolava con delle bambole della loro inferiorità nei confronti dei maschi; si impedisce loro di vivere; in compenso, si permette loro di giocare con bambole di carne e d'ossa
Simone de Beauvoir


Con 179 donne uccise, il 2013 è stato l'"anno nero" per il femminicidio nel nostro Paese, il più cruento degli ultimi sette, con un incremento del 14% rispetto al 2012. E' uno dei dati contenuti nel secondo Rapporto Eures sul femminicidio in Italia, secondo cui l'anno passato ha presentato la più elevata percentuale di donne tra le vittime di omicidio mai registrata in Italia, pari al 35,7% delle vittime totali (179 sui 502): nel '90, le donne uccise erano appena l'11,1% delle vittime totali. Sempre nel 2013, quasi il 70% dei femminicidi è avvenuto in famiglia, il 92,4% per mano di un uomo. 


 Matricidi per ragioni economiche. Anche per effetto del perdurare della crisi, si rileva un forte aumento dei matricidi, spesso compiuti per "ragioni di denaro" o per una "esasperazione dei rapporti derivanti da convivenze imposte dalla necessità": sono 23 le madri uccise nell'ultimo anno, pari al 18,9% dei femminicidi familiari, a fronte del 15,2% rilevato nel  2012 e del 12,7% censito nel 2000-2013.

Omicidi a mani nude. Se le armi da fuoco si confermano come strumento principale negli omicidi in genere (45,1% dei casi, contro il 25,1% dalle armi da taglio), nei femminicidi la gerarchia degli strumenti si modifica significativamente. Sconcerta il fatto che sono gli omicidi "a mani nude, espressione di un più alto grado di violenza e rancore", a rappresentare complessivamente lo strumento più ricorrente (51 le vittime, pari al 28,5% dei casi), nelle tre forme delle percosse (5,6%), dello strangolamento (10,6%) e del soffocamento (12,3%). Di poco inferiore la percentuale di quelli con armi da fuoco (49, il 27,4% del totale) e da taglio (45 vittime, pari al 25,1%), cui seguono quelli compiuti con armi improprie (21 vittime, pari all'11,7%) o con altri mezzi (13 vittime, pari al 6,1%).

Nel 66,4% vittime del coniuge. Spesso è la famiglia 'la trappola' che imprigiona queste donne. Anche l'anno scorso, in 7 casi su dieci (68,2%, pari a 122 in valori assoluti) i femminicidi si sono consumati all'interno del contesto familiare o affettivo, in coerenza con il dato relativo al periodo 2000-2013 (70,5%).  Se l'autore risulta essere quasi sempre un uomo, sono le trasformazioni e le dinamiche del rapporto di coppia a spiegare il maggior numero dei casi. Nel 2013, infatti, il 66,4% delle vittime è stata uccisa coniuge, dal partner o dall'ex partner (81 vittime su 122).

Cresce l'età delle vittime. Accanto alle modificazioni territoriali, il 2013 rileva anche una crescita dell'età media delle vittime di femminicidio, passata da 50 anni nel 2012 a 53,4. E con l'età media cresce anche la percentuale delle vittime di femminicidio in condizione non professionale (dal 54,8% del 2012 al 58,1%), confermandosi le pensionate (35,5% del totale) le vittime prevalenti, seguite da casalinghe e disoccupate (15,1%), impiegate e lavoratrici dipendenti (9,9%) e domestiche, colf e badanti (9,9%).

Gelosia. E' il tarlo della gelosia a spiegare la percentuale più elevata di femminicidi (il 30,3% di quelli familiari, pari a 36 in valori assoluti), seguiti da quelli scaturiti da conflitti e dissapori quotidiani (21 vittime, pari al 17,6%). I "femminicidi del possesso" conseguono generalmente alla decisione della vittima di uscire da una relazione di coppia: sono  oltre 330 le donne uccise in Italia, dal 2000 a oggi, per aver lasciato il proprio compagno.

Vittime lasciate sole.  Il rapporto Eures sottolinea infine anche "l'inefficacia e inadeguatezza della risposta istituzionale alla richiesta d'aiuto delle donne vittime di violenza all'interno della coppia, visto che nel 2013 ben il 51,9% delle future vittime di omicidio (17 in valori assoluti) aveva segnalato/denunciato alle Istituzioni le violenze subite"

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