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martedì 11 novembre 2014

Destra e Sinistra hegeliana

la scuola hegeliana: un dibattito "vivace"


Dopo la morte di Hegel, i suoi numerosi discepoli continuarono ad ispirare la cultura filosofica tedesca, ma si mossero in direzioni diverse e, per certi versi, contrapposte. 

Con le sue opere, soprattutto l’Enciclopedia, la Fenomenologia dello Spirito e i Lineamenti di Filosofia del Diritto, Hegel aveva restituito di sé e della sua filosofia politica un’immagine ambivalente che si prestava ad interpretazioni contrastanti

Nel 1837, David Strauss, uno dei suoi allievi, designò le due correnti che si erano venute formando all’interno della scuola hegeliana, con la denominazione, desunta dalle consuetudini del parlamento francese, di destra e sinistra hegeliana.

La spaccatura della scuola si ebbe in seguito al diverso atteggiamento assunto dai discepoli di fronte ad alcuni temi, che, se all’inizio riguardarono questioni squisitamente teoretico-religiose, in seguito si estesero anche ad altre, di carattere filosofico-politico. Diciamo, per semplicità, che con la destra si schierarono quei pensatori che, tendenzialmente conservatori, guardavano con favore al regime prussiano, con la sinistra, quelli progressisti, che erano critici nei confronti di questo regime.




Scontro sul terreno della riflessione religiosa: ragione e religione

La stessa teoria della religione di Hegel si prestava a interpretazioni contrastanti. Egli aveva affermato che religione e filosofia esprimono il medesimo contenuto in forme differenti, la “rappresentazione” l’una ed il “concetto” l’altra, e con questo legittimava ad una doppia interpretazione di questo rapporto.
(► Hegel afferma che: “religione” e “filosofia” esprimono il medesimo contenuto in due forme differenti: la religione si esprime attraverso la “rappresentazione”, la filosofia attraverso il “concetto”).
I conservatori (i rappresentanti della destra hegeliana, la generazione più anziana, gli allievi diretti di Hegel) insistevano sull’identità di contenuto fra le due forme espressive e dunque concepivano la filosofia come una forma di giustificazione razionale delle credenze religiose.
I progressisti (i giovani hegeliani “di sinistra”), invece, insistevano sulla diversità di forma fra rappresentazione (della religione) e concetto (della filosofia) e concepivano la filosofia come superamento, quando non annientamento, della religione.
La prima posizione, quella della destra, finì per configurarsi come una sorta di scolastica dell’hegelismo, ma al fine di giustificare razionalmente la religione dovette amputare gli aspetti panteistici e immanentistico della filosofia di Hegel. La sinistra, sostenendo l’inconciliabilità tra dogma religioso e verità speculativa, finì per fare della filosofia uno strumento di contestazione razionale della religione.


Scontro sul terreno della filosofia politica: il metodo e la dialettica.

La frattura ebbe anche motivazioni di carattere politico, data la stretta connessione fra Trono e Altare esistente da sempre in Germania. In questo secondo ambito lo scontro avvenne riguardo all’identità ontologica tra realtà e ragione, uno dei capisaldi del sistema hegeliano.
►Hegel afferma che: il reale è razionale, vi è identità tra pensiero ed essere.

Sostenendo quest’identità, la destra assunse un atteggiamento globalmente “giustificazionistico” nei confronti dell’esistente e dunque interpretò la filosofia di Hegel, e la Prussia degli anni trenta dell’ottocento, come la piena realizzazione dello Spirito del mondo. Il reale va conservato in quanto razionale.In altre parole, per la destra hegeliana, la storia del mondo avrebbe un fine e una fine e questi coinciderebbero con lo Stato prussiano.

La sinistra, interpretando in modo dinamico la teoria del “processo” hegeliano per il quale “ciò che è” si auto-supera incessantemente in vista di un farsi razionale”, poneva l’accento sulla “dialettica”, affermando che compito della filosofia era sostenere un progetto di trasformazione rivoluzionaria dell’esistente, trasformare il reale in senso razionale (in questo caso, per esistente leggi “le istituzioni politiche contemporanee”). Potremmo anche dire che la distinzione tra destra e sinistra hegeliana si afferma su quella, rilevata da Engels in un saggio dal titolo Feuerbach e il punto d’approdo della filosofia classica tedesca (1886), tra il sistema filosofico di Hegel (chiuso, circolare, basato sull’idea conservatrice della perfetta identità di essere e pensiero) e il metodo da lui usato (la dialettica di ciò che sempre diviene; la teoria per cui “tutto ciò che sussiste” è destinato a essere superato dal momento successivo all’interno della necessità dialettica che guida il corso del mondo). Il carattere conservatore del sistema (che si può condensare nella figura della filosofia, come “nottola di Minerva”, che opera interpretando gli avvenimenti dopo che essi si sono compiuti e hanno svelato la loro necessità) si distingue in maniera netta da quello rivoluzionario del metodo dialettico. Secondo questa distinzione la destra e la sinistra hegeliane incarnano le posizioni di chi interpreta Hegel soprattutto dal punto di vista del sistema (la destra) e chi lo interpreta dal punto di vista del metodo (la sinistra).

Se la destra hegeliana ebbe limitata incidenza storica, ben più influente fu la sinistra, quella dei giovani, i quali, oltre a contrapporsi per età agli uomini della destra, che erano professori universitari, accademici affermati, se ne distinguono per la loro irruenza filosofica, per la loro passione e per la loro esaltazione rivoluzionaria.

Sul piano religioso, come su quello politico, la sinistra cercò di accentuare quei tratti dell’uomo concreto, che non avevano trovato in Hegel riconoscimento sufficiente.



UNA MAPPA DI RIEPILOGO
di Giovanni Cavallaro, 5 I




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