“La fede, se non è oggetto di pensiero, non è fede” e “credere non è altro che
pensare assentendo”; infatti “ognuno che crede pensa, pensa con il credere e
crede con il pensare” (De praed. sanct. 2,5).
La rilettura di un testo di Isaia 7,9 (“Se non crederete, non comprenderete”), autorizza quindi a un capovolgimento paradossale; all’uomo che afferma: “Fammi comprendere perché possa credere”, Agostino risponde: “Credi per poter comprendere” (serm. 43,4).
Comprendere significa impegnarsi in un itinerario orientato di
interpretazione e di discernimento, a partire da un dono originario che ci
precede e ci costituisce. In questo modo la ricerca filosofica è intesa come
attività non esterna e anteriore alla fede religiosa, bensì interna a essa, che
tuttavia non mortifica, ma esalta l'esercizio dell'intelligenza,
caratterizzandolo come approccio a una verità inesauribile, che si realizza
attraverso un impegno incessante di interpretazione.
Recuperando un’idea del Timeo platonico, secondo cui la fede sta alla verità come il tempo all’eternità, Agostino riconosce quindi la fede come primo passo per attivare un cammino che ha il suo approdo finale nella verità eterna. Sarebbe tuttavia un’offesa al disegno creatore se il cristiano presumesse di chiudersi in un fideismo cieco e irrazionale:
“Lontano da noi il credere che Dio abbia in odio la facoltà della ragione, in virtù della quale ci ha creati superiori agli altri esseri animati.
Lontano da noi il credere che la fede ci impedisca di trovare o cercare la spiegazione razionale di quanto crediamo, dal momento che non potremmo neppure credere, se non avessimo un’anima razionale” (ep. 120,1,3).
Luigi Alici, docente di Filosofia morale nell’Università degli studi di Macerata
"Il rapporto tra la ragione e la fede tra la fine dell’età
classica e il XIV secolo tocca i grandi nomi di Agostino, Tommaso d’Aquino e
Guglielmo di Ockham. Filosofia e fede non si escludono, anzi possono essere
complementari, o rappresentare fasi diverse di un percorso. Mentre secondo
Agostino la fede potenzia la ragione, con Ockham non è necessario credere per
comprendere né tanto meno comprendere per credere".
con approfondimento su AGOSTINO
http://www.augustinus.it/italiano/soliloqui/index2.htm Consiglio la lettura di questi libri, soprattutto il dialogo con la Ragione. "Io, poi, la ragione, sto nella mente come nell'occhio lo sguardo. Non è la stessa cosa avere gli occhi e guardare, e nemmeno è la stessa cosa guardare e vedere. Occorrono dunque all'anima tre cose: avere occhi tali da potersene ben servire, poi guardare, e poi vedere". Non è solo una riflessione religiosa, ma è soprattutto filosofica e ci fa comprendere molto la differenza tra il guardare e il vedere, in particolare nel loro significato, che al giorno d'oggi è spesso confuso o trascurato. "[...] A questo punto tiene dietro allo sguardo la vista medesima di Dio, il quale dello sguardo è termine, non perché lo faccia cessare, ma perché esso non ha ormai più altro oggetto a cui volgersi. E questa è virtù veramente perfetta, la ragione che raggiunge il suo scopo, e alla quale tiene dietro la vita felice. L'atto visivo è poi quella stessa intelligenza che si trova nell'anima, composta di colui che intende e di ciò che si intende; come il cosiddetto atto visivo dell'occhio è costituito dal sensorio e dall'oggetto sensibile, sì che, sottratto uno qualsiasi dei due, nulla può esser veduto. [...] E come nel sole possono notarsi tre fatti, che esiste, che splende, che illumina, così in quell'inaccesibile Dio che tu vuoi intendere tre fatti vi sono, che esiste, che viene percepito, che fa percepire le altre realtà intelligibili". Riflettiamo molto su queste parole di Agostino..
RispondiEliminaIn Agostino è interessante anche la ricerca dell'anima e di Dio attraverso la trascendenza. Ebbene sì, anche in Agostino come in Platone si parla di trascendenza anche se sicuramente in maniera diversa. In Platone l'emblema della trascendenza è la metafisica Platonica,quindi la divisione tra mondo reale e intelligibile che consente di affermare anche il concetto di trascendenza dell'anima poichè immortale. Tali concetti sono facilmente riscontrabili nei miti, per esempio nel mito della biga alata e della caverna.
RispondiEliminaSecondo Agostino lo scavare nell'anima porta a Dio, all'interno di noi stessi abbiamo dunque un principio divino.
Per conseguire la verità partiamo dall'immanente e quindi dalle cose, tramite una ricerca all'interno dell'anima basata sulla circospezione la verità si rivela tramite fede(luce), verità che corrisponde poi a Dio.
Abbiamo quindi identità tra verità e Dio.