post di Marco Raciti, classe 5 B
L’uomo, la religione e la fede nelle filosofie dell'Ottocento
Hegel
La riflessione sulla religione viene affrontata da Hegel in due momenti diversi: nella fase giovanile Hegel credeva che la religione fosse l’unica strada valida per attingere la totalità ma riteneva che il Cristianesimo non fosse perfetto in quanto si era fatto istituzione;
Nella filosofia dello Spirito,la religione viene affrontata come seconda tappa per arrivare all’Assoluto. Nella religione lo Spirito si coglie non in un dato materiale, ma nel suo essere spirito; lo strumento di tale cogliersi è l'immaginazione, la rappresentazione, per cui permane una distanza tra finito e Infinito: Dio viene immaginato come un Essere trascendente.
Feuerbach
La religione è frutto della scissione dell’uomo con se stesso, in quanto l’uomo, non accettando i propri limiti,cerca rifugio in un dio,trasferendogli la propria essenza (alienazione). La religione,dice Feuerbach, è sia vera che falsa: è vera poiché essa è una prima forma di autocoscienza dell’uomo (inconsapevole),è falsa in quanto l’uomo proietta se stesso fuori di sé.
Nella religione Feuerbach trova una forza negativa,la fede: essa è tale poiché l’aspirazione alla felicità si trasforma in salvezza personale(soggettività egoistica).
Marx
Per Marx la religione, essendo un prodotto ideologico umano, deve essere collocata nella sovrastruttura, la quale a sua volta dipende dalla struttura economica.
L’alienazione religiosa non è prioritaria nell'esistenza umana, ma scaturisce dall’alienazione vissuta dall’uomo nella società e nel mondo della produzione economica
Schopenhauer
Schopenhauer sviluppa un messaggio di natura etico-religiosa, una sorta di “religione atea” che riconosceva il “nulla” di ogni esistenza individuale, assai più vicina ai testi sacri orientali che alle norme etico-cristiane: basti pensare al fatto che Schopenhauer parli di Nirvana, accostandosi al pensiero della religione buddhista; il Nirvana è un “oceano di pace” in cui il corpo non è chiamato in causa e in cui si sopprime il principio del dolore,la volontà.
Kierkegaard
Kierkegaard affermava il primato della religione e della fede sulla dimensione razionale: le religione è la sfera in cui l’individuo scopre l’insufficienza della razionalità a governare l’esistenza e a conferirle un senso. L’uomo arriva allo stadio religioso cercando di uscire dallo stato di angoscia e per farlo deve abbandonarsi completamente a Dio(scelta di fede).
La fede è salvezza possibile,è scelta della trascendenza, è un salto che si compie nel “timore e tremore”(tremore perché si ha l’incertezza che la scelta eseguita sia giusta;timore nei confronti di Dio in quanto essere infinito), acquieta l’angoscia e la disperazione, è una scelta personale che avviene nell’istante non nella storia, è un paradosso(non è logica né razionale), è uno scandalo(Dio si fa uomo).
di Ylenia Scarpignato
classe 5B
Condivido molto il pensiero di Kierkegaard, poiché secondo me la fede è qualcosa che va oltre la ragione ed è una scelta individuale, una speranza e quindi una possibilità per il futuro.
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