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giovedì 7 marzo 2013

Non si nasce donna, lo si diventa


 L'eterna lotta contro gli stereotipi



di Michela Marzano

"Non si nasce donna, lo si diventa". Lo slogan di Simone de Beauvoir è famoso. Esattamente come sono noti i suoi rapporti complessi con Sartre, le sue battaglie politiche, i suoi romanzi. Ma Simone de Beauvoir non è solo questo. È soprattutto una delle maggiori intellettuali del XX secolo, la cui opera, talvolta complessa, talvolta ambivalente, ci ha lasciato in eredità una libertà immensa: quella di pensare con lei o contro di lei. Perché essere veramente liberi, significa volere la libertà degli altri. «Solo la libertà dell'altro è capace di necessitare il mio essere», scriveva nel 1947 in Per una morale dell'ambiguità.(...) Quando, nel 1949, esce Il secondo sesso, l'obiettivo di Simone de Beauvoir è chiaro: di fronte alla dominazione maschile, l'unica possibilità che resta alle donne per accedere all'uguaglianza è quello di celebrare l'universalità della ragione. È solo decostruendo le categorie di "uomo" e "donna" che si potrà un giorno permettere a tutti di accedere al "neutro". La ragione, infatti, non ha "sesso", e anche quando "ha" un corpo, non "è" mai il corpo in cui si incarna. Opponendosi ad una tradizione filosofica millenaria secondo la quale esisterebbero due essenze radicalmente differenti, quella femminile e quella maschile, la filosofa francese si batte contro l'idea che le donne siano, per natura, sprovviste di autonomia morale e incapaci di argomentare. Basta con quest'idea che l'obbedienza, la fedeltà e il silenzio siano virtù tipicamente femminili: la donna non è solo una creatura sottomessa che assiste impotente alle trasformazioni del proprio corpo; non è solo la giovane che aspetta di essere fertile, la sposa che diventa madre, l'anziana che, una volta in menopausa, esce dalla circolazione.
Basta con quest'oscurantismo che riduce la donna a "sesso": «La donna si determina e si differenzia in relazione all'uomo, non l'uomo in relazione a lei; è l'inessenziale di fronte all'essenziale. Egli è Soggetto, l'Assoluto: lei è l'Altro». Certo, la donna è "altro" rispetto ad un semplice corpo programmato per la sessualità e la riproduzione. Ma proprio perché non esiste alcuna necessità biologica di fare figli e di occuparsene, l'altro cui deve aspirare la donna è la propria razionalità.
Per sottrarsi ai condizionamenti storici, le donne devono innanzitutto rifiutare l'idea di un "destino" predeterminato ed elevarsi alla ragione universale. Devono gettare "dentro il vecchio armadio delle entità" le idee di "istinto" e di "eterno femminile". Devono affermare insieme agli uomini e "al di là delle loro differenze naturali", la loro fraternità. Ma non devono, per questo, rinunciare alla propria singolarità. Certo, "per sapere in che misura la donna manterrà la propria singolarità bisognerebbe azzardare dei pronostici molto arditi", scrive la filosofa nelle ultime pagine del Secondo sesso. È per questo che resta tanto da "dire" e da "fare", come dichiara la psicanalista Julia Kristeva.

Ma l'eredità che ci lascia oggi Simone de Beauvoir è proprio questa: una serie di chiavi di lettura per pensare il mondo in cui può vivere oggi la "donna emancipata". Senza ricette. Senza pretese. Cosciente solo del fatto che, per essere "libere", le donne non devono mai smettere di lottare contro gli stereotipi. "                                                 


Michela Marzano, Se abbiamo bisogno di Simone de Beauvoir

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