« La libertà non è soltanto l'essere-liberati dalle catene né soltanto l'esser-divenuti-liberi per la luce, ma l'autentico essere-liberi è essere-liberatori dal buio.
La ridiscesa nella caverna non è un divertimento aggiuntivo che il presunto "libero" possa concedersi così per svago, magari per curiosità,…ma è, esser-ci dentro tutto, essa soltanto, il compimento autentico del divenire liberi. »
|
Martin Heidegger, L'essenza della verità, a cura di Franco Volpi, Milano 1988, p. 116 |
logo
domenica 25 febbraio 2018
la vera libertà, un dovere morale
venerdì 23 febbraio 2018
persistenza della memoria
Gli stessi orologi, protagonisti dell’opera, simboleggiano, anche grazie all’uso di colori caldi e freddi in contrasto fra loro, una condizione fuori dal tempo e dallo spazio in cui la misurazione temporale della natura e dell’uomo si dilatano, coincidendo con la memoria umana: melmosa e parziale che sfugge a qualsiasi tentativo di contenerla.
La rappresentazione del quadro nasce dall’inconscio e dallo stato di sogno, rappresentato dalla creatura distesa a terra e che potrebbe essere la deformazione fisica dell’artista.
L’idea sarebbe quella di sottolineare come la realtà in sogno o in stato di veglia sfugga sia nella definizione oggettiva del tempo che passa sia nella definizione fisica dello spazio.
Inoltre il tempo rappresentato dai quattro orologi non è un parametro affidabile ma segue la percezione e l’interpretazione che nasce dall’inconscio e che ne accelera o rallenta il movimento.
le influenze di Bergson e Freud sull'artista sono evidenti
venerdì 16 febbraio 2018
razze immaginarie
Dal Positivismo al moderno
razzismo
post di Flavia Sicali, 5 A
Nel
corso dell’ Ottocento una nuova corrente filosofica, il Positivismo, si
sviluppò in tutta Europa incoraggiando una “fede nella scienza” destinata ad esiti anche drammatici,
sia nel secolo immediatamente successivo, che in quello che stiamo vivendo.
Charles
Darwin aveva elaborato la teoria dell’evoluzione della specie, riferita solo al
mondo naturale e alle specie viventi. Molti positivisti, però, ritennero possibile
estendere, in modo del tutto arbitrario ed improprio, quelle conclusioni esclusivamente biologiche alla
società e alla storia, formulando il “darwinismo sociale”, ideologia fondata
sulla certezza che la “legge del più forte” fosse
applicabile anche alle civiltà e alle popolazioni, sia nella storia che nel
pianeta.
Si arrivò così ad una classificazione dei gruppi umani in razze, al fine di convincere le persone dell’esistenza di una superiorità/inferiorità razziale e giustificare un nazionalismo estremo.
Si arrivò così ad una classificazione dei gruppi umani in razze, al fine di convincere le persone dell’esistenza di una superiorità/inferiorità razziale e giustificare un nazionalismo estremo.
In
questo quadro giustificazionista va inclusa la Germania di Hitler, che nel 1935
proclamò la superiorità della razza ariana con l’approvazione delle leggi razziali e determinò, durante la seconda
Guerra mondiale, l’olocausto di sei milioni di ebrei.
Il Corriere
della Sera dell’ 8 febbraio 2018, riporta un articolo riguardante una scoperta
che ha sorpreso scienziati e persone comuni: il Museo di Storia naturale e l' University College di Londra, analizzando
il DNA di un uomo di Cheddar di diecimila anni fa, antenato dei britannici, hanno scoperto che quell’uomo aveva la pelle scura e gli occhi chiari. I risultati hanno
sconvolto i britannici, che si sono visti mancare la certezza di essere bianchi e chiari da sempre. Lo
stereotipo dell’uomo britannico chiaro e bianco è dunque errato. Più verosimile
l’ipotesi che il passaggio dalla caccia
all’agricoltura, quindi la diversa alimentazione, avrebbe reso necessaria una nuove
fonte di vitamina D, favorendo una pelle più chiara. Luigi Ippolito,
giornalista autore dell’articolo, scrive appunto “ Ciò dimostra che quelle categorie razziali immaginarie che abbiamo
oggi sono in realtà costruzioni recenti, che non si applicano al passato”.
E’ dunque impossibile stabilire dei criteri certi per un ipotetico elenco di
razze, poiché queste sarebbero unicamente frutto delle condizioni climatiche,
dell’alimentazione e delle necessità che un dato luogo comporta.
il fossile di Cheddar man |
Inoltre,
guardandoci intorno, notiamo chiaramente che anche tra uomini nati e cresciuti
nello stesso luogo le differenze sono tantissime: questo perché nel corso del
tempo ciascuno si è accoppiato con persone dal diverso colore di pelle o con differente statura. Quindi ogni uomo dovrebbe essere un mix di “razze”, e ciò rende
irrealizzabile e impensabile un elenco
di razze in base al luogo di provenienza e a tratti fisici comuni. E’ noto inoltre che nel corso della storia l’uomo si è continuamente spostato alla ricerca di un luogo migliore dove vivere; le sue caratteristiche fisiche si sono, perciò, adattate per essere funzionali all’ambiente circostante. E’ dunque possibile dividere l’ umanità in razze, partendo da caratteristiche fisiche comuni ad alcuni popoli?
E’ evidente che le
differenze tra uomini ci sono, e devono esserci, ma questo non deve portare a
una discriminazione razziale e a un ritorno alle atrocità del passato.
Dobbiamo piuttosto guardarci da quelle persone che cercano di convincerci dell’inferiorità
di coloro che sbarcano sulle nostre coste in cerca di aiuto perché fuggono dalla
guerra: ci vogliono razzisti, ma le razze non esistono, esistono solo le
differenze.
E sono una ricchezza per la
conservazione dell’umanità.
martedì 13 febbraio 2018
Impressionismo e Positivismo
L'impressionismo è una corrente artistica che cerca di realizzare a livello artistico quello sguardo oggettivo sulla realtà corrispondente in campo filosofico al Positivismo, in campo letterario al Naturalismo (Cézanne è amico di Zola sin dalla giovinezza) e in campo scientifico all'evoluzionismo.
Il termine impressionismo verrà usato per sottolineare che noi percepiamo la realtà attraverso
"impressioni" di forme, di luci, di colori, impressioni diverse dall’uno all’altro osservatore. Il punto
di partenza degli impressionisti è la resa della realtà, non di una parte più significativa di altre.
Questa resa della realtà ha talvolta qualificato gli impressionisti come "realisti". Un critico, fin dal
1863, preferì chiamarli "naturalisti" e il termine venne ripreso da Zola. Le due parole, "realismo" e
"naturalismo", spesso si identificano.
Tuttavia nel naturalismo è possibile cogliere una sfumatura
che lo distingue dal realismo come polemica sociale, ossia il fatto che il naturalismo esprime la vita
in tutte le forme, quelle della natura e quelle create dall’uomo, integrandole insieme a un tutto
unitario, senza sottintesi sociali.
Allo stesso modo i naturalisti rendono la realtà così come la vedono
e non si limitano a rappresentarla naturalmente ma la comprendono tutta, anche quella umana e
cittadina. Poiché noi viviamo in mezzo alla realtà e stabiliamo con essa un contatto quotidiano, ogni
suo aspetto, anche quello più banale, fa parte di noi stessi ed è quindi passibile di essere dipinto.
Da
qui trae origine l’indifferenza al tema; qualunque soggetto sia trattato, esso vive solo per la vita che
gli dà l’artista. Scrive Zola che l’artista "esiste di per sé e non per i soggetti che sceglie; […] non è
l’albero, il volto, la scena rappresentati che mi commuovono, è l’uomo che trovo nell’opera"
La
modernità degli impressionisti è nel modo diverso di affrontare il problema del rapporto con la
realtà. Essi capiscono che noi non percepiamo la realtà per frammenti isolati, definiti,
immobilizzati, ma la sentiamo nella sua totalità e continuità. Nella riproduzione pittorica dunque
nulla può essere definito, e numerato come in un elenco, ma la realtà dovrà essere resa nella sua
globalità come noi la percepiamo
Le invenzioni della fotografia e dei trattati di ottica costringono a rivedere le tecniche che la pittura adotta per riprodurre la realtà. L'abolizione dei bianchi, dei neri, dei contorni, la consapevolezza che tutto diventa oggetto del dipingere, la scelta di dipingere "en plein air" trovano una sintonia in Cézanne, ma le scelte tecniche rispetto a Monet, che è il più rappresentativo dei pittori impressionisti, sono diverse. Per osservare un quadro di Monet bisogna stare ad una certa distanza, mentre guardare un quadro di Cézanne da vicino certe volte è necessario.
video
le diverse rappresentazioni delle ninfee da parte di Monet, in diverse ore del giorno, per seguire la luce che si riflette nella natura
Secondo i pittori impressionisti la realtà muta continuamente di aspetto. La luce varia ad ogni istante, le cose si muovono spostandosi nello spazio: la visione di un momento è già diversa nel momento successivo. Tutto scorre. Nella pittura impressionista le immagini trasmettono sempre una sensazione di mobilità.
L’attimo fuggente della pittura impressionista ha analogie evidenti con la fotografia. Anche la fotografia, infatti, coglie una immagine della realtà in una frazione di secondo. E dalla fotografia gli impressionisti non solo prendono la velocità della sensazione, ma anche i particolari tagli di inquadratura che danno alle loro immagini particolare sapore di modernità.
La tecnica impressionista nasce dalla scelta di rappresentare solo e soltanto la realtà sensibile. Evita qualsiasi riferimento alla costruzione ideale della realtà, per occuparsi solo dei fenomeni ottici della visione.
E per far ciò cerca di riprodurre la sensazione ottica con la maggior fedeltà possibile.
L'IMRESSIONISMO PROPONEVA NELL'ARTE L'ATTENZIONE PER LA REALTA' CHE IL POSITIVISMO AVEVA GIA' ANNUNCIATO E SOTTOLINEATO
secondo incontro del Caffè filosofico
secondo incontro del Caffè filosofico
Alchimia
e psicologia del profondo
post della prof.ssa Pia Vacante
L'alchimia, lungi dall'essere la "vecchia chimica", come
molto spesso viene inadeguatamente definita, illustra le varie tappe di un
percorso archetipico che si compie all'interno dell'anima umana ed ha a che
fare con quello che C. G. Jung, padre, insieme a S. Freud, della moderna
psicologia, definiva processo di "individuazione". Riscoperta e
reinterpretata da C. G, Jung e da J. Hillman nella loro Psicologia del
profondo, questa antichissima disciplina altro non è che uno strumento insostituibile nell'indagine
dell'anima e dei processi che in essa si svolgono in vista dello spostamento dall'io al Sè e quindi
della propria autorealizzazione.
Che Jung considerasse l'immaginario alchemico una risorsa per la
pratica psicoanalitica è testimoniata da opere quali Psicologia e alchimia e
Mysterium coniunctionis.
"Se l'individuazione della nostra anima richiede il riconoscimento
dell'individualità dell'anima presente nelle cose (il concetto platonico di Anima mundi), è legittimo affiancare alla
psicologia il mondo dell'alchimia, giacchè non vi è così grande differenza tra
chi tentava di trasmutare metalli vili in oro e chi trasmuta anime sofferenti
in anime rasserenate, <indorate> di pace, verso l'armonia di psiche e
cosmo, di giudizio critico e fantasia estetica". J. Hillman, da Psicologia
alchemica.
L'incontro si svolgerà a scuola in aula Galilei il 22 febbraio dalle ore 15.30 alle ore 18.30
La partecipazione al seminario è gratuita ed è rivolta a tutti gli studenti del liceo Leonardo
venerdì 9 febbraio 2018
l'uomo e la macchina: quale libertà?
In un lontano giorno del 1778 il filosofo illuminista tedesco Gotthold Ephraim Lessing dichiarava: “Se Dio tenesse nella sua destra tutta la verità e nella sinistra il solo eterno impulso verso la verità, e mi dicesse: scegli! io mi precipiterei umilmente alla sua sinistra e direi: concedimi questa, Padre! La verità pura è soltanto per te!”.
Oggi, quando siamo più o meno tutti inconsciamente portati a sostituire l’onnipotenza di Dio con l’onnipotenza della tecnologia (Emanuele Severino: “Dio è il primo tecnico, la tecnica è l’ultimo dio”), io riformulerei le parole di Lessing così: Se la Macchina tenesse nella sua destra tutta l’efficienza e nella sinistra il solo eterno impulso verso il lavoro e mi dicesse: scegli!, io sceglierei la sinistra dicendo: concedimi questa, Signora!, l’efficienza pura è solo per te!
La mia tesi è molto semplice, afferma che l’essenza dell’uomo è la libertà, e che quanto più si promuove la libertà, tanto più l’essere umano fiorisce; quanto meno, meno.
L’identificazione dell’essenza umana nella libertà vale soprattutto per l’uomo occidentale, quello nato nell’antica Grecia e che queste parole di Eschilo definiscono al meglio. La regina dei persiani, Atossa, attende impaziente il ritorno dell’esercito dalla campagna di Grecia e siccome l’esercito tarda, inizia a interrogare il dignitario di corte su chi siano questi greci, se siano ricchi, forti, tecnicamente dotati nel tiro dell’arco e poi pone la domanda centrale: “Chi è il loro padrone?”.
Ecco la risposta che Eschilo, che combatté sia a Maratona sia a Salamina, le dà tramite il dignitario di corte: “Si vantano di non essere schiavi di nessun uomo, sudditi di nessuno”. Era il 472 a.C. e nasceva in Occidente il concetto di libertà …
Lungo la nostra storia la libertà ha avuto i suoi nemici e i suoi difensori, li ha avuti indifferentemente in tutti gli schieramenti: a destra e a sinistra, tra i credenti e non credenti, ma non ci sono dubbi, a mio avviso, che ha costituito il faro più luminoso del cammino della nostra società.
Ma come definire la libertà?
Per libertà intendo l’insieme di tre disposizioni: consapevolezza, creatività, responsabilità. La consapevolezza dice conoscenza, la creatività dice azione, la responsabilità dice esercizio di tale conoscenza e di tale azione in armonia con gli altri e con l’ambiente.
Se quindi la pienezza della vita umana si dà come vita libera in quanto consapevole, creativa e responsabile, ne viene che l’intelligenza artificiale di cui dotiamo le macchine che andiamo costruendo sarà tanto più da valutare positivamente quanto più promuoverà in noi consapevolezza, creatività e responsabilità, e sarà tanto più da valutare negativamente quanto più tali disposizioni verranno diminuite o addirittura inibite.
Iscriviti a:
Post (Atom)