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venerdì 30 dicembre 2016

Pasolini regista

Linguaglossa, 9 dicembre 2016

RIFLESSIONI SU PASOLINI E IL  SUO CINEMA

L’interesse di noi ragazzi è stato facilmente catturato da alcune sequenze del documentario Viaggio in India in cui Pasolini esprime le sue idee circa l’insegnamento scolastico, l’indottrinamento dei ragazzi e le loro aspirazioni future. I giovani, a parer suo, vanno lasciati sognare; devono essere loro stessi a saper decidere se a far per loro è più la vita di campagna o quella di città; proprio loro, e solo loro, sapranno quel che è più giusto imparare per la loro vita: ognuno deve avere le proprie aspirazioni, cosciente delle conseguenze positive e negative che determinate scelte potranno causare.
Anche la visione del film Accattone è stata un momento di maggiore vicinanza tra noi e l’intellettuale. Accattone ci ha permesso di constatare alcune differenze comportamentali ed abitudinali di donne ed uomini negli anni di Pasolini ed in quelli nostri. Pasolini che in tanti film ci mostra la bellezza dei corpi maschili accanto a quelli femminili, denuncia qui un rapporto uomo-donna segnato dal maschilismo, dallo sfruttamento, a cui le figure femminili del film reagiscono come possono: una donna sopraffatta dalla violenza che finisce in carcere, una madre di famiglia fortemente devota all’immagine padre a prescindere dal comportamento più o meno discutibile di questi, una donna ingenua che rappresenta la speranza del riscatto.
Oggi, ovviamente, tale stile di vita ci appare inaccettabile, quasi osceno. Ed è questo, sicuramente, un segno di progresso (da distinguere dal senso più negativo di “sviluppo”, per dire con il regista) della società. D’altronde una volta, bisogna anche ammetterlo, le famiglie erano molto più unite e longeve, ma a quale prezzo? È sicuro che valga la pena di vedere un coniuge sottomesso alle volontà dell’altro per l’unità familiare? Siamo certi che questa sia davvero una forma di rispetto, e non una di timore?
Il convegno, quindi, nonostante la complessità e qualche difficoltà logistica, è riuscito a lasciarci un segno ed anche qualche interrogativo utile a porci in una situazione tale da doverci confrontare anche con noi stessi.
Cosa vogliamo realmente dalla nostra vita? Quali sono le nostre aspirazioni? Teniamo alla nostra libertà? Qual è il nostro ideale di relazione perfetta?
Giuseppe Casale 5 E


La parte del convegno che più mi ha interessato è stata quella di Pasolini regista. Mi ha sorpreso che gli attori dei suoi film fossero quasi sempre persone comuni che appaiono per lo più reali e sincere, grazie alla loro spontaneità, all’uso del loro dialetto, ai caratteri tipici di ognuno. Anche il venire a conoscenza della cura di Pasolini per ogni dettaglio, dall’ordine dei propri copioni, di cui abbiamo potuto vedere qualche pagina battuta a mano con la macchina da scrivere, alla precisione delle sue inquadrature sono aspetti che non conoscevo di tale scrittore e artista. Inoltre la proiezione del primo film di Pasolini Accattone mi ha permesso di notare e comprendere meglio alcune caratteristiche della cinematografia  di Pasolini spiegate durante gli interventi dei relatori ascoltati nella mattinata. Non avevo mai visto un intero film in bianco e nero e, nonostante mi aspettavo un film lontano dalla realtà dei nostri giorni, ho invece riscontrato una vicinanza impressionante dei temi sociali, e sono riuscito a seguirlo con interesse.
Luciano Pagano 5 E

Molto interessante venire a conoscenza di come scegliesse gli attori per i suoi lavori, come nel caso del documentario Viaggio in India, in cui si affida all’istinto, alla somiglianza con quello che avrebbe dovuto rappresentare l’attore, più che al bell’aspetto, come spesso accade oggi. Diversi i ritmi del film, molto più lenti rispetto alla velocità a cui siamo abituati nei film dei nostri giorni, rispecchianti d’altronde la frenesia e la velocità della società attuale che non ha più il tempo per assaporare scene di immensi paesaggi, panoramiche di luoghi senza tempo ripresi in silenzio per focalizzare maggiormente il soggetto, un privilegio riservato ai tempi passati che ancora un po’ di tempo riuscivano a trovarlo. Erano inoltre scene semplici, sia per la mancanza degli strumenti odierni e con la loro infinita gamma di effetti speciali che possono produrre e sia per il diverso pubblico, un pubblico che si stupiva con poco a differenza del pubblico attuale, continuamente bombardato da input esterni ed esigente nei confronti del grande schermo che come prima sfida deve catturarne l’effimera attenzione.
Ciò che inoltre ho notato è stata la grande differenza anche linguistica con il tempo della cinematografia pasoliniana, dialetti stretti distanti dal parlare odierno e a tratti anche difficili nella comprensione. Questo mi ha portato a ragionare sulla diversa conoscenza dei nostri dialetti al giorno d’oggi, una volta simbolo di identità culturale e territoriale, oggi messi da parte nella prospettiva del progresso nazionale, come l’avrebbe giudicato Pasolini? Negativamente considerandolo una perdita di identità? Un segno di omologazione?

Sara Cozzubbo   5A

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