ALTRE NOTE DI DIARIO SULL'INCONTRO DEL 9 DICEMBRE:
Ciò che mi ha colpito maggiormente è stata
l’attualità delle questioni sollevate da questo particolare artista, in quanto
se già negli anni ’70 parlava di “mutazione antropologica”, omologazione, cosa
avrebbe pensato della società attuale in cui internet, social network,
globalizzazione, hanno annullato ogni distanza e reso tutti sempre più simili,
sempre meno diversi?
La sua visione del progresso infatti era
totalmente opposta alla visione generale, vedeva più a fondo nella cose,
riuscendo a scorgere aspetti ancora rimasti sconosciuti alla gente e il suo
intento era quello di gridarlo forte a tutti, rendere tutti consapevoli del
“rischio” a cui andavano incontro. Anche il documentario con le sue insistenti
domande poste alla gente semplice, ai lavoratori, aveva lo scopo di sollevare
il velo dell’apparente positività del progresso, mostrando l’altra faccia della
medaglia, spesso neanche considerata.
Ma soprattutto ad impressionarmi sono
stati il coraggio e la forza con cui
sempre sostenne le sue idee, per quanto controcorrente, “scomode”, le portò
sempre avanti finendo addirittura anche in carcere. Questo mi ha fatto molto
riflettere e ha fatto sorgere in me delle domande chiedendomi ad esempio se al
giorno d’oggi ci siano ancora dei giovani che sarebbero disposti a fare tutto
ciò per degli ideali, per i loro ideali. Ma, sappiamo ancora così chiaramente
cosa sono effettivamente degli ideali?
Con questo non intendo dire che l’incontro
mi abbia semplicemente lasciato un’amara considerazione del mio tempo, tuttavia
è innegabile che questo mi abbia permesso di guardare le cose con occhi diversi
o semplicemente “confermato” impressioni e idee che già avevo o che mi ero
fatta leggendo altri autori, suscitandomi inoltre curiosità nei confronti dei
libri di Pasolini dai quali mi tiene momentaneamente lontana solo il timore di
una grande crudezza nella rappresentazione di personaggi fin troppo reali.
L’unico modo per scoprire se sono davvero
così, non è che leggerli.
Sara Cozzubbo
5A
Conoscevo la figura di Pasolini a livello
scolastico: le coordinate spazio temporali del suo vissuto, le opere realizzate
e alcuni aspetti del suo stile, non di più. Studiando in maniera “astratta” la
personalità degli autori che ci vengono proposti, si viene a delineare nella
nostra mente, un’immagine visiva frutto degli aspetti che cogliamo con maggiore
interesse da libri, spiegazioni e analisi di opere. Tuttavia non si ha mai la certezza che tale
rappresentazione corrisponda a una vera conoscenza. La possibilità di ascoltare
gli interventi di studiosi esperti, per quanto complessi da seguire, ci
permette sicuramente di capire di più. Credo sia importante avvicinarsi con un
approccio diverso e incontrare la vera persona, l’uomo attraverso le sue opere
e nel caso di Pasolini ciò risulta interessante per la nostra formazione umana.
Ciò che mi ha colpito maggiormente è stata
la proiezione di una foro di Pierpaolo Pasolini, esposta per alcuni minuti e
che ho notato non appena siamo entrati nella sala. Una foto , spontanea, che presentava in primo piano il suo viso nel
quale spiccavano i grandi occhi blu, come il mare che lo circondava,
spalancati, mirati a descrivere la sua determinazione e il suo desiderio di
“denuncia” nei confronti della società. Apparentemente potrebbe sembrare una semplice
foto di un momento della sua vita, ma ha suscitato in me un sentimento di
grande stima nei confronti di un uomo che si è battuto per i propri ideali. Un
uomo controcorrente, che se pur di grandissima cultura, decise di opporsi alla
massificazione sociale, stando dalla parte del popolo e raccontando gli eventi,
i personaggi, le storie dal punto di vista degli umili, privilegiandoli a tal
punto da far sì che diventassero il punto di vista dell’intera sua opera.
Giulia Tomarchio 5 A
Non ho mai avuto un contatto diretto con le
opere di Pasolini, non nego che l’esperienza di incontro con questo autore e
regista nel convegno a lui dedicato di venerdì 9 dicembre ha suscitato in me
una certa curiosità verso questa figura e ciò che ci ha trasmesso, che non mi è
risultata poi così estranea. Ciò che mi ha profondamente colpito è stata l’esperienza
che Pasolini ebbe con il cristianesimo. Era un anarchico, un difensore dei
poveri, un ateo dichiarato, eppure ciò non ha definito linearmente il suo
essere, perché provò ad andare oltre ad esprimere se stesso e il suo bisogno
di speranza e di giustizia. Per questo
mise in discussione l’istituzione cattolica, non per offenderla, ma per capire
e far capire, per questo realizzò Il Vangelo secondo Matteo, dopo una intensa e
appassionata lettura del testo evangelico che lo coinvolse profondamente.
Pasolini è riuscito ad affascinarmi per aver ricercato un senso all’interno di
una società sottoposta al consumismo e all’omologazione, provando a non essere
passivo, ma protagonista, non in senso narcisistico. Pasolini è riuscito ad andare in fondo pur
ricevendo critiche e portando avanti battaglie inutili o quasi. La sua indole
analitica, evidente nel suo film/documentario sull’India ha dato vita a
qualcosa di oggettivo e veritiero che servisse a smuovere le coscienze e a
condannare il contesto sociale e politico ingiusto in cui si viveva. Le sue
parole e la sua opera hanno reso la verità troppo scomoda ma possono essere uno
stimolo per le giovani generazioni a mettersi in gioco e ad andare oltre le
apparenze senza abbandonarsi alla noia e al non senso.
Maria Elena Di Carlo 5 A
Nessun commento:
Posta un commento
scrivi qui il tuo commento, sarà visibile dopo l'approvazione