Il filosofo tedesco Hans Jonas (1903-1993), di origine ebraica, fu costretto dall’avvento del nazismo a emigrare prima in Inghilterra, poi in Palestina, quindi negli Stati Uniti.
Nell'opera Principio responsabilità (1979) propone un’«etica per la civiltà tecnologica».
La crescita smisurata del potere della tecnica, sostiene, rende necessario un nuovo imperativo categorico: «agisci in modo che le conseguenze della tua azione siano compatibili con la permanenza di un’autentica vita umana sulla terra». Formulazioni equivalenti sono: «agisci in modo che le conseguenze della tua azione non distruggano la possibilità futura di tale vita»; oppure: «non mettere in pericolo le possibilità di sopravvivenza indefinita dell’umanità sulla terra»; oppure ancora: «includi nella tua scelta attuale l’integrità futura dell’uomo come oggetto della tua volontà».
Questo imperativo si distingue da quello kantiano perché:
1) deve guidare non solo la sfera privata, ma anche e soprattutto la sfera pubblica (e Jonas è favorevole a un forte intervento dello Stato nelle questioni bioetiche);
2) ha, secondo Jonas, una fondazione metafisico-ontologica. Jonas infatti rifiuta il divieto di Hume (secondo cui non si deve passare dall’“è” al “dovrebbe essere”, cioè dai fatti ai valori) e afferma, in una prospettiva neoaristotelica, che vi è un “dover essere” intrinseco all’“essere”: la vita contiene in sé il fine della conservazione della vita.
Il Prometeo irresistibilmente scatenato, al quale la scienza conferisce forze senza precedenti e l’economia imprime un impulso incessante, esige un’etica che mediante auto-restrizioni impedisca alla sua potenza di diventare una sventura per l’uomo.
La consapevolezza che le promesse della tecnica moderna si sono trasformate in minaccia, o che questa si è indissolubilmente congiunta a quelle, costituisce la tesi da cui prende le mosse questo volume. Essa va al di là della constatazione della minaccia fisica.
La sottomissione della natura finalizzata alla felicità umana ha lanciato con il suo smisurato successo, che coinvolge ora anche la natura stessa dell’uomo, la più grande sfida che sia mai venuta all’essere umano dal suo stesso agire. Tutto è qui nuovo, dissimile dal passato sia nel genere che nelle dimensioni: ciò che l’uomo è oggi in grado di fare e, nell’irresistibile esercizio di tale facoltà, è costretto a continuare a fare, non ha eguali nell’esperienza passata, alla quale tutta la saggezza tradizionale sul comportamento giusto era improntata.
Nessuna etica tradizionale ci ammaestra quindi sulle orme del «bene» e del «male» alle quali vanno subordinate le modalità interamente nuove del potere e delle sue possibili creazioni.
La terra vergine della prassi collettiva, in cui ci siamo addentrati con l’alta tecnologia, è per la teoria etica ancora terra di nessuno.(...)
All’immodestia dei suoi (dell'utopismo) obiettivi, che mancano il bersaglio sotto il profilo sia ecologico che antropologico (com’è dimostrabile per l’uno e argomentabile filosoficamente per l’altro), il principio responsabilità contrappone il compito più modesto, dettato dalla paura e dal rispetto, di preservare all’uomo, nella residua ambiguità della sua libertà, che nessun mutamento delle circostanze può mai sopprimere, l’integrità del suo mondo e del suo essere contro gli abusi del suo potere.
H. Jonas,1979, Il principio responsabilità. Un’etica per la civiltà tecnologica,
a cura di P.P. Portinaro, Torino, Einaudi, 1993,
Prefazione, pp. XXVII-XXIX
Prefazione, pp. XXVII-XXIX
Manifesto del Fondo Ambiente Italiano, nato nel 1975 per la tutela dei beni naturali e storico-artistici |
PER RIFLETTERE:
Cosa significa l’affermazione:
«La terra vergine della prassi collettiva, in cui ci siamo addentrati con l’alta tecnologia, è per
la teoria etica ancora terra di nessuno» ?
Perché la responsabilità si contrappone all’utopia?
Esiste a tuo parere un punto di convergenza tra la posizione di Jonas e quella di Adorno e Horkheimer?
Quali differenze andrebbero invece evidenziate?
Prova a considerare il concetto di "civiltà" nelle diverse
prospettive filosofiche del Novecento a te note
(Freud, Scuola di Francoforte, Jonas, altri autori...)
Prova a considerare il concetto di "civiltà" nelle diverse
prospettive filosofiche del Novecento a te note
(Freud, Scuola di Francoforte, Jonas, altri autori...)
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