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martedì 16 ottobre 2012

La posta di Epicuro



Alcune studentesse
dell’Istituto Magistrale Regina Margherita di Palermo
rispondono al filosofo Epicuro 


Il prof. Santo Lombino, improvvisatosi  portalettere di circostanza, ha raccolto le risposte di alcune studentesse al filosofo Epicuro e alla sua





Il singolare scambio epistolare merita attenzione ed apre ad alcune riflessioni sulla felicità, sulla presenza del divino, sul compito morale dell'uomo.

In attesa che le missive vengano consegnate al destinatario, leggiamo cosa hanno scritto 
Martina,  Jessica, Marta, Giulia, Ylenia, Noemi



Mio caro Epicuro,

ti ringrazio davvero di cuore per questa tua lettera e devo confessarti di averla trovata molto interessante. Mi hai fatto riflettere su argomenti a cui prima non avevo dato grossa importanza e per questo ti sono debitrice. Tuttavia non sono certa di poterti dare del tutto ragione.
Vorrei, dunque, mostrarti il mio punto di vista così come tu l’hai fatto con me, e spero di poter far sorgere il medesimo interesse che ho provato io.
Innanzitutto vorrei darti il mio più pieno appoggio per quanto riguarda due punti della tua lettera. Trovo davvero giusto che filosofare non abbia età per l’uomo, poiché ciò quando si è giovani può aprire la mente all’individuo e farlo pensare già dall’inizio con la propria testa, mentre quando si è vecchi, credo che mantenga giovane la mente. Inoltre in ogni stadio della propria vita, l’uomo dev’essere in grado e avere il diritto di ricercare quella verità che possa renderlo migliore e felice.
L’altro punto era quello riguardante la morte. È proprio vero che temere questa non ha alcun significato, poiché da un lato fa comunque parte del percorso vitale, dall’altro essa arriva quando l’uomo non è più, mentre l’uomo c’è quando la morte per lui ancora non esiste.
Ciò che invece non mi rende del tutto convinta del tuo pensiero è l’opinione che hai su dei e Fato...... continua qui




1 commento:

  1. Epicuro ci fa riflettere su ciò che conduce al bene, inteso qui come equilibrio interiore e autonomia dal bisogno superfluo:
    "Consideriamo inoltre una gran cosa l'indipendenza dai bisogni non perché sempre ci si debba accontentare del poco, ma per godere anche di questo poco se ci capita di non avere molto, convinti come siamo che l'abbondanza si gode con più dolcezza se meno da essa dipendiamo. In fondo ciò che veramente serve non è difficile a trovarsi, l'inutile è difficile".

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