Molto ha esperito l’uomo
Molti Celesti ha nominato
da quando siamo un colloquio
e possiamo ascoltarci l’un l’altro
Friedrich Hölderlin
Il linguaggio è un Bene in un senso più originario. Esso concede il benestare – e questo significa: esso è la garanzia che l’uomo possa essere un ente storico, ossia aperto ad un destino...
Noi siamo un colloquio. L’essere dell’uomo si fonda nel linguaggio (Sprache); ma questo accade (geschieht) autenticamente solo nel colloquio (Gesprächt)»; e ancora: «Ma che cosa significa allora un ‘colloquio’? Evidentemente il parlare insieme di qualcosa. E’ in tal modo che il parlare rende possibile l’incontro. Ma Hölderlin dice:
‘da quando siamo un colloquio e possiamo ascoltarci l’un altro’.
Il poter ascoltare non è una conseguenza che derivi dal parlare insieme, ma ne è, piuttosto, al contrario, il presupposto
‘da quando siamo un colloquio e possiamo ascoltarci l’un altro’.
Il poter ascoltare non è una conseguenza che derivi dal parlare insieme, ma ne è, piuttosto, al contrario, il presupposto
M.Heidegger, La poesia di Hölderlin, Adelphi 1988
Non c’è momento della giornata in cui noi non siamo in colloquio: lo siamo sempre: con noi stessi, con gli altri, e, quando preghiamo, con Dio. Ma non è facile avere colloqui che abbiano significati profondi, e non superficiali, e che facciano del bene agli altri e a noi: soprattutto quando stiamo male.
Cosa fare, allora, per dare ai colloqui, che abbiamo nel corso della giornata, un’anima che ci salvi dalla routine e dalle abitudini: dalle chiacchiere che non portano da nessuna parte?
La sola risposta possibile è questa: in ogni colloquio dovremmo cercare, con pazienza, di immedesimarci nella interiorità delle persone, con cui ci incontriamo, ascoltandole e guardandole negli occhi; ma guardando anche dentro di noi quello che avviene nella nostra interiorità. Cosa, questa, che dovremmo cercare di fare in ogni circostanza della vita: se vogliamo essere di aiuto agli altri e a noi stessi.
Eugenio Borgna, Noi siamo un colloquio, Feltrinelli 1999
Queste tre riflessioni ci dicono che comunicare è soprattutto saper ascoltare e incontrarsi.
In questo sta il vero ben-essere, bene-stare.
L'uomo è una creatura pensante, e non trasmettere al mondo il suo pensiero lo renderebbe infelice. La comunicazione non deve necessariamente avere come canale l'aria: l'arte e la letteratura sono le espressioni più alte di comunicazione tra singolo e pluralità. Tuttavia, credo che vivere senza comunicazione sia difficile almeno quanto lo sia coglierne l'essenza più profonda. Ricordo di aver lavorato ad una Area di Progetto con la mia classe il cui tema era "Libertà di Comunicazione", e che tale lavoro fu terminato con notevoli sforzi ,perchè il soggetto aveva così tante sfaccettature da perdere costantemente di vista l'obiettivo principale. Alla fine di questa esperienza, l'insegnamento più importante per me è stato imparare a non sottovalutare o, ancora peggio, banalizzare il ruolo della comunicazione nella quotidianità. Non siamo un colloquio solo grazie alle parole, ma lo siamo attraverso le emozioni, i gesti, le sensazioni che riusciamo a trasmettere all'altro. Siamo tutti collegati da un Linguaggio Universale (altrimenti non si spiegherebbe perchè esseri parlanti lingue differenti riescano a comprendersi con l'empatia). Per vivere meglio, credo che dovremmo tutti riflettere sul nostro "essere interamente colloquio". Riflettere su questo tema regala una piacevole sensazione di benessere, ci si sente in armonia con l'altro, provare per credere!
RispondiEliminaMaria Grazia ha ragione, entrare in empatia con gli altri regala una impagabile sensazione di sollievo e serenità.
RispondiEliminaLeggete, ma soprattutto "ascoltate", questi versi di EMILY DICKINSON, trasmettono una leggerezza, quasi commovente, dell'essere:
Il dicibile e l'indicibile
Il mondo ha un volto d'arsura
per chi si ferma a morire.
Imploriamo rugiada:
anche la gloria ha un arido sapore.
Le bandiere tormentano un morente,
ma un piccolo ventaglio,
se mano amica l'agiti
rinfresca come pioggia.
Ch'io sia al tuo fianco, quando
La tua sete verrà,
per recarti la tessala rugiada
ed i balsami iblei.