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giovedì 25 ottobre 2012

Caro Epicuro, ecco il mio Dio






Caro Epicuro,
ho letto con attenzione la lettera che hai inviato a Meneceo e, da buon cristiano ma  con tutta la stima che ho per te, ti informo che non posso condividere la tua concezione della divinità. Tu ritieni che esistano diversi dei, che questi siano troppo occupati a curare se stessi per seguire le vicende umane ed intervenire sulla condizione morale del genere umano. Di conseguenza, dopo la morte non esiste nessun aldilà per l'essenza spirituale degli uomini e quindi nessuno deve temere la morte perchè la morte è nulla.

Ebbene, dopo anni di studi e riflessioni, è mia certezza di fede e ragione che esista una sola divinità e che Dio conceda in modo libero e consapevole a tutte le creature, specie agli uomini, l'esistenza e l'anima intellettiva, che è una sostanza immateriale ed immortale. Credo inoltre che l'essere umano oltre all'intelligenza possieda la volontà, che gli permette di realizzare gli obiettivi della sua natura che consistono nel vivere in società e svolgere un'attività intellettiva. In questo modo ciascun uomo realizza la funzione prevista nel disegno divino. Secondo me, quindi, in questa concezione della divinità e del rapporto tra essa e gli esseri umani, va considerato che l'anima è immortale.

Nel congedarmi da te, desidero ringraziarti per l'opportunità che mi hai offerto, attraverso la tue parole, di meditare ancora su ciò che più mi sta a cuore e di esporre la mia cristiana filosofia

Tommaso d'Aquino



per conoscere meglio

a cura di Diego Fusaro



Caro Epicuro,
ti scrivo poiché mi  viene tra le mani una lettera che tu tempo addietro scrivesti al caro Meneceo e che io ho ritrovato tra i documenti della biblioteca del monastero che mi accoglie. Sono Guglielmo, frate francescano nato ad Ockham, e durante il corso della mia vita come te mi sono dedicato alla filosofia per riuscire a capire dove risiede la verità e cosa si deve fare per raggiungerla. I parecchi secoli che ci separano sono stati portatori di grandi cambiamenti: oggi l’autorità religiosa e civile devono essere nettamente separate perché finalizzate a scopi diversi, così come diversi sono i campi della fede e della ragione. Ma il vero grande cambiamento è la presenza di uno e un solo ente superiore all’uomo, Dio. Nella tua lettera   mi ha colpito in particolare la parte riguardante gli dei e il movimento casuale degli atomi e ti prego di ascoltare le mie riflessioni.  
Mi trovi d’accordo sul fatto che non siamo noi a determinare la nostra vita e che essa è soggetta a continui cambiamenti ma non sono per nulla d’accordo sulle cause che determinano questo: è Dio che muove tutto e tutto determina per mezzo del suo amore e noi possiamo conoscere i progetti che lui ha per noi tendendo a lui attraverso la fede. Non si può pretendere di utilizzare la ragione, elemento del tutto umano, per capire qualcosa che va al di là del mondo, tuttavia essa è forte e sicura tra le cose della natura. L’uomo è forte solo se ha accanto a sé Dio, solo attraverso la fede, la volontà divina. Riassumo tutto con una sola espressione: Credo e comprendo. Credo per arrivare a Dio e comprendo solo per conoscere le cose terrene. “Frustra fit per plura quod potest fieri per pauciora entia non sunt multiplicanda praeter necessitatem”:  
Queste mie parole racchiudono il principio del valore della spiegazione più semplice, che infine si riduce al primato dell'individuo, come unica realtà su cui poggia tutto il sistema della conoscenza. È inutile fare con più ciò che si può fare con meno quindi  a parità di fattori la spiegazione più semplice è da preferire. Sono certo che tu capirai quanto era mia intenzione dire, questa lettera mi è cresciuta tra le mani e talvolta ho forse perso il filo....Non mi resta che augurarti di ottenere la felicità  abbandonandoti a Dio e facendo in modo che su di te agisca la sua volontà. Segui i miei consigli e otterrai la salvezza eterna. Che Dio ti benedica sempre.

Guglielmo




Continua l'immaginario scambio epistolare con Epicuro.

A scrivere la lettera a firma Tommaso d'Aquino è stata
Aurelia Nido

La lettera di Guglielmo di Ockham è invece di
Flavia Petrella

entrambe studentesse di 4 H


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