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martedì 4 marzo 2014

Hegel ad Heidelberg



Heidelberg, capitale della filosofia tedesca

Hegel insegnò filosofia dal 28 ottobre 1816 all' Università di Heidelberg. 
Qui, nel giugno del 1817 pubblicherà la sua opera più importante,  l'Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio.

Lascerà la città il 24 gennaio 1818, quando sarà nominato professore di filosofia nell' Università di Berlino. 



Ad Heidelberg una targa ricorda la casa che ospitò il filosofo durante la sua permanenza.

venerdì 28 febbraio 2014

Come il mondo vero finì per diventare favola






Il brano che segue è tratto dal Crepuscolo degli idoli, testo del 1888, 
una delle ultime opere di Nietzsche. 

Il tema è lo smascheramento della filosofia metafisica e, in particolare, del suo errore ontologico fondamentale: l’aver contrapposto “mondo vero” e “mondo apparente”.

1. Il mondo vero, attingibile dal saggio, dal pio, dal virtuoso, - egli vive in esso, lui stesso è questo mondo.
(La forma più antica dell'idea, relativamente intelligente, semplice, persuasiva. Trascrizione della tesi "Io, Platone, sono la verità").

2. Il mondo vero, per il momento inattingibile, ma promesso al saggio, al pio, al virtuoso ("al peccatore che fa penitenza").
(Progresso dell'idea: essa diventa più sottile, più capziosa, più inafferrabile - diventa donna, si cristianizza ... ). [A]

3. Il mondo vero, inattingibile, indimostrabile, impromettibile, ma già in quanto pensato una consolazione, un obbligo, un imperativo.
(In fondo l'antico sole, ma attraverso nebbia e scetticismo; l'idea sublimata, pallida, nordica, königsbergica). [B]

4. Il mondo vero - inattingibile. Comunque non raggiunto. E in quanto non raggiunto, anche sconosciuto. Di conseguenza neppure consolante, salvifico, vincolante: a chi ci potrebbe vincolare qualcosa di sconosciuto?...
(Grigio mattino. Primo sbadiglio della ragione. Canto del gallo del positivismo).

5, Il "mondo vero" - un'idea, che non serve più a niente, nemmeno più vincolante - un'idea divenuta inutile e superflua, quindi un'idea confutata: eliminiamola!
(Giorno chiaro; prima colazione; ritorno del bon sens e della serenità; Platone rosso di vergogna; baccano indiavolato di tutti gli spiriti liberi). [C]

6. Abbiamo tolto di mezzo il mondo vero: quale mondo ci è rimasto? forse quello apparente?... Ma no! col mondo vero abbiamo eliminato anche quello apparente!





Analisi del testo

In questo brano Nietzsche ripercorre le tappe fondamentali della storia di quello che per lui è un errore metafisico: dalla posizione del “vero mondo”, quello cui solo il saggio platonico può giungere, alla sua trascrizione in forma cristiana, fino alla sua caduta per gradi, come inattingibile alla mente umana, come consolatorio e infine come qualcosa di inutile, da eliminare.
[A] Rispetto al platonismo, per il quale al saggio (ma solo a lui) è dato di conoscere l’essere, nel cristianesimo si accentua l’idea dell’inaccessibilità del trascendente, promesso solo a chi raggiunge lo stato di beatitudine nell’aldilà. Con una metafora non felice, Nietzsche indica che l’idea metafisica “diventa donna”, si rende più sfuggente.
[B] La filosofia moderna, attraverso il richiamo alla conoscenza sensibile e le conseguenti aperture scettiche, comincia a mettere in crisi l’idea del mondo trascendente (“l’antico sole”) di cui tuttavia mantiene una traccia trasfigurata, come è il noumeno kantiano. Il riferimento a Kant si rileva con la citazione di Könisberg, sua città natale.
[C] Il positivismo basa la sua conoscenza solo su fatti accertati e dati sensibili, dunque esprime un’istanza antimetafisica. Esprime una nuova fase del pensiero (il “canto del gallo”) ancora incompleta.
[D] Il mondo apparente è appunto apparente solo in quanto si pone l’esistenza di un mondo “vero”, dotato di caratteristiche opposte; nel momento in cui viene meno il mondo cosiddetto vero, viene meno anche il mondo cosiddetto apparente; resta perciò un solo mondo, reale ed esistente: quello dell’esperienza sensibile. Perciò togliere di mezzo il “vero” mondo (vale a dire quello doppio inventato dalla metafisica) equivale a togliere di mezzo anche il mondo apparente. Subito dopo si dichiara aperta l’era di Zarathustra, colui che con le sue parole introduce una prospettiva capovolta rispetto a quella metafisica.

Da F. Occhipinti, Uomini e idee, vol. 3, Einaudi scuola, Milano, 2010, pp. 467-8, con modifiche.






video su RAI EDUCATIONAL






La Scuola di Atene



La filosofia ateniese in un capolavoro del Rinascimento

La Scuola di Atene è un affresco (770×500 cm circa) di Raffaello Sanzio, databile al 1509-1510 e situato nella Stanza della Segnatura, una delle quattro "Stanze Vaticane", poste all'interno dei Palazzi Apostolici.

Al centro del dipinto, le due figure di Platone ed Aristotele, colonne della filosofia occidentale.



martedì 25 febbraio 2014

RINVIO incontro sull'induismo




SI COMUNICA A TUTTI GLI STUDENTI INTERESSATI
CHE L'INCONTRO 
SULL'INDUISMO DEL CAFFE' FILOSOFICO 
DI GIOVEDI' 27 FEBBRAIO E' RINVIATO AL MESE DI MARZO.

DAREMO AL PIU' PRESTO NOTIZIA SULLA NUOVA DATA DELL'INCONTRO

lunedì 24 febbraio 2014

Destra e Sinistra per Bobbio


Sono trascorsi dieci anni dalla scomparsa del  filosofo torinese Norberto Bobbio, venti dalla pubblicazione di una delle sue opere più note, Destra e Sinistra.  

Proponiamo qui di seguito alcuni brani del testo sulle differenze tra destra e sinistra nel panorama politico. 

Uguaglianza e disuguaglianza, libertà, democrazia sono i concetti chiave della sua argomentazione.

Su questa proposta  è ancora aperto un dibattito che, al di là di schieramenti ideologici contrapposti per principio o per azione strumentale o modaiola,
aiuta a comprendere le istanze e le visioni del mondo delle due diverse posizioni politiche.


Una delle conquiste più clamorose, anche se oggi comincia ad essere contestata,
dei movimenti socialisti che si sono identificati almeno sino ad ora con la sinistra, da un
secolo a questa parte, è il riconoscimento dei diritti sociali accanto a quelli di libertà. Si
tratta di nuovi diritti che hanno fatto la loro apparizione nelle costituzioni dal primo
dopoguerra in poi e sono stati consacrati anche dalla Dichiarazione universale dei diritti
dell’uomo e da altre carte internazionali successive. La ragion d’essere dei diritti sociali
come il diritto all’istruzione, il diritto al lavoro, il diritto alla salute, è una ragione egualitaria.

Tutti e tre mirano a rendere meno grande la diseguaglianza tra che ha e chi non ha, o a
mettere in condizione un sempre maggior numero possibile di essere meno diseguali
rispetto a individui più fortunati per nascita e condizione sociale.

Ripeto ancora una volta che non sto dicendo che una maggiore eguaglianza è un
bene e una maggiore diseguaglianza è un male. Non voglio neppure dire che una
maggiore eguaglianza sia da preferire sempre e in ogni caso ad altri beni come la libertà, il
benessere, la pace. Attraverso questi riferimenti storici voglio semplicemente ribadire che
se vi è un elemento caratterizzante delle dottrine e dei movimenti che si sono chiamati e
sono stati riconosciuti universalmente come sinistra, questo è l’egualitarismo, inteso,
ancora una volta, non come l’utopia di una società in cui tutti gli individui siano eguali in
tutto, ma come tendenza a rendere più eguali i diseguali.

Se mi si concede che il criterio rilevante per distinguere la destra e la sinistra è il
diverso atteggiamento rispetto all’ideale dell’uguaglianza, e il criterio rilevante per
distinguere l’ala moderata e quella estremista, tanto nella destra quanto nella sinistra, è il
diverso atteggiamento rispetto alla libertà, si può ripartire schematicamente lo spettro in
cui si collocano dottrine e movimenti politici, in queste quattro parti:

a) all’estrema sinistra stanno i movimenti insieme egualitari e autoritari, di cui l’esempio
storico più importante,  tanto da essere diventata un’astratta categoria applicabile, ed
effettivamente applicata, a periodi e situazioni storiche diverse, è il giacobinismo;

b) al centro sinistra, dottrine e movimenti insieme egualitari e libertari, per i quali
potremmo oggi usare l’espressione “socialismo liberale”, per comprendervi tutti i
partiti socialdemocratici, pur nelle loro diverse prassi politiche;

c) al centro destra, dottrine e movimenti insieme libertari e inegualitari, entro cui
rientrano i partiti conservatori, che si distinguono dalle destre reazionarie per la loro
fedeltà al metodo democratico, ma, rispetto all’ideale dell’uguaglianza, si attestano e
si arrestano sull’uguaglianza di fronte alla legge, che implica unicamente il dovere da
parte del giudice di applicare imparzialmente le leggi;

d) all’estrema destra, dottrine e movimenti antiliberali e antiegualitari, di cui credo sia
superfluo indicare esempi storici ben noti come il fascismo e il nazismo.

 

            Va da sé che la realtà è più varia di questo schema, costruito soltanto su due criteri, ma si
tratta di due criteri fondamentali, che, combinati, servono a designare una mappa che
salva la contestata distinzione tra destra e sinistra, e nello stesso tempo risponde alla
troppo facile obiezione che vengono considerati di destra o di sinistra dottrine e movimenti
non omogenei come, a sinistra, comunismo e socialismo democratico, a destra, fascismo
e conservatorismo; spiega anche perchè, sebbene non omogenei, possano essere in
situazioni eccezionali di crisi, potenzialmente alleati.

 La spinta verso una sempre maggiore eguaglianza tra gli uomini è irresistibile. 
Ogni superamento di questa o quella discriminazione rappresenta una tappa, certo non necessaria, ma almeno possibile, del processo di incivilimento. Mai come nella nostra epoca sono state messe in discussione le tre fonti principali di diseguaglianza: la classe, la razza e il sesso. La graduale parificazione delle donne agli uomini è uno dei segni più certi dell'inarrestabile cammino del genere umano verso l'eguaglianza.


Norberto Bobbio, Destra e Sinistra, 1994 

il dibattito in corso

sabato 22 febbraio 2014

introduzione all'induismo



In attesa del prossimo incontro del 
CAFFE' FILOSOFICO
previsto per giovedì 27 febbraio
ore 15
aula Galileo Liceo Leonardo
dedicato alla filosofia induista




la prof.ssa Pia Vacante segnala la riflessione di 
Leandro Gullino, classe 4 G
su 



tutti gli incontri:
 
10/12/13 “ La cura dell’anima e i Greci” ( a cura della prof.ssa Vacante) 
14/01/14 “ L’Etica dei valori” ( a cura della prof.ssa Scandura ) 
18/02/14 “ Potere ed autorità” ( a cura del prof. D’Agostino ) 
27/02/14 “ L’ Induismo” ( a cura della prof.ssa Vacante) 
18/03/14 “ La filosofia della mente” ( a cura della prof.ssa Scandurra)


venerdì 21 febbraio 2014

NIETZSCHE: apollineo e dionisiaco

Nel saggio su La nascita della tragedia in Grecia (1872) Nietzsche inaugurò un nuovo modo di considerare la grecità, diametralmente contrario all'immagine romantica dominante. Secondo Nietzsche la vera grandezza dello spirito antico non sta nell'invenzione della filosofia classica ma nella tragedia, in cui si realizzò una temporanea sintesi fra le due componenti essenziali della spiritualità greca: lo spirito apollineo, razionalistico, armonico, formale, luminoso e lo spirito dionisiaco: estatico, creativo, oscuro. 

La via di Apollo è speculativa, spinge a cercare spiegazioni ed elaborare teorie, costruisce sistemi con cui cerca di esprimere il senso ultimo delle cose secondo misura e proporzione. La via di Dioniso è l'esatto contrario: l'accettazione ebbra della vita, l'esaltazione delle pulsioni energetiche e vitali, della salute, della giovinezza e della passione sensuale. "I due istinti, tanto diversi fra loro, vanno l'uno accanto all'altro, per lo più in aperta discordia, fino a quando, in virtù di un miracolo metafisico della volontà ellenica, compaiono accoppiati l'uno con l'altro, e in questo accoppiamento finale generano l'opera d'arte, altrettanto dionisiaca che apollinea, che è la tragedia attica". 

Il magico equilibrio fu rotto da Socrate e Platone che Nietzsche considerò "pseudogreci, antigreci, sintomi del decadimento, strumenti della dissoluzione greca". Con loro (e con Euripide nella tragedia) iniziò la prevalenza dell'apollineo a scapito del dionisiaco, la presunzione di poter racchiudere la vita in sistemi razionalistici (mentre, osserva Nietzsche, "ciò che si lascia dimostrare ha sempre poco valore").
"Socrate fu semplicemente un uomo a lungo malato", tanto ostile alla vita da desiderare più di ogni altra cosa la morte del suo corpo. L'esigenza di una metafisica che con lui nasce (e che fu poi pienamente espressa dal platonismo, dal cristianesimo e da tutta la storia della filosofia occidentale) è il frutto di una debolezza psicologica, di un disadattamento alla realtà che continua ancora oggi: la "spiegazione filosofica", qualunque essa sia è sempre un modo per non vivere, prendere le distanze dai fatti, evitare il coinvolgimento dell'azione". Il superuomo deve quindi recuperare la dimensione dionisiaca oscurata da due millenni di decadenza della civiltà occidentale, recuperare la libertà di pensiero dei filosofi presocratici (premetafisici) ed il senso (tragico ed intenso) della vita.
La polarità fra apollineo e dionisiaco può essere assunta anche in senso tipologico, come descrizione generale di due universali possibilità di vita, due tipi fondamentali di umanità. In questo senso, estrapolata dalle implicazioni irrazionalistiche teorizzate da Nietzsche, è stata recepita dal complesso della cultura contemporanea, divenendo un parametro di interpretazione largamente condiviso. Freud, ad esempio, ha visto nel dionisiaco la liberazione dell'istinto insofferente di ogni limite, "lo scatenarsi della sfrenata energia animalesca e divina". 

 Ubaldo Nicola, Atlante di filosofia




le altre fasi del pensiero di Nietszche:









                                                            LA MORTE DI DIO
testo e riferimenti



il nichilismo passivo e attivo





Valerio Verra, ordinario di Storia della filosofia all`Università Roma III, distingue il modo d’intendere il nichilismo passivo e attivo in Friedrich Nietzsche (Röcken, 15 ottobre 1844 – Weimar, 25 agosto 1900). 
Secondo Nietzsche il cristianesimo stesso non è altro che una volgarizzazione e indebolimento del platonismo, una forma di nichilismo passivo, sfociato nella legge morale di Kant e nell`utilitarismo ottocentesco.
Il nichilismo attivo, viceversa, è una sorta di contromovimento, che consiste nel riscoprire proprio quei valori che Platone, il Cristianesimo, Kant o l`Occidente avevano invece svalutato. È necessario pertanto un doppio rovesciamento, che non implica il ritorno alla natura, alla “grande illusione” di Rousseau, ma la sperimentazione di nuovi tipi di valori e di uomini.
In questo senso, se si chiedesse a Nietzsche come debba essere il “superuomo”, certamente risponderebbe di non essere in grado di dare una risposta, perché altrimenti non sarebbe nient`altro che un ingegnere intento a fabbricare, quindi appartenente a quella civiltà tecnologica che è un`espressione del mondo costruito dal nichilismo repressivo.


IL NICHILISMO NEI GIOVANI DI OGGI

di Umberto Galimberti
video 6'