«Quando
ci sono cambiamenti forti, cadono le statue; abbattute.
A Budapest,
l’amministrazione della città ha deciso di abbattere la statua di Gyorgy
Lukacs, grande e famoso pensatore marxista, che ha influenzato l’occidente
intero.
La repulsione per il tallone staliniano non consente evidentemente
sottigliezze da intellettuali. Le statue e i monumenti, però, sono la memoria
di pietra della propria storia e civiltà. Così, giù un monumento, su un altro,
che faccia vibrare le corde dell’orgoglio e possa rimanere negli occhi e nella
mente dei bambini, additati dagli adulti ad esempio.
Poco distante, allora, la
stessa amministrazione ha deciso di erigere un altro monumento: a Balint Homan.
Conoscevo Lukacs; non conoscevo Holman, che
non ha certo altrettanta fama in occidente, fuori dall’Ungheria, ma è
ben conosciuto in patria e dagli ebrei d’Europa.
Nazista, è stato responsabile
della loro deportazione dall’Ungheria verso i campi di sterminio»
Umberto
Pradella
di Martina Morabito, 5 I
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