post di Giovanni Cavallaro
classe 4I
Eva, Christian e Giose: una bambina e due genitori. “Sei come
sei”, romanzo di Melania Mazzocco, racconta le avventure e le disgrazie di tre
protagonisti, con un incalzante susseguirsi di riflessioni, dialoghi e
narrazioni. Benché i capitoli non siano
ordinati con una sequenza cronologica (la narrazione rimane più volte sospesa e
si arricchisce di digressioni e flashback) la lettura è molto lineare e il
contenuto davvero comprensibile (l’unica carenza, che non mi ha permesso una
completa comprensione, è stata la costante assenza di segni di interpunzione,
salvo virgole, punti, parentesi e trattini).
Si tratta di una famiglia normale che insieme cerca di
affrontare ogni avversità, restando sempre unita. Una famiglia normale che
costruisce la solidità della propria felicità attorno alla presenza di una
bambina, Eva. Una famiglia normale che, come tutte le altre, è anormale. Poiché
non esiste la “normalità”, piuttosto l’abitudinarietà, quella sì che esiste. E
basta spostarsi da un paese all’altro, da uno Stato all’altro, per esempio da
uno Stato occidentale ad uno orientale, due realtà completamente opposte e due
culture assai eterogenee, per capacitarsi dell’idea che il concetto di
normalità è soltanto una convenzione. Una famiglia nella quale due genitori dedicano
persino la loro anima per prendersi cura della loro figlia, e si privano già
alla sua nascita delle loro consuetudini col desiderio impellente di essere i
migliori tutori per la loro bambina.
Eva ha undici anni e già conosce il mondo. Conosce il dolore
della perdita, perché Christian ha avuto un incidente con la moto; conosce il
dolore dell’abbandono, quando Giose, esausto di aver lottato vanamente per il
riconoscimento e l’adozione di sua figlia, si ritira in una casa sugli
Appennini e scompare dalla vita di Eva; conosce la paura della colpevolezza per
aver spinto involontariamente Loris Forte sotto il treno. Eva cresce sana
nonostante abbia due padri. È felice e desidera vivere per sempre con loro. Ma
il fato, o destino, come lo chiama Giose, glieli ha strappati entrambi e adesso
vive con gli zii Michele e Sabrina.
Il libro è tutto incentrato a descrivere la quotidianità
della famiglia e la sua “normalità”. Ho voluto dedicare un paio dei miei giorni
a questo libro, conscio che avrei soltanto rafforzato la mia opinione, per
constatare, benché sia una storia inventata, che la genuinità dell’amore
genitoriale non tange in alcun modo con il sesso dei genitori e che, come ha
dimostrato il più grande studio realizzato sui figli di coppie omosessuali in
Australia, i nascituri non rimangono colpiti da alcuna devianza mentale e non
diventano menomati ma godono mediamente di una migliore salute e felicità.
Lo raccomando fermamente a chi ha voglia di conoscere e
comprendere, specialmente in un periodo come questo in cui chi ha il coltello
dalla parte del manico (politici, giornali e telegiornali) sfrutta la
volubilità e vulnerabilità mentale delle fasce meno accorte per accaparrare
consensi speculando sulla vita di enormi masse di genti, quali gay, immigrati e
a volte anche di donne.
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