Ti sei salvato perché eri il primo.
Ti sei salvato perché eri l’ultimo.
Perché da solo. Perché la gente.
Perché a sinistra. Perché a destra.
Perché la pioggia. Perché un’ombra.
Perché splendeva il sole.
Ti sei salvato perché eri l’ultimo.
Perché da solo. Perché la gente.
Perché a sinistra. Perché a destra.
Perché la pioggia. Perché un’ombra.
Perché splendeva il sole.
Per fortuna là c’era un bosco.
Per fortuna non c’erano alberi.
Per fortuna una rotaia, un gancio, una trave, un freno,
un telaio, una curva, un millimetro, un secondo.
Per fortuna sull’acqua galleggiava un rasoio.
Per fortuna non c’erano alberi.
Per fortuna una rotaia, un gancio, una trave, un freno,
un telaio, una curva, un millimetro, un secondo.
Per fortuna sull’acqua galleggiava un rasoio.
In seguito a, poiché, eppure, malgrado.
Che sarebbe accaduto se una mano, una gamba,
a un passo, a un pelo
da una coincidenza.
Che sarebbe accaduto se una mano, una gamba,
a un passo, a un pelo
da una coincidenza.
Dunque ci sei? Dritto dall’attimo ancora socchiuso?
La rete aveva solo un buco, e tu proprio da lì?
Non c’è fine al mio stupore, al mio tacerlo.
Ascolta
come mi batte forte il tuo cuore.
La rete aveva solo un buco, e tu proprio da lì?
Non c’è fine al mio stupore, al mio tacerlo.
Ascolta
come mi batte forte il tuo cuore.
Da questa poesia di Wislawa Szymborska, Benedetta Tobagi ha preso il titolo “Ascolta come mi batte forte il tuo cuore” del suo bel libro, pubblicato da Einaudi, che racconta la vita di Walter Tobagi, suo padre, giornalista del “Corriere della sera” e vittima del terrorismo.
un commento:
Questa poesia vale tutti i bivi, fortuiti o decisi, i capitomboli e
le giravolte del destino, gli stupori e le amarezze, spiega le infinite
combinazioni imprevedibili e casuali che la vita ci riserva. Dá voce al
mistero che la nostra volontà non sa né può spiegare, se non affidando
alla fede od alla divina Provvidenza gli imprevisti positivi o
catastrofici in cui tutti inciampiamo. Interpreta l'occasione mancata,
la fortunata combinazione di eventi, i millimetri che fanno la
differenza tra la vita e la morte, spesso nella nostra assoluta
inconsapevolezza ed impotenza. Briciole di fronte al caso, Dei
nell'illusione di giocare una buona partita grazie alla nostra abilità,
tentiamo schemi rassicuranti, ci accoccoliamo nell'idea che se qualcosa
ci va dritta è soprattutto grazie alla nostra volontà, parziale verità
che non può negare l'imprevedibile, né basta a dirci bravi, salvi,
sfortunati.
Perché a me? Ed io ho imparato a capovolgere la domanda: perché a
lui, lei? Attraverso il caso, la sottile linea tra sommersi e salvati e
mi domando spesso: perché a me è toccata la salvezza ed al compagno di
viaggio avverso la fine di ogni speranza? Non è questione di merito, non
di volontà, ogni caso, vale per ciascuno, indistintamente e
democraticamente, secondo la legge dei grandi e piccoli numeri, quella
secondo la quale è probabile che o é rarissimo che. Io mi son trovata
spesso nelle code di una campana, dove si calcolano gli eventi
impossibili ed è questa poesia a dare un senso logico a quel che logico
non è.
Manuela Terrana
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