Hannah Arendt considera il totalitarismo una nuova 
espressione politica, non un avvenimento storico imprevisto e 
imprevedibile, ma un’evoluzione intrinseca allo sviluppo della società 
moderna. Il totalitarismo è una potenzialità reale delle società 
contemporanee; esso è nato dalla crisi della democrazia nella Germania 
weimariana o dalle contraddizioni della rivoluzione comunista nel caso 
dell’Unione Sovietica e, pur essendo stato sconfitto in entrambe le sue 
manifestazioni, potrebbe rinascere nuovamente in una diversa struttura 
economico-politica.
Le origini del totalitarismo (1951) vuol essere un’opera di educazione politica e civile, un antidoto contro le potenzialità degenerative di qualsiasi regime politico contemporaneo che in nome di ideologie perverse possa trasformare completamente la società e l’umanità.
Le origini del totalitarismo (1951) vuol essere un’opera di educazione politica e civile, un antidoto contro le potenzialità degenerative di qualsiasi regime politico contemporaneo che in nome di ideologie perverse possa trasformare completamente la società e l’umanità.
L'opera di Hannah Arendt si propone di analizzare la nascita e i meccanismi di funzionamento dei regimi totalitari considerati come un frutto degenerato della società di massa.
 Il male della democrazia 
moderna riguarda la costante minaccia alla libertà causata dalla 
riduzione della politica ad attività amministrativa dei molti da parte 
di pochi, con la conseguenza della grave perdita dello spazio politico 
inteso come luogo di interazione tra cittadini liberi ed eguali (può 
essere richiamato il concetto di polis greca a cui la stessa 
autrice fa riferimento). Questa degenerazione della politica dimostra la
 costante depoliticizzazione del mondo contemporaneo in cui l’avvento 
della società di massa ha contribuito in maniera fondamentale 
all’emergere del totalitarismo.
La Arendt considera il totalitarismo come una forma di potere politico totalmente nuova rispetto a qualsiasi altra precedente come il dispotismo, la tirannide e la dittatura, poiché l’instaurazione del totalitarismo comporta la distruzione di tutte le tradizioni sociali, politiche e giuridiche del paese e la creazione di istituzioni completamente nuove.
Questo è stato possibile grazie alla manipolazione 
delle masse – digiune di conoscenze politiche ed estranee a ogni impegno
 in questioni di interesse pubblico – che hanno voluto credere alle 
promesse, a quella nuova cerchia di credenze subordinate alla volontà 
politica del partito.
I movimenti totalitari
 trovano un terreno fertile per il loro sviluppo dovunque ci sono delle 
masse che per una ragione o per l'altra si sentono spinte 
all'organizzazione politica, pur non essendo tenute unite da un 
interesse comune e mancando di una specifica coscienza classista, 
incline a proporsi obiettivi ben definiti, limitati e conseguibili.
L’ideologia è un fenomeno che si è pienamente 
dispiegato nel regime totalitario grazie alla sua pretesa capacità di 
spiegazione globale della realtà in grado di attribuire sempre un 
significato segreto a ogni avvenimento pubblico e un intento cospirativo
 a ogni atto politico.
Il totalitarismo può consolidarsi laddove le ideologie più elementari diventano efficaci nel loro appello alle masse attraverso la lotta di classe nella sua versione più superficiale e la supremazia razziale.
Il totalitarismo può consolidarsi laddove le ideologie più elementari diventano efficaci nel loro appello alle masse attraverso la lotta di classe nella sua versione più superficiale e la supremazia razziale.
L’ideologia totalitaria pretende di spiegare il corso della storia, i segreti del passato, le trame del presente e l’incertezza del futuro sulla base delle proprie dottrine e prescindendo da ogni accertamento fattuale.
L’indottrinamento dei soldati politici delle Ordensburgen 
naziste o nelle scuole del Comintern staliniste è in grado di costruire 
un mondo fittizio ma logicamente coerente alle leggi dell’evoluzione 
storica. Il totalitarismo “è incurante verso tutte le leggi positive 
persino per le proprie… perché promette di liberare l’adempimento della 
legge dall’azione e dalla volontà dell’uomo” (ivi, p. 636).
Il posto del diritto positivo è assunto dal terrore totale che ha il compito di tradurre in realtà la legge di movimento della storia o della natura. La polizia segreta è lo strumento fondamentale del controllo sociale, trasformando la società in un sistema di spionaggio permanente e onnipresente in cui tutti sono sorvegliati e tutti sono spie.
Il posto del diritto positivo è assunto dal terrore totale che ha il compito di tradurre in realtà la legge di movimento della storia o della natura. La polizia segreta è lo strumento fondamentale del controllo sociale, trasformando la società in un sistema di spionaggio permanente e onnipresente in cui tutti sono sorvegliati e tutti sono spie.
 
 
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