E' il Natale del 1916, l'Italia è in guerra da un anno. Giuseppe Ungaretti è a Napoli per una licenza militare, ha da poco lasciato i compagni al fronte, nella mente solo il dolore per la morte di tanti uomini per una guerra inutile.
Il poeta frantuma i versi, quasi a dare l’impressione di un singhiozzo. E' il ritmo della tristezza, di una solitudine cercata davanti al caminetto fumante che accompagna il peso di emozioni e pensieri.
E' un appello accorato per sfuggire alla festa di chi non può comprendere tanta profonda sofferenza.
Anche questo può essere il Natale. Chissà per quanti nel mondo è ancora così....
NATALE
di Giuseppe Ungaretti
Non ho voglia
di tuffarmi
in un gomitolo
di strade
Ho tanta
stanchezza
sulle spalle
Lasciatemi così
come una
cosa
posata
in un
angolo
e dimenticata
Qui
non si sente
altro
che il caldo buono
Sto
con le quattro
capriole
di fumo
del focolare
Napoli, il 26 dicembre 1916
di Giuseppe Ungaretti
Non ho voglia
di tuffarmi
in un gomitolo
di strade
Ho tanta
stanchezza
sulle spalle
Lasciatemi così
come una
cosa
posata
in un
angolo
e dimenticata
Qui
non si sente
altro
che il caldo buono
Sto
con le quattro
capriole
di fumo
del focolare
Napoli, il 26 dicembre 1916
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