La filosofia è certamente e principalmente una disciplina discorsiva nata nell'alveo dell'oralità greca ma è pur vero che le sue argomentazioni vanno coltivate anche con percorsi razionali e "cammini del pensiero". Questo esercizio ci permette di muoverci al suo interno con inaspettata capacità maieutica, ed infine di abitarla e di sentirci "a casa nostra".
Ecco la mia proposta per presentare la filosofia di Spinoza per mappe concettuali tematiche
Si
è riaccesa la protesta in Ucraina e le strade del centro di Kiev si
sono ancora macchiate di sangue. Almeno 15 persone sono rimaste uccise
nella battaglia tra polizia e manifestanti svoltasi il 18 febbraio nel
cuore della capitale. Oggi si parla addirittura di 100 morti, uno stato di guerra. Un appello gira nella rete in cerca di solidarietà
Le
violenze sono scoppiate la mattina, quando un cordone di agenti ha
impedito a un corteo di migliaia di dimostranti di avvicinarsi al
Parlamento, dove si sarebbe dovuta discutere una riforma costituzionale
chiesta dall'opposizione per ridurre i poteri del presidente. Da tempo c'è in campo il contrasto tra chi vuole accordi con l'Unione europea e chi, come il presidente, vuole rimanere fedele alla Russia e a Putin. Non è
chiaro chi abbia iniziato gli scontri. Fatto sta che i combattimenti si
sono presto propagati in altri punti del centro di Kiev.
La spiegazione dell'evoluzione di Darwin-Wallace, nota come teoria
dell'evoluzione per selezione naturale, può essere così riassunta:
fra gli individui di una stessa specie vi è grande
variabilità genetica (che si manifesta in piccole differenze nei caratteri,
quali corporatura, altezza, pigmentazione della pelle, colore degli occhi ecc.);
le variazioni individuali devono essere ereditabili,
perché i figli sono simili ai genitori;
tutti gli organismi tendono a moltiplicarsi, ma
l'ambiente non permette una crescita indiscriminata, per cui le dimensioni di
una popolazione sono frenate dalla mortalità (selezione naturale);
sopravvivono e si riproducono più facilmente gli
individui che hanno raggiunto un migliore adattamento all'ambiente in cui
vivono, e che quindi sono favoriti nella lotta per l'esistenza;
con questi meccanismi, le specie nel tempo si
evolvono, dando origine a nuove specie.
LA LOTTA PER L'ESISTENZA conduce ad una SELEZIONE NATURALE per caratteri vantaggiosi, lenta e graduale. Quando le variazioni si accumulano, con la TRASMISSIONE EREDITARIA si passa da una specie all'altra.
Darwin conosceva le tecniche della selezione
artificiale, il mezzo attuato da secoli da allevatori e coltivatori per
migliorare le razze economicamente utili, e ipotizzò che un meccanismo
simile
potesse verosimilmente agire anche in natura.
Non conosceva invece le
leggi
dell'ereditarietà (gli studi di Mendel, suo contemporaneo, passarono
quasi
inosservati fino ai primi del '900) e non seppe quindi spiegare in
particolare come si origina la variabilità di caratteri (sia fisici, sia
comportamentali) sulla quale avrebbe dovuto agire la selezione
naturale.
La teoria dell'evoluzione ha comunque il merito di aver
sottolineato che i nuovi caratteri si originano indipendentemente dall'ambiente
(cioè non è l'ambiente a creare nuovi caratteri, come sosteneva Lamarck), ma,
una volta comparsi, sono selezionati dall'ambiente.
L'evoluzione è quindi
diretta dalla selezione naturale, ma procede in modo casuale.
Questa casualità va interpretata nel senso che le variazioni non si producono necessariamente come una risposta diretta alle condizioni ambientali, non sono cioè di per sè "utili" alla sopravvivenza.
Ogni caratteristica può rivelarsi vantaggiosa a seconda delle circostanze, ma non è da esse determinata. L'esempio della giraffa spiega meglio la differenza tra Lamarck e Darwin in merito a questo aspetto dell'evoluzione. Di conseguenza, se per Lamarck tutto è già scritto nell'ambiente e volto all'utile delle specie, per Darwin nella variazione dei caratteri nulla è scontato: la biologia e la genetica troveranno proprio in questa teoria "aperta" alle varie spiegazioni il quadro scientifico di riferimento.
La teoria dell'evoluzione ebbe infatti grande impatto sul
pensiero dell'800 e, in particolare, sulla biologia, di cui rimane ancora oggi
una delle teorie unificatrici, perché permette di spiegare e di organizzare in
modo logico tutte le conoscenze delle diverse discipline.
Gli studi di Darwin svilupparono gli spunti forniti da dottrine
in precedenza elaborate in ambito geologico (Lyell) e demografico-economico
(Malthus).
Secondo il principio dell'attualismo del geologo inglese C. Lyell
(1797-1875) il modellamento della Terra è il risultato non di immani catastrofi,
come terremoti o eruzioni gigantesche, ma di forze naturali lente e continue,
sempre all'opera. Analogamente, in campo biologico piccole variazioni di forma
da una generazione all'altra avrebbero potuto formare, nel corso del tempo
geologico, tutte le specie animali e vegetali che conosciamo.
Secondo la teoria
demografica dell'economista inglese T. Malthus (1766-1834), le popolazioni umane
tendono a crescere in progressione geometrica, mentre le risorse alimentari in
natura crescono in progressione aritmetica, comportando una scarsità di risorse
a danno degli individui più deboli, che soccombono. Da qui l'dea di una continua
lotta per l'esistenza, generalizzabile a tutti gli organismi viventi, e il cui
risultato sarebbe quello di favorire i più adatti (selezione naturale).
La teoria dell’evoluzione presentata nell'Origine della specie (1859) di Darwin ha prodotto una
rivoluzione in campo biologico di importanza pari a quella causata
dalla teoria copernicana in astronomia. Per millenni l’uomo aveva
pensato che la Terra fosse al centro dell’Universo: Copernico le tolse
questa posizione privilegiata, dimostrando che la Terra ruota intorno al
Sole.
Le idee di Darwin furono all’origine di un analogo
capovolgimento in campo biologico. Secondo la sua teoria l’uomo non è,
come fino ad allora si era ritenuto, il centro del mondo vivente e gli
animali e le piante non sono stati creati per appagare i suoi bisogni;
l’uomo è solamente il risultato finale di un lungo cammino evolutivo
iniziato con la comparsa della vita sulla Terra.
Sarà un sostenitore della teoria di Darwin, Ernst Haeckel, a coniare il termine ecologiaper indicare la scienza complessiva dei rapporti tra l'organismo e l'ambiente, studiando proprio le condizioni in cui si svolge la lotta per l'esistenza.
Il personaggio rivoluzionario di Galileo presentato dal prof. Piero Romano agli studenti del Liceo Leonardo. Un incontro in cui astronomia, filosofia, fisica e letteratura si fondono in un unico corpus.
Ho visto Venere bicorne / Navigare soave nel sereno. /Ho visto valli e monti sulla Luna/ E Saturno trigemino/ Io Galileo, primo fra gli umani;/ Quattro stelle aggirarsi intorno a Giove,/ E la Via Lattea scindersi/ In legioni infinite di mondi nuovi./ Ho visto, non creduto, macchie presaghe/ inquinare la faccia del Sole./ Quest’occhiale l’ho costruito io,/ Io ne ho polito i vetri, io l’ho puntato al Cielo/ Come si punterebbe una bombarda./ Io sono stato che ho sfondato il Cielo/ Prima che il Sole mi bruciasse gli occhi. Primo Levi, Sidereus Nuncius (11 Aprile 1984)
Queste le parole con cui Primo Levi interpreta la missione di Galileo e il complesso rapporto tra scienza e potere che accompagnarono il Sidereus Nuncius, opera dello scienziato pisano pubblicata il 13 marzo 1610.
Dopo quell’anno, la volta celeste non fu più considerata il luogo incorruttibile e immutabile verso cui gli uomini avevano sempre volto lo sguardo: essa muta, deperisce, si trasforma. Il telescopio messo a punto da Galileo metteva in evidenza un cielo che appare sempre più complicato, disordinato, al punto da risultare per alcuni uno strumento sacrilego e profanatore dell’antico firmamento. Cosi come afferma Primo Levi, i libri sono dei nomadi: ciò vale anche per il Sidereus Nuncius, il quale sfugge dai confini propriamente astronomici per abbracciare polemiche, discussioni e suggestioni di tipo politico, filosofico e sociale.
È proprio sull’ Annuncio Sidereo che verte la disamina condotta dal professore Piero Romano, proposta ad alcune classi quarte del liceo lo scorso 27 gennaio. Contestualizzando l’opera all’interno di un periodo storico segnato dalle censure dell’Inquisizione romana e dalla visione aristotelico-tolemaica dell'universo dominante nel mondo accademico, il professore ci presenta Galileo come l'uomo rivoluzionario da cui prende avvio la scienza moderna. Viene inoltre messo in rilievo il valore letterario dell’opera, che ci offre una descrizione minuziosa delle osservazioni effettuate e rende al contempo partecipe il lettore, catturato sin dall'inizio dallo stile letterario scorrevole ma raffinato ed elegante. Durante la lezione l’attenzione viene focalizzata principalmente sull’aspetto tecnico del telescopio e sulle rivoluzionarie scoperte con esso effettuate. La prima scoperta è quella dell’ irregolarità della superficie lunare, caratterizzata da avallamenti e monti, scoperta destinata a stravolgere l’idea tradizionale di astro perfetto.
Per arrivare a tale conclusione Galileo compie diverse osservazioni svolte in sette diverse notti, le prime sei fra il 30 novembre e il 18 dicembre 1609, l’ultima il 19 gennaio 1610. La sera del 15 gennaio dello stesso anno si rivela decisiva per un’altra formidabile scoperta: i satelliti di Giove. Il “nuovo Colombo” osserva che Giove è dotato di quattro satelliti, definiti in seguito stelle medicee. Oltre ai satelliti di Giove, lo scienziato pisano individua, grazie al suo occhiale, una “moltitudine di stelle fisse” – cosi come egli stesso riporta in una epistola- definendo quella che è la Via Lattea. Con questa scoperta l’infinità dell'universo, proposta qualche anno prima da Giordano Bruno, sembra addirittura prospettarsi "osservabile" tramite le lenti galileiane, “che fanno vedere vicine le cose lontane”. Il telescopio permette ancora a Galileo di scoprire la verità sulla natura tricorporea di Saturno, ipotizzando un anello che ruota attorno al misterioso pianeta. Questa scoperta verrà presentata sotto forma di anagramma all’astronomo Keplero e rappresenta il primo caso di finzione enigmistica applicata all’astronomia. Importanti sono anche le osservazioni galileiane sulle fasi di Venere e sulle macchie solari. Soprattutto quest’ultimo contributo aggiunge un ulteriore e decisivo tassello a favore della costituzione copernicana dell’universo.
La disamina del prof. Romano sottolinea il ruolo rivoluzionario dell' occhiale galileiano: il suo avvento sulla scena del mondo aiutò a smuovere e rovesciare le vecchie concezioni. La Luna vista con il telescopio appare altrettanto montuosa della Terra; Giove ha le sue lune come la Terra e il Sole, con le sue macchie, è corruttibile al pari della Terra. Dunque la Terra è un pianeta come gli altri e, come Venere, si muove intorno al Sole. Ne consegue che tra mondo sublunare e celeste o lunare (come prospettato dal dualismo fisico di Aristotele) non vi sarebbe alcuna distinzione, in quanto entrambi sono dotati della medesima sostanza ed unica deve essere la scienza fisica che di essi si occupa.
Di conseguenza il cielo a cui gli uomini si rivolgono non è più il luogo incorruttibile sede dei beati, bensì un nuovo cielo, caratterizzato dalla stessa corruttibilità e mutevolezza della Terra. La Terra, a sua volta, non è più il luogo privilegiato che pone l'uomo al centro dell'universo (concezione antropocentrica oltre che geocentrica), ma un pianeta simile ad altri pianeti all’interno di un sistema formato da una moltitudine di corpi.
Che ruolo occupa l’uomo in questo “spazio infinito”? Non è più al centro dell’universo,ma rappresenta una sua parte infinitamente piccola. Sarà per questo meno siginificativa la sua presenza? E' qui che la scienza avviata da Galileo conduce alla filosofia.
Lo smarrimento dell’uomo di fronte l’immensità dell’universo sarà al centro della riflessione di Blaise Pascal. Egli ritiene che l’uomo sia in una posizione di medietà fra l’immensamente grande e l’immensamente piccolo. Tuttavia la grandezza dell’uomo sta proprio nel rendersi conto della sua piccolezza di fronte all'infinito.
“L’uomo è solo una canna, la più fragile della natura, ma una canna che pensa. Non occorre che l’universo intero si armi per annientarlo; un vapore, una goccia d’acqua bastano a ucciderlo. Ma, quand’anche l’universo lo schiacciasse, l’uomo sarebbe pure sempre più nobile di quel che lo uccide, perché sa di morire, e la superiorità che l’universo ha su di lui; mentre l’universo non sa nulla. Tutta la nostra dignità consiste dunque nel pensiero. È con questo che dobbiamo nobilitarci e non già con lo spazio e il tempo che potremmo riempire. Studiamoci dunque di pensare bene: questo è il principio della morale.”(pensiero 347)
Il nuovo cielo di Galileo apriva così altri orizzonti, e non solo per la fisica e l'astronomia. Dopo Pascal, anche Kant ed Hegel cercheranno di dare un senso al ruolo e al posto dell'uomo nella natura, ci consegneranno nuove interpretazioni, nuove prospettive di riflessione.
Sotto il nuovo cielo, insomma, nulla sarà più come prima.