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mercoledì 18 novembre 2020

il pianto e il riso di Eraclito e Democrito

 "Una antica tradizione, che risale almeno al I secolo a.c. contrappone al riso di Democrito, il pianto di  Eraclito. Questo atteggiamento opposto esprime l'alternativa di fronte al "mondo" e alla "vita": di fronte all'assurdità e mancanza di senso del mondo e alla follia degli uomini, il pianto di Eraclito esprime pietà e  disperazione per la loro condizione, il riso di Democrito esprime invece ironia, intesa come incapacità di prendere sul serio tutto ciò per cui gli uomini si affannano, soffrono e gioiscono.


Bramante, affresco, Eraclito e Democrito, 1477
Se opposta è la scelta dei due, la via della pietà e del pianto e la via dell'ironia e del riso, alla base di questa scelta vi è la medesima constatazione: la nullità della vita umana, il suo essere priva di senso, queste figure sono quindi complementari, l’uno ride e l’altro piange di fronte alla insensatezza dei comportamenti e delle illusioni degli uomini [...] 
                                                                                                            Gianfranco Marini continua qui


Democrito avrebbe da ridere se fosse in terra, qui con noi 

«si foret in terris, rideret Democritus»

Orazio, Epistole

7 commenti:

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  2. Donato Bramante fu un pittore e un architetto rinascimentale. In questo topos figurativo, Bramante ritrae Eraclito e Democrito ponendoli l'uno di fronte all'altro, con il primo piangente e il secondo sorridente.
    Per il filosofo Seneca, Democrito viene rappresentato felice poiché nella vita bisogna sopportare tutto con indulgenza, per questo motivo colui che sorride ottiene risultati migliori rispetto a colui che si angoscia. Eraclito, infatti, condivideva e compiangeva le angosce e i fallimenti degli uomini, a differenza di Democrito che rideva del loro continuo affannarsi.
    Lo scrittore Luciano di Samosata, nel dialogo intitolato “Vendita di vite all'incanto”, immaginò che Eraclito piangesse il destino degli uomini che non possono sottrarsi al potere del divenire e agli ignoranti che non sono in grado di comprendere il logos; la saggezza del filosofo Democrito, invece, lo rende capace di ridere in modo lucido, consapevole di come in un mondo nato nella confusione gli sforzi umani non servono a nulla.
    Il pittore rappresenta anche un mappamondo, questo infatti simboleggerebbe il teatro delle passioni umane. I carri posti alle spalle dei due filosofi sono quelli di Saturno e Giove infatti, allegoricamente, Eraclito rappresenterebbe l’umore “saturnino”, cioè chiuso e malinconico, e Democrito quello “gioviale”, aperto e allegro.
    Mentre nell’opera di Bramanti i due filosofi si relazionano tra loro, nell’opera di Pieter Paul Rubens vengono rappresentati dandosi le spalle, come ad indicare un distacco fra i due. Eraclito assomiglia quasi ad un monaco infelice che tiene i pugni serrati; Democrito indossa un vestito rosso, tiene le braccia aperte, ride e punta l'indice sul globo che regge. Democrito si apre quindi alla realtà mentre Eraclito è chiuso in sé stesso, ciò può essere interpretato anche come opposizione tra il Medioevo (disprezzo del mondo e la chiusura in sé stessi) e la modernità (curiosa e aperta alla vita).
    A differenza di Bramante e Rubens, il pittore José de Ribera ritrae Democrito come un anziano con vestiti strappati e con un sorriso enigmatico, tra le mani tiene un foglio bianco e sul tavolo giace una penna. Probabilmente questo rappresenta il nulla e la follia del mondo degli uomini, che viene simbolizzata dalla follia del filosofo: la ragione viene dalla sua follia.
    Raffaello, nella sua opera “La scuola di Atene”, dipinge i filosofi più conosciuti e popolari della storia, impegnati a discutere tra loro. In questo affresco Eraclito è rappresentato sui gradini con un volto ipercritico e scontroso; Democrito indossa un mantello rosso. Nonostante quest’ultimo fosse ateo (considerava che l'anima fosse un aggregato di atomi, quindi mortale), viene dipinto nella biblioteca del Papa.
    Morgana Di Maria 3E

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  3. BRAMANTE
    Bramante raffigura Eraclito sul lato sinistro mentre piange e Democrito sul lato destro mentre ride. Il pittore, nel raffigurare i due filosofi, si ispira a una tradizione iconografica di cui ci dà testimonianza il vescovo Sidonio Apollinare: già nel V secolo in molti edifici erano rappresentati Eraclito mentre piange e Democrito mentre ride. Il filosofo Seneca collega al pianto di Eraclito e al riso di Democrito un modo diverso di affrontare le vicende umane. Eraclito condivide e compiange i fallimenti dell’uomo, invece Democrito ride delle loro fatiche vane e inutili. Seneca invita a seguire l’esempio di Democrito e quindi di non prendere troppo sul serio la vita. In età rinascimentale si credeva che gli astri influenzassero il carattere delle persone e il loro umore, per questo motivo il mappamondo e i carri di Saturno e Giove, raffigurati alle spalle dei filosofi nel dipinto di Bramante, alludono all’umore “saturnino” di Eraclito e l’umore “gioviale” a quello di Democrito.
    RUBENS
    Rubens dipinge i due filosofi in due quadri distinti ma complementari. Eraclito a sinistra e assume le sembianze di un monaco infelice, avvolto in un saio scuro e con i pugni serrati. Democrito a destra con un elegante vestito rosso, le braccia aperte e l’indice che punta il globo. Per Rubens solamente Democrito si relaziona con la realtà aprendosi con essa. Mentre Eraclito è chiuso in sé stesso. L'opposizione tra i due filosofi diventa metafora dell’opposizione tra il Medioevo, caratterizzato dal disprezzo e dalla chiusura, e la modernità, che è invece aperta alla vita.
    RIBERA
    Ribera, al contrario di Rubens e Bramante, introduce un capovolgimento. Egli rappresenta Democrito come un vecchio che indossa vestiti strappati e un sorriso enigmatico sul volto. Il sorriso quasi inquietante rispecchia il foglio vuoto che il filosofo tiene in mano. Il sorriso del filosofo perde il distacco di fronte all’inesistenza del mondo. Si passa così dalla follia del mondo e degli uomini, alla follia del filosofo. Quindi per Ribera anche Democrito diventa malinconico e nasconde il pianto sotto il suo sorriso.

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  4. L’arte ci è spesso utile per comprendere i diversi punti di vista riguardo un determinato argomento; infatti in questo caso, molteplici artisti passati hanno deciso di esprimere il loro parere sulle particolari personalità di Eraclito e Democrito, due importanti filosofi, messi a paragone proprio per il loro carattere.
    Bramante ad esempio, appartenente all'età rinascimentale, legge questo contrasto tra i due, alla luce del dibattito sull'influenza degli astri sull'umore delle persone: nella sua opera “Eraclito e Democrito”, raffigura al centro, un mappamondo simboleggiante il teatro di tutti i comportamenti umani, mentre nel fregio alle spalle dei personaggi, i carri allegorici di Saturno e Giove; di conseguenza Eraclito rappresenterebbe l’umore saturnino, cioè chiuso e malinconico, mentre Democrito, il quale ride spensieratamente, l’umore gioviale, quindi aperto e allegro. Anche Seneca riprende questo concetto, poiché colloca il pianto del primo e il riso del secondo al loro diverso atteggiamento davanti alle vicende e ai teatri umani: Eraclito pertanto piange i fallimenti degli uomini, mentre Democrito ride del loro continuo ed insensato affanno; perciò il pianto allude al turbamento, mentre la risata all'ironia, ed è proprio quest’ultima strada che Seneca consiglia di seguire, non prendendo troppo sul serio la vita. Artisticamente, i due personaggi sono comunque seduti l’uno di fronte all'altro e intenti in un discorso: ciò simboleggia l’apertura dei due filosofi nei confronti della realtà, concezione la quale tuttavia cambierà per un artista che vedremo in seguito.
    Infatti, il pittore fiammingo Rubens non rappresenta più entrambi i personaggi in relazione con la realtà, bensì ritrae solo Democrito rivolto ad essa, mentre Eraclito è chiuso in sé stesso, manifestando angoscia e malinconia: questo contrasto diventa dunque emblema dell’opposizione tra il Medioevo, caratterizzato dal disprezzo del mondo da parte dell’uomo, e la modernità, quindi la curiosità e l’apertura mentale; proprio per tal motivo il pittore raffigura sì, i due filosofi nella stessa opera, ma come se appartenessero a due quadri separati, al fine di rimarcare questa contrapposizione.
    Anche Raffaello Sanzio, nella sua opera “La scuola di Atene” propone lo stesso modello di Eraclito raffigurato da Rubens, nonostante sia vissuto molto tempo prima di quest’ultimo. Tra la stragrande varietà di filosofi illustrati nel dipinto, notiamo come tutti sono intenti a parlare tra loro e a confrontarsi. Eraclito invece è ritratto da solo, pensante, trasmettente sempre una sensazione malinconica e solitaria: probabilmente Eraclito non considera il suo messaggio e le sue parole adatte a tutti per essere comprese, poiché considera la maggior parte degli uomini “dormienti”, e per tal motivo si chiude in sé stesso, dedicandosi alla completa riflessione.
    Infine Ribera, pittore spagnolo, assume un diverso punto di vista, rispetto ai precedenti, riguardo il carattere di Democrito: lo dipinge difatti, quasi come un folle, quasi come a sminuirlo, con un sorriso inquietante in faccia che ride probabilmente di fronte all'insensatezza del mondo, indicata dal foglio completamente bianco che tiene in mano. Ciò forse per la sua concezione della ragione: come afferma anche il filosofo R. Brandt, è un materialista che “prende tutto per una danza di atomi”, definendolo pertanto una persona non ragionevole.

    Previtera Leonardo 3E

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  5. Nei tre ritratti di Bramante, Rubens e Ribera, Eraclito e Democrito sono rappresentati uno mentre piange e l'altro mentre ride.
    Nel primo affresco di Bramante, Eraclito rappresenta l’umore saturnino, quindi chiuso in se stesso e malinconico, mentre Democrito, che ride con spensieratezza, è immagine dell’umore gioviale, quindi aperto e allegro. Il primo piange le angosce e i fallimenti dell'uomo, mentre il secondo ride del loro vano affannarsi, quindi il pianto denota turbamento e inquietudine mentre il riso è espressione di un animo stabile e sereno. Inoltre Bramante pone al centro del dipinto un mappamondo che simboleggia il teatro di tutti i comportamenti umani, e nel fregio alle spalle dei personaggi, i carri allegorici di Saturno e Giove.
    Nel secondo affresco, Rubens dipinge Eraclito e Democrito in due quadri distinti: il primo sembra un monaco infelice chiuso in se stesso contrassegnato dal disprezzo del mondo, mentre il secondo ride e rappresenta la modernità e la curiosità.
    Nell'ultimo ritratto di Ribera è ritratto solo Democrito come un vecchio che fissa l'osservatore con un sorriso enigmatico, che di fronte all'inesattezza del mondo ha perso il suo distacco e, come Eraclito, nasconde un pianto. Si è passati dunque dalla follia del mondo e degli uomini alla follia del filosofo.

    Simone Cernuto 3E

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  6. Per lo studio di qualsiasi argomento abbiamo bisogno di molte documentazioni; l’arte è un ottimo metodo per rappresentare molti argomenti mai discussi. Parlando dell’affresco di Donato Bramante che raffigura da una parte Eraclito e dall’altra Democrito i quali mostrano due realtà differenti. Eraclito piange per tutti i dolori e i fallimenti degli uomini, quindi rappresenta paura e tristezza, invece per quanto riguarda Democrito che ride per le loro angosce e il loro sgomento rappresenta l’uomo che non dà tanto peso alle cose e alla vita. I due filosofi rappresentano il loro atteggiamento di fronte al teatro dei comportamenti umani. Rubens, rappresenta le due figure in due quadri differenti ma complementari nei quali vi è Eraclito che è presentato come un monaco infelice chiuso in sé stesso, che quindi esprime malinconia mentre Democrito che ride è colui che apre la mente e rappresenta la modernità, aperta alla vita e desiderosa di volerla. Infine abbiamo Ribera che ritrae Democrito come un vecchio con un sorriso malinconico, che fa girare tutta la faccenda sul capovolgimento e le trasformazioni dei sentimenti della figura perché da uomo felice che rideva per la tristezza degli altri a filosofo che come Eraclito piange, ma sorride per nasconderlo.

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  7. BRAMANTE
    Bramante raffigura Eraclito sul lato sinistro mentre piange e Democrito sul lato destro mentre ride. Il pittore, nel raffigurare i due filosofi, si ispira a una tradizione iconografica di cui ci dà testimonianza il vescovo Sidonio Apollinare: già nel V secolo in molti edifici erano rappresentati Eraclito mentre piange e Democrito mentre ride. Il filosofo Seneca collega al pianto di Eraclito e al riso di Democrito un modo diverso di affrontare le vicende umane. Eraclito condivide e compiange i fallimenti dell’uomo, invece Democrito ride delle loro fatiche vane e inutili. Seneca invita a seguire l’esempio di Democrito e quindi di non prendere troppo sul serio la vita. In età rinascimentale si credeva che gli astri influenzassero il carattere delle persone e il loro umore, per questo motivo il mappamondo e i carri di Saturno e Giove, raffigurati alle spalle dei filosofi nel dipinto di Bramante, alludono all’umore “saturnino” di Eraclito e l’umore “gioviale” a quello di Democrito.
    RUBENS
    Rubens dipinge i due filosofi in due quadri distinti ma complementari. Eraclito a sinistra e assume le sembianze di un monaco infelice, avvolto in un saio scuro e con i pugni serrati. Democrito a destra con un elegante vestito rosso, le braccia aperte e l’indice che punta il globo. Per Rubens solamente Democrito si relaziona con la realtà aprendosi con essa. Mentre Eraclito è chiuso in sé stesso. L'opposizione tra i due filosofi diventa metafora dell’opposizione tra il Medioevo, caratterizzato dal disprezzo e dalla chiusura, e la modernità, che è invece aperta alla vita.
    RIBERA
    Ribera, al contrario di Rubens e Bramante, introduce un capovolgimento. Egli rappresenta Democrito come un vecchio che indossa vestiti strappati e un sorriso enigmatico sul volto. Il sorriso quasi inquietante rispecchia il foglio vuoto che il filosofo tiene in mano. Il sorriso del filosofo perde il distacco di fronte all’inesistenza del mondo. Si passa così dalla follia del mondo e degli uomini, alla follia del filosofo. Quindi per Ribera anche Democrito diventa malinconico e nasconde il pianto sotto il suo sorriso.
    Olivia Sterrantino 3E

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