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mercoledì 25 febbraio 2015

uscire dal fosso

Giulia, Delio e Giuliano Gramsci
Voglio segnalare dal blog di Francesco Virga questo post con la lettera di Antonio Gramsci alla moglie in cui, riprendendo a mo' di metafora una novella, precisa che " Bisogna uscire dal fosso e buttar via il rospo dal cuore", unica strada per lottare contro le avversità con tutte le proprie forze,  senza mai arrendersi passivamente o affidarsi esclusivamente all'aiuto altrui.
Un messaggio forte e significativo che mi auguro venga recepito da tutti  come conatus, sforzo vitale, in questo certo non  facile momento storico e sociale.
Nel giugno 1932 Antonio Gramsci ha già scontato quasi sei anni di carcere e confino. Era stato arrestato l’8 novembre 1926, nonostante l’immunità parlamentare (era deputato comunista), per antifascismo. Mi sembra importante ricordare la vicenda di Gramsci (insieme a quella dei fratelli Rosselli, di Piero Gobetti e di tanti altri intellettuali ridotti in vari modi al silenzio dai fascisti, ben prima del 1938), in un momento in cui ritorna a risuonare il ritornello di un fascismo che tutto sommato non sarebbe stato poi così criminale, leggi razziali a parte. Nel giugno 1932 Gramsci sta già male: ha avuto uno sbocco di sangue, ha perso tutti i denti, soffre di un’insonnia tenace che lo sta lentamente sfibrando. Nonostante tutto, trova la forza per scrivere alla moglie (che è in Russia, sofferente di una malattia nervosa) una lettera come questa. La posto a ricordo della dignità, dell’intelligenza e del rigore d’animo di un uomo e di un intellettuale straordinario che da quel fascismo fu letteralmente annientato. 
Avevo già postato questa memorabile lettera due anni fa; la ripropongo stamattina perchè, viste le notizie del giorno, mi sembrano  sempre più numerosi i rospi da buttar via dal cuore.
27 giugno 1932
Carissima Iulca,
ho ricevuto i tuoi foglietti, datati da mesi e giorni diversi. Le tue lettere mi hanno fatto ricordare una novellina di uno scrittore francese poco noto, Lucien Jean [...]. La novella si intitolava Un uomo in un fosso. Cerco di ricordarmela. – Un uomo aveva fortemente vissuto, una sera: forse aveva bevuto troppo, forse la vista continua di belle donne lo aveva un po’ allucinato. Uscito dal ritrovo, dopo aver camminato un po’ a zig-zag per la strada, cadde in un fosso. Era molto buio, il corpo gli si incastrò tra rupi e cespugli; era un po’ spaventato e non si mosse, per timore di precipitare ancora più in fondo. I cespugli si ricomposero su di lui, i lumaconi gli strisciarono addosso inargentandolo (forse un rospo gli si posò sul cuore, per sentirne il palpito, e in realtà perché lo considerava ancora vivo). Passarono le ore; si avvicinò il mattino e i primi bagliori dell’alba, incominciò a passar gente. L’uomo si mise a gridare aiuto. Si avvicinò un signore occhialuto; era uno scienziato che ritornava a casa, dopo aver lavorato nel suo gabinetto sperimentale. Che c’è? domandò – Vorrei uscire dal fosso, rispose l’uomo. – Ah, ah! vorresti uscire dal fosso! E che ne sai tu della volontà, del libero arbitrio, del servo arbitrio! Vorresti, vorresti! Sempre così l’ignoranza. Tu sai una cosa sola: che stavi in piedi per le leggi della statica, e sei caduto per leggi della cinematica. Che ignoranza, che ignoranza! – E si allontanò scrollando la testa tutto sdegnato. – Si sentì altri passi. Nuove invocazioni dell’uomo. Si avvicina un contadino, che portava al guinzaglio un maiale da vendere, e fumava la pipa: Ah! ah! sei caduto nel fosso, eh! Ti sei ubbriacato, ti sei divertito e sei caduto nel fosso. E perché non sei andato a dormire, come ho fatto io? – E si allontanò, col passo ritmato dal grugnito del maiale. – E poi passò un artista, che gemette perché l’uomo voleva uscire dal fosso: era così bello, tutto argentato dai lumaconi, con un nimbo di erbe e fiori selvatici sotto il capo, era così patetico! – E passò un ministro di dio, che si mise a imprecare contro la depravazione della città che si divertiva o dormiva mentre un fratello era caduto nel fosso, si esaltò e corse via per fare una terribile predica alla prossima messa. – Così l’uomo rimaneva nel fosso, finché non si guardò intorno, vide con esattezza dove era caduto, si divincolò, si inarcò, fece leva con le braccia e le gambe, si rizzò in piedi, e uscì dal fosso con le sole sue forze. – Non so se ti ho dato il gusto della novella, e se essa sia molto appropriata. Ma almeno in parte credo di sì: tu stessa mi scrivi che non dai ragione a nessuno dei due medici che hai consultato recentemente, e che se finora lasciavi decidere agli altri ora vuoi essere più forte. Non credo che ci sia neanche un po’ di disperazione in questi sentimenti: credo che siano molto assennati. Occorre bruciare tutto il passato, e ricostruire tutta una vita nuova: non bisogna lasciarci schiacciare dalla vita vissuta finora, o almeno bisogna conservarne solo ciò che fu costruttivo e anche bello. Bisogna uscire dal fosso e buttar via il rospo dal cuore. Cara Iulca, ti abbraccio teneramente.
Antonio

domenica 22 febbraio 2015

La teoria dell'orologiaio cieco

 

"Uno dei miei obiettivi è quello di trasmettere almeno in parte la mia meraviglia dinanzi alla complessità biologica a quegli occhi che sono sempre rimasti chiusi dinanzi ad essa. Ma, una volta magnificato il mistero, l’altro mio obiettivo è quello di eliminarlo e di spiegarne la soluzione (Prefazione, p. 8) .

Il darwinismo, a differenza dell’«einsteinismo», sembra esser considerato un facile bersaglio da critici di qualsiasi livello di ignoranza, forse perché - come notò acutamente Jacques Monod - tutti credono di capirlo. […] 
Noi siamo del tutto abituati all’idea che una complessa eleganza presupponga un progetto, frutto di abilità e di intenzionalità. Questa è probabilmente la ragione più forte a sostegno della fede - condivisa dalla grande maggioranza delle persone, in passato come oggi - in una qualche sorta di divinità soprannaturale (11).

Certo, per quanto l’ateismo possa esser stato logicamente sostenibile prima di Darwin, soltanto Darwin creò la possibilità di adottare un punto di vista ateo con piena soddisfazione intellettuale (22). 

Illusione del disegno - La selezione naturale è l’orologiaio cieco, cieco perché non vede dinanzi a sé, non pianifica conseguenze, non ha in vista alcun fine. Eppure, i risultati viventi della selezione naturale ci danno un’impressione molto efficace dell’esistenza di un disegno intenzionale di un maestro orologiaio; che alla base della complessità della natura vivente ci sia un disegno intenzionale, è però solo un’illusione (41).

L’evoluzione non ha un obiettivo a lungo termine. Non c’è un bersaglio lontano, nessuna perfezione finale funge da criterio per la selezione, anche se la vanità umana accarezza la nozione assurda che obiettivo finale dell’evoluzione sia la nostra specie (84).

L’AUTORE

Richard Dawkins (1941 Nairobi, Kenya) è un biologo britannico, tra i più prestigiosi del secolo; maestro di zoologia all’Università di Oxford, autore di volumi sui più discussi problemi della biologia contemporanea e di divulgazione scientifica, di grande successo anche in Italia, quali Il fenotipo esteso (1986), Il gene egoista (1991), Il fiume della vita (1995)




venerdì 20 febbraio 2015

appello UDI

Chi vuole liberare Meriam Cheikh?


È la domanda che rivolgiamo a chi può, in Italia, spendere parole istituzionalmente autorevoli e fare i passi giusti.
La vicenda di Meriam nel suo paese, in Mauritania, è rappresentativa di una pratica politica e sociale che legittima la schiavitù per oltre un quinto della popolazione, pur avendola ufficialmente abolita dal 2007.
Questo terribile crimine colpisce prevalentemente l’etnia Haratin, per secoli discriminata e umiliata con ogni tipo di persecuzione.
A Meriam è stato impedito di sostenere gli esami universitari alla facoltà di ingegneria che frequentava, perché donna e Haratin. A Meriam è stato contestato il crimine di aver manifestato contro gli arresti indiscriminati di attivisti e militanti dell’IRA (initiative de resurgence du mouvement abolitionniste de Mauritanie), tra cui il presidente del movimento Biram Ould Dah Abejed. È stata incarcerata e poi posta in isolamento per aver protestato per gli abusi compiuti dal personale carcerario.
Dal Novembre 2014 questa giovane donna è in carcere per aver protestato legittimamente contro pratiche che ufficialmente, anche in Mauritania, sono considerate crimini.
Crimini. Il primo fra tutti la schiavitù, che per le donne è sinonimo di violenze sessuate, maltrattamenti e l’avvio nelle reti della tratta di esseri umani.
L’IRA Mauritania in Italia, Amnesty, le Donne in Nero, hanno denunciato, oggi noi dell’UDI denunciamo che quanto avviene in Mauritania viene coperto da reticenze e silenzi inspiegabili.
 Per Meriam e per le altre, insieme a tutte e tutti coloro che si battono contro la schiavitù faremo da oggi la nostra parte, perché il nostro paese segua tutte le vie diplomatiche e politiche per la liberazione delle donne ingiustamente detenute.
A partire da una domanda: chi vuole davvero liberare Meriam Cheikh?
                                                        
 Il Coordinamento Nazionale UDI – Unione Donne in Italia

lunedì 16 febbraio 2015

elogio della gentilezza

 

Oggi segnalo questo argomento dal sito NON SPRECARE, 

dove è possibile trovare anche tante buone idee 

per un benessere sociale e non solo individuale


 La gentilezza, educazione civile troppo spesso ignorata.....


GRAZIE, PER FAVORE, POSSO: SINONIMI DI GENTILEZZA -

In pochi anni nelle nostre case, secondo una ricerca dell’associazione Gentietude che promuove uno stile di vita fondato sulle buone maniere, in quasi la metà delle famiglie italiane sono state rimosse le parole Grazie, Per favore, Posso? Cancellate. A rimetterle in campo ci ha dovuto pensare Papa Francesco che con il suo linguaggio diretto ha invocato, non solo per i cristiani, l’uso di tre parole per dare longevità alla vita matrimoniale. Grazie, Permesso e Scusa. Tre vocaboli che non siamo più abituati a pronunciare, quando chiediamo un’informazione in strada, quando spintoniamo qualcuno per la fretta di raggiungere un luogo (ma dove corriamo ogni attimo della nostra esistenza?), quando interrompiamo chi sta provando a parlarci, a comunicare oltre il muro dell’autismo dei nostri pensieri autoreferenziali ed egocentrici.

L’ECLISSI DELLA GENTILEZZA -

La deriva antropologica che ha spento la gentilezza è stata accelerata sicuramente da alcuni fenomeni, tutti concentrati nel tempo e negli effetti. C’è il peso di una crisi economica ormai al quinto anno abbondante, con tutte le incognite sul futuro e con un popolo che ha accumulato, come quelle batterie che si autoalimentano, rabbia mista a indignazione, invidia sociale mescolata con il risentimento. E dunque fine della gentilezza, anche come sentimento che lega una comunità, che la tiene insieme laddove il conflitto di interessi e di ruoli è naturale per definizione.

INSULTI IN TV -

Poi stiamo pagando il conto di una perdita progressiva di senso, inteso come senso delle parole e senso civico. Il turpiloquio è all’ordine del giorno, nell’agorà del dibattito pubblico della classe dirigente nazionale, ovvero i talk show televisivi. Si insultano, senza un briciolo di pudore, senza mai pronunciare una parola di autocritica (per esempio: scusatemi), ministri, capi di aziende famosi e influenti e capipopolo improvvisati nel ruolo di capipartito, intellettuali alla moda, icone dello spettacolo e della cronaca rosa.Parlano come al bar quando qualcuno ha alzato il gomito, oppure come il tassista scatenato contro tutti e tutti: eppure loro, la compagnia di giro dell’Italia al comando vista attraverso il telecomando, sono la prima linea della classe dirigente del Paese.


ESSERE GENTILI CONVIENE -

Per fortuna, come spesso avviene nelle crisi specie quando sono veramente grandi, il cambiamento passa per lo stretto sentiero dell’utilità. E così lentamente, sottotraccia, stiamo scoprendo che essere gentili conviene (tra l’altro non costa nulla) e non esserlo è uno spreco in termini di qualità della vita, sentimenti e salute compresi. Piero Ferrucci, filosofo e psicologo, in un famoso libro intitolato La forza della gentilezza (edizioni Mondadori), scrive: «La gentilezza non è un lusso, ma una necessità». Un concetto che oggi circola molto attraverso il canale di Internet, dove si stanno moltiplicando le condivisioni dei comportanti ispirati alla cortesia, le associazioni come Il “Movimento italiano per la Gentilezza” (www.gentilezza.it), e perfino i corsi sul web delle buone maniere, quelle che nella scuola reale sono state cancellate.  
Tempo al tempo e vedrete che la gentilezza tornerà di moda, di gran moda.

sabato 14 febbraio 2015

sull'amore




 quanto deve essere bella l'emozione 
di vivere per amare… 
di respirare per amare… 
di amare per vivere

giovanni, 3 I

lunedì 9 febbraio 2015

LE ORIGINI DEL TOTALITARISMO

Hannah Arendt considera il totalitarismo una nuova espressione politica, non un avvenimento storico imprevisto e imprevedibile, ma un’evoluzione intrinseca allo sviluppo della società moderna. Il totalitarismo è una potenzialità reale delle società contemporanee; esso è nato dalla crisi della democrazia nella Germania weimariana o dalle contraddizioni della rivoluzione comunista nel caso dell’Unione Sovietica e, pur essendo stato sconfitto in entrambe le sue manifestazioni, potrebbe rinascere nuovamente in una diversa struttura economico-politica.
Le origini del totalitarismo (1951) vuol essere un’opera di educazione politica e civile, un antidoto contro le potenzialità degenerative di qualsiasi regime politico contemporaneo che in nome di ideologie perverse possa trasformare completamente la società e l’umanità.


L'opera di Hannah Arendt si propone di analizzare la nascita e i meccanismi di funzionamento dei regimi totalitari considerati come un frutto degenerato della società di massa.

 Il male della democrazia moderna riguarda la costante minaccia alla libertà causata dalla riduzione della politica ad attività amministrativa dei molti da parte di pochi, con la conseguenza della grave perdita dello spazio politico inteso come luogo di interazione tra cittadini liberi ed eguali (può essere richiamato il concetto di polis greca a cui la stessa autrice fa riferimento). Questa degenerazione della politica dimostra la costante depoliticizzazione del mondo contemporaneo in cui l’avvento della società di massa ha contribuito in maniera fondamentale all’emergere del totalitarismo.

La Arendt considera il totalitarismo come una forma di potere politico totalmente nuova rispetto a qualsiasi altra precedente come il dispotismo, la tirannide e la dittatura, poiché l’instaurazione del totalitarismo comporta la distruzione di tutte le tradizioni sociali, politiche e giuridiche del paese e la creazione di istituzioni completamente nuove. 

Questo è stato possibile grazie alla manipolazione delle masse – digiune di conoscenze politiche ed estranee a ogni impegno in questioni di interesse pubblico – che hanno voluto credere alle promesse, a quella nuova cerchia di credenze subordinate alla volontà politica del partito.
 
I movimenti totalitari trovano un terreno fertile per il loro sviluppo dovunque ci sono delle masse che per una ragione o per l'altra si sentono spinte all'organizzazione politica, pur non essendo tenute unite da un interesse comune e mancando di una specifica coscienza classista, incline a proporsi obiettivi ben definiti, limitati e conseguibili.

L’ideologia è un fenomeno che si è pienamente dispiegato nel regime totalitario grazie alla sua pretesa capacità di spiegazione globale della realtà in grado di attribuire sempre un significato segreto a ogni avvenimento pubblico e un intento cospirativo a ogni atto politico.
Il totalitarismo può consolidarsi laddove le ideologie più elementari diventano efficaci nel loro appello alle masse attraverso la lotta di classe nella sua versione più superficiale e la supremazia razziale.

L’ideologia totalitaria pretende di spiegare il corso della storia, i segreti del passato, le trame del presente e l’incertezza del futuro sulla base delle proprie dottrine e prescindendo da ogni accertamento fattuale. 

L’indottrinamento dei soldati politici delle Ordensburgen naziste o nelle scuole del Comintern staliniste è in grado di costruire un mondo fittizio ma logicamente coerente alle leggi dell’evoluzione storica. Il totalitarismo “è incurante verso tutte le leggi positive persino per le proprie… perché promette di liberare l’adempimento della legge dall’azione e dalla volontà dell’uomo” (ivi, p. 636).
Il posto del diritto positivo è assunto dal terrore totale che ha il compito di tradurre in realtà la legge di movimento della storia o della natura. La polizia segreta è lo strumento fondamentale del controllo sociale, trasformando la società in un sistema di spionaggio permanente e onnipresente in cui tutti sono sorvegliati e tutti sono spie.