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lunedì 12 maggio 2014

sulla tolleranza




 post di Fabio Lazzaro, 4 L






Tolleranza positiva     E' assente  nella società dispotiche      


Si                               Non è assoluta   ma           relativa
      O
      P
      P
      O
      N
      E

 a
èIntolleranza negativa               indebita esclusione del diverso,             religiosa, razziale, politica

non prevedeTolleranza negativa              eccesso nella società democratica,                 non è indignazione
      Si
      O
     P
      P
      O
      N
      E
  a
èèIntolleranza positiva               fermezza nei principi,              esclusione di ciò che reca danno

èTolleranza assoluta                 pura astrazione


Perché il principio secondo cui “tutti debbono essere tollerati tranne gli intolleranti” si rivela astratto?
Il principio secondo cui “tutti debbono essere tollerati tranne gli intolleranti” si rivela astratto poiché chi crede nella bontà della tolleranza , non vi crede solo perché constata l’irriducibilità delle fedi e delle opinioni, ma anche perché crede che l’unica maniera di ridurre l’intollerante ad accettare la tolleranza non sia la persecuzione. In conclusione, rispondere all’intollerante con l’intolleranza risulterebbe sicuramente eticamente povero e politicamente inopportuno.

I limiti della tolleranza di Locke
Locke compose diversi scritti riguardanti il concetto discusso di tolleranza che per il filosofo risulta essere il tratto distintivo del cristianesimo. Nelle sue opere emergono dei limiti per quanto concerne l’essere tolleranti; esclude i cattolici e gli atei.
I primi  vengono esclusi da quest’aspetto perché non può avere diritto alla tolleranza una Chiesa i cui membri sono al servizio spirituale di un sovrano straniero(il papa).
Infatti, in tal modo, si ammetterebbe la presenza di una giustificazione straniera nel territorio.
Analogamente non avranno diritto alla tolleranza gli atei, perché i legami con la società, quali patti e promesse, non presentano nessun fondamento stabile e si dissolvono poiché viene negata la figura divina instauratrice di questi accordi.
L’intolleranza: da condannare?
Secondo il mio pensiero, l’intolleranza non è sempre da condannare.
Riconosco infatti pertinente la distinzione  che Norberto Bobbio indica nell’intolleranza, catalogandola in “intolleranza positiva” e “intolleranza negativa”.
La prima risulta utile quando ci si pone contro persone che recano danno a noi stessi o alla società nella sua globalità. In questo caso, è doveroso ricorrere a punizioni o richiami affinché si apprenda il consono comportamento da seguire.
Al contrario però, l’intolleranza negativa presuppone una personalità dell’individuo inadatta ad ogni tipo di situazione che vada in contrasto con il pensiero chiuso e fermo che possiede. Escludere qualunque persona sia diversa da noi non è affatto un atteggiamento esemplare, ma sicuramente retrogrado e sbagliato nei confronti della società.
Tolleranza e rispetto: concetti distinti?
Secondo me, tra i termini tolleranza e rispetto vi è un’apparente correlazione, in quanto per tolleranza si può intendere il rispetto della diversità, laddove per rispetto si concepisce il riconoscimento e la stima nei confronti della dignità di un’altra persona.
Tuttavia, spesso, la tolleranza non sempre corrisponde al rispetto.
Tollerare significa infatti accettare e "sopportare" (come indica l’etimologia del termine) una condizione sociale, religiosa, politica, avendo come fine una situazione pacifica e diplomatica.
Quest’accettazione  potrebbe anche non prevedere un senso di rispetto verso la nuova situazione.
In conclusione, io sostengo che colui che sceglie di praticare la tolleranza e di coltivarla deve anche rispettare le opinioni e le credenze delle persone altrui.
Se la tolleranza non fosse seguita dal rispetto, essa diventerebbe una sorta di forzatura involontaria che di per sé non favorisce la crescita interiore e culturale di un individuo, rendendolo passivo.

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