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sabato 28 dicembre 2013

Natale tra i migranti a Lampedusa



"....Mia madre mi diceva sem­pre che l’unico modo per cam­biare le cose è rim­boc­carsi le mani­che, spor­carsi le mani, pro­vare a rad­driz­zare ciò che ci sem­bra storto. Man­cano due giorni a Natale e io, musul­mano, che ho pas­sato un anno di scuola dalle suore a Misu­rina, qual­cosa ne so della reli­gione cat­to­lica e del senso di que­sti giorni per milioni di cri­stiani. Il cen­tro di prima acco­glienza di Lam­pe­dusa mi sem­bra subito un pre­sepe moderno. «Non c’era posto per loro nell’albergo», il figlio di Dio per i cri­stiani nasce den­tro ad una grotta, sce­glie subito da che parte stare, si incarna pro­prio là dove l’umanità è più ferita.
Subito sono attor­niato da loro, dagli “ospiti” del cen­tro, che vogliono pre­sen­tarsi, vogliono rac­con­tare la pro­pria sto­ria, vogliono pro­te­stare anche. C’è parec­chia rab­bia, desi­de­rio di essere ascol­tati, di tirare fuori la pro­pria uma­nità. Li ascolto in silen­zio, fac­cio par­lare le loro fru­stra­zioni, tocco con mano le loro spe­ranze, molte sono anche mie, guardo negli occhi un’umanità piena di ener­gie, che anni e anni di leggi ingiu­ste hanno pie­gato, ferito, avvi­lito. Chi pensa di avere ancora qual­che argo­mento a favore di quell’orrore che è la Bossi-Fini e del pac­chetto Sicu­rezza dovrebbe venire qui, pro­vare a soste­nere il loro sguardo pulito che reclama giustizia.
L’Italia ha biso­gno di una buona legge che regoli l’immigrazione, che ci fac­cia uscire dal “cat­ti­vi­smo”, dalla poli­tica della paura, dalla stu­pi­dità di norme e codici che non con­sen­tono a chi nasce o cre­sce in Ita­lia di dirsi ita­liano, di con­cor­rere ai bandi pub­blici, di votare, di can­di­darsi. Leggi che mal­trat­tano chi chiede asilo e rifu­gio nel nostro Paese. L’Italia ha biso­gno di risco­prire negli immi­grati una forza, una risorsa eco­no­mica, intel­let­tuale, umana(...)
I miei giorni den­tro al Cen­tro Acco­glienza di Lam­pe­dusa sono stati un dono per me. Un’occasione vera di con­fronto con quell’umanità migrante sulla cui pelle sono state fatte molte leggi e prese molte deci­sioni. Ecco, io nel mio nuovo ruolo di par­la­men­tare sono un legi­sla­tore, e credo sia impor­tante, anzi, neces­sa­rio guar­dare negli occhi le per­sone, pesare la loro dignità, prima di scri­vere o pre­sen­tare leggi che le riguar­dano. Dopo Lam­pe­dusa, ora dob­biamo scri­vere una nuova legge. Una legge sull’immigrazione dal carat­tere umano e dalla parte dei diritti dei rifugiati.
Ora non pos­siamo più dire di non sapere (...)
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