il messaggio che merita oggi lo spazio nel blog per la condanna della violenza sulle donne, certamente più dei tanti slogan (ahimè) già stereotipati ormai diffusi nel web,
l'ho ricevuto alle 18:36 da una ex alunna,
Rosita Cipolla
Grazie Rosita, perchè ancora una volta mi confermi che abbiamo saputo percorrere bene insieme quei tre anni del liceo e perchè conservi sempre la forza luminosa delle idee e la fiducia nell'azione (buona) di ciascuno di noi. Sempre fiera di te!
Non c’è bisogno di un occhio nero, delle costole rotte e dell’ennesimo omicidio per parlare di violenza di genere. E non ci dovrebbe essere affatto bisogno di un #25Novembre o di una panchina rossa per ricordarci di questo agghiacciante fenomeno, ancora così radicato nel nostro Paese
Ma il cosiddetto “femminicidio” non è che l’atto finale del dramma…
È già violenza se, invece di sentire il cuore a mille per amore, hai la tachicardia per la paura di rivedere il tuo compagno dopo l’ultimo folle litigio ma poi finisci per perdonarlo perché in fondo non è colpa sua se caratterialmente è così impulsivo da non riuscire a controllare le parole e…le mani.
È già violenza se hai paura di esprimere liberamente il tuo pensiero perché lui ti preferisce quando stai in silenzio e quando da “brava” moglie o fidanzata assecondi le SUE decisioni, ignorando i tuoi DESIDERI e l’ascolto reciproco che dovrebbe essere indispensabile in un rapporto di coppia.
È già violenza quando neanche nella casa in cui vivete insieme ti senti più al sicuro (e non per via dei ladri!) e hai come l’impressione di essere un ostaggio e che potrebbe succederti qualcosa di grave da un momento all’altro.
È già violenza se ti dice “tu stasera resti a casa”, neanche se fosse tuo padre e tu avessi 15 anni, e se continua ripeterti che “la parità dei sessi è una grande stronzata. Voi donne iniziate a chiedere troppa libertà”.
È già violenza se lui, tornato a casa la sera, pretende di essere servito e riverito e che la cena sia pronta e se non dovesse essere così, inizia a gridare, lanciando contro di te un piatto che – per fortuna! – anche stavolta finisce per frantumarsi sul pavimento. Lo stesso piatto, che ormai in tanti pezzi, dovrai raccogliere tu, naturalmente.
È già violenza se quando gli comunichi di aspettare un bambino ti risponde “o abortisci o ti lascio e ti ritroverai sola. Chi è quel cretino che sceglierebbe di impegnarsi con una donna incinta?!”
È già violenza se inizi a convincerti che quella volta l’occhio nero te lo eri meritato: avevi dimenticato di lavare la sua divisa da calcetto preferita!
È già violenza se dopo aver indossato quel bel rossetto nuovo leggermente più sgargiante del solito lo senti gridare con tono intimidatorio “togliti sto rossetto dalle labbra, troia! O con me non ci esci. Anzi, non esci proprio così.”
È già violenza quando ti dice “tesoro, tu appartieni a me. Non ti è chiaro ancora?” e non cogli più alcuna sfumatura di romanticismo e inizi a pensare che sia davvero così, anche se però… almeno lui fa tutto ciò che vuole, con chi gli pare e piace
.
È già violenza se ti costringe a prestazioni sessuali quando e come vuole lui perché tu, in quanto moglie, GLIELO DEVI e il sesso per te ormai significa solo accontentarlo per evitare di scatenare la sua ira e sentirti rispondere che farebbe proprio bene a tradirti se non sei in grado di soddisfare le SUE voglie.
È già violenza se da qualche tempo ha iniziato con subdole minacce e strani ricatti che coinvolgono pure i vostri figli.
È già violenza se da mesi non esci con i tuoi amici, che vorrebbero tanto rivederti, perché lui NON VUOLE. Anche se poi lui, però, gli amici e le amiche li frequenta settimanalmente e non accetterebbe divieti da nessuno (né tanto meno da una femmina!)
È già violenza se quella sua gelosia, che magari i primi tempi ti faceva sentire unica ai suoi occhi, si fa sempre più ossessiva che ormai al solo pensiero ti manca il respiro come se fossi dentro un ascensore a porte chiuse, al buio.
E anche tu, caro PADRE, sei in parte responsabile del comportamento violento di tuo figlio se fin da piccolo lo hai spronato a diventare un uomo-cacciatore alla ricerca di donne-preda e se il rapporto con tua moglie si è sempre basato sulla sua sottomissione piuttosto che sul rispetto reciproco.
E persino tu, dolce MAMMA, potresti diventare complice ignara di una violenza di genere se avrai insegnato a tuo figlio che deve puntare ad una donna docile che sappia cucinare, stirare, badare ai figli e assecondarlo sempre, proprio come una serva ma… con abiti impeccabili.
È ancora violenza quella che tu, donna, ti autoinfliggi nella speranza che lui cambi all’improvviso, anche se ti sembra di aspettare un miracolo, e che domani sarà un giorno migliore.
Un giorno felice, pieno di amore. Ma tu aspetti, aspetti… e la tua luce si fa sempre più fioca, senti che stai per spegnerti dentro e non ricordi più a quando risale l’ultima volta in cui hai sorriso accanto a lui.
Sarà ancora violenza se dopo giorni, mesi o addirittura anni di pugni, schiaffi, umiliazioni e l’ennesimo “non accadrà più” hai trovato finalmente il coraggio di interrompere questa relazione malata ma lui ti implora dicendo “non puoi lasciarmi. Senza di te morirei”, ma tu hai quel terribile sospetto che… a rimetterci la vita non sarà lui. E non sarà di certo il troppo AMORE ad ucciderti.
E sarà SEMPRE violenza finché non ci metteremo in testa − sia donne che uomini − che abbiamo bisogno di compagni di vita, non di morte.
È ancora (e sempre violenza) quando si ha anche paura di parlare agli amici e ai parenti di ciò che ti succede con il tuo compagno per paura di sentirsi dire che "lui in fondo a ragione". E questo diventa il primo passo per un isolamento che indebolisce sempre di più speranze e sogni. Tutto inizia dalla comunicazione, è ora di ricordarsi d questa triste realtà ogni giorno e dire NO senza timore. Grazie prof per aiutarci a ricordare di aprire gli occhi con questo post!
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