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venerdì 13 marzo 2015

Terre offese

 
La guerra civile spagnola ha «offeso» in modi atroci che neppure possono essere descritte tutte le terre di Spagna: ha seminato il dolore, il lutto, perfino la pazzia tanto nella fertile Galizia quanto nella poverissima Estremadura, ha distrutto le città trasformandole in un unico immenso cimitero.

Ora tutto è finito, tutto è silenzio di morte: neppure gli anni potranno cancellarne il ricordo e chiudere le ferite aperte dalla guerra fraticida

Pablo Neruda ci consegna questi versi sulle "terre offese" dalla guerra, dalla morte, dalla violenza



Regioni affondate
nell'interminabile martirio, per infinito
silenzio, battiti
d'ape e roccia sterminata,
terra che invece di grano e di trifoglio
hai tracce secche di sangue e delitti:
fertile Galizia, pura come la pioggia,
salata per sempre dalle lacrime:
Estremadura sulla cui riva
di cielo e d'alluminio, scuro come squarcio
di proiettile, tradito e ferito e distrutto,
Badajoz  tra i suoi figli morti
giace senza memoria
guardando un cielo che ricorda:
Malaga arata dalla morte
e perseguitata in mezzo ai precipizi
fino a che le madri impazzite
sferzavano la pietra con i figli appena nati.
Furore, ala di lutto,
e morte e collera,
fino a che le lacrime e il dolore uniti,
fino a che le parole, lo smarrimento e l'ira
non saranno che un cumulo d'ossa in una strada
e una pietra seppellita dalla polvere.
Tante, tante
tombe, tanto martirio, tanto
galoppo di bestie qui sulla stella!
 
Nulla, né la vittoria
cancellerà la ferita terribile del sangue:
nulla, né il mare, né il passare
della sabbia e del tempo, né il geranio
che brucia sulla tomba.
 
 
   Pablo Neruda

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