logo
lunedì 16 marzo 2015
venerdì 13 marzo 2015
nella Spagna di Franco
Nel 1936, poco prima dello scoppio della guerra civile, Federico Garcia Lorca(1)
redige e firma, assieme a Rafael Alberti (altro esimio poeta) ed altri
300 intellettuali spagnoli, un manifesto d'appoggio al Frente Popular,
che appare sul giornale comunista Mundo Obrero il 15 febbraio, un giorno
prima delle elezioni vinte per un soffio dalla sinistra.
Il 17 luglio 1936 scoppia l'insurrezione militare contro il governo
della Repubblica: inizia la guerra civile spagnola. Il 19 agosto
Federico García Lorca, che si era nascosto a Granada presso alcuni
amici, viene trovato, rapito e portato a Viznar, dove a pochi passi da
una fontana conosciuta come la Fontana delle Lacrime, viene brutalmente
assassinato senza alcun processo.
Sulla sua morte Pablo Neruda così scrive:
"L'assassinio di Federico fu per me l'avvenimento più doloroso di un lungo combattimento. La Spagna è sempre stata un campo di gladiatori;
una terra con molto sangue. L'arena, con il suo sacrificio e la sua
crudele eleganza, ripete l'antica lotta mortale fra l'ombra e la luce".
Congedo
di Federico Garcia Lorca
Se muoio,
lasciate il mio balcone aperto.
Il bambino mangia arance.
(Dal mio balcone lo vedo).
Il mietitore taglia il grano.
(Dal mio balcone lo sento).
Se muoio,
lasciate il mio balcone aperto.
(1) Federico Garcia Lorca (1898-1936) è stato un celebre poeta e scrittore spagnolo.
I suoi studi regolari sono segnati da numerosi problemi legati ad una
grave malattia. Tempo dopo (nel 1915), riesce a iscriversi
all'università ma, cosa più importante, conosce il giurista Fernando De
Los Rios che gli rimarrà amico durante tutta la vita. Altri contatti
importanti in quel periodo furono quelli con il grandissimo musicista Manuel De Falla e con l'altrettanto grande poeta Antonio Machado.
All'inizio degli anni '20 è invece a Madrid dove si forma grazie ai contatti con artisti della fama di Salvador Dalì,
Buñuel ed in particolare Jimenez. Contemporaneamente si dedica alla
scrittura di lavori teatrali i cui esordi furono accolti con una certa
freddezza.
Dopo la laurea la sua vita si riempie di nuovi lavori, conferenze e
nuove amicizie: i nomi sono sempre di alto livello e vanno da Pablo Neruda
a Ignacio Sánchez Mejías. Viaggia molto, soprattutto tra Cuba e gli
Stati Uniti, dove ha modo di saggiare in presa diretta i contrasti e i
paradossi tipici di ogni societá evoluta. Attraverso queste esperienze
si forma in modo più preciso l'impegno sociale del poeta, ad esempio con
la creazione di gruppi teatrali autonomi la cui attivitá è finalizzata
allo sviluppo culturale della Spagna.
Fino allo scoppio della guerra civile, nel 1936, che lo vedrà tra i primi bersagli di Franco.
Terre offese
La
guerra civile spagnola ha «offeso» in modi atroci che neppure possono
essere descritte tutte le terre di Spagna: ha seminato il dolore, il lutto,
perfino la pazzia tanto nella fertile Galizia quanto nella poverissima
Estremadura, ha distrutto le città trasformandole in un unico immenso
cimitero.
Ora tutto è finito, tutto è silenzio di morte: neppure gli anni potranno cancellarne il ricordo e chiudere le ferite aperte dalla guerra fraticida
Pablo Neruda ci consegna questi versi sulle "terre offese" dalla guerra, dalla morte, dalla violenza
Regioni affondate
nell'interminabile martirio, per infinito
silenzio, battiti
d'ape e roccia sterminata,
terra che invece di grano e di trifoglio
hai tracce secche di sangue e delitti:
fertile Galizia, pura come la pioggia,
salata per sempre dalle lacrime:
Estremadura sulla cui riva
di cielo e d'alluminio, scuro come squarcio
di proiettile, tradito e ferito e distrutto,
Badajoz tra i suoi figli morti
giace senza memoria
guardando un cielo che ricorda:
Malaga arata dalla morte
e perseguitata in mezzo ai precipizi
fino a che le madri impazzite
sferzavano la pietra con i figli appena nati.
Furore, ala di lutto,
e morte e collera,
fino a che le lacrime e il dolore uniti,
fino a che le parole, lo smarrimento e l'ira
non saranno che un cumulo d'ossa in una strada
e una pietra seppellita dalla polvere.
Tante, tante
tombe, tanto martirio, tanto
galoppo di bestie qui sulla stella!
nell'interminabile martirio, per infinito
silenzio, battiti
d'ape e roccia sterminata,
terra che invece di grano e di trifoglio
hai tracce secche di sangue e delitti:
fertile Galizia, pura come la pioggia,
salata per sempre dalle lacrime:
Estremadura sulla cui riva
di cielo e d'alluminio, scuro come squarcio
di proiettile, tradito e ferito e distrutto,
Badajoz tra i suoi figli morti
giace senza memoria
guardando un cielo che ricorda:
Malaga arata dalla morte
e perseguitata in mezzo ai precipizi
fino a che le madri impazzite
sferzavano la pietra con i figli appena nati.
Furore, ala di lutto,
e morte e collera,
fino a che le lacrime e il dolore uniti,
fino a che le parole, lo smarrimento e l'ira
non saranno che un cumulo d'ossa in una strada
e una pietra seppellita dalla polvere.
Tante, tante
tombe, tanto martirio, tanto
galoppo di bestie qui sulla stella!
Nulla, né la vittoria
cancellerà la ferita terribile del sangue:
nulla, né il mare, né il passare
della sabbia e del tempo, né il geranio
che brucia sulla tomba.
cancellerà la ferita terribile del sangue:
nulla, né il mare, né il passare
della sabbia e del tempo, né il geranio
che brucia sulla tomba.
Pablo Neruda
Iscriviti a:
Post (Atom)