logo

logo

sabato 7 settembre 2013

Caro Epicuro



post di Lidia Raiti
classe 4 B

Carissimo Epicuro,

mi sono molto rallegrata nel ricevere la tua lettera e sono lusingata dal fatto che tu abbia deciso di condividere con me le tue riflessioni.
Essendo amici di vecchia data sono sicura che non ti offenderai se confuterò alcuni punti della tua lettera bensì farai tesoro di un punto di vista differente dal tuo.
Invidio molto il tuo modo di guardare alla vita, poiché hai saputo viverla apprezzandone l’essenza e non con il timore di perderla da un momento all’altro. Come spesso mi dicevi, la vita è come un banchetto dal quale si può essere scacciati all’improvviso, quindi bisogna apprezzarne ogni portata.
Su questo punto di vista non potresti trovarmi più d’accordo! Purtroppo però ogni tanto balena nella mia mente la paura della morte, non tanto per  la sofferenza che potrebbe comportare bensì  per timore di non poter vedere e conoscere quanto più possibile di questo mondo.
Volevo inoltre dirti che non mi è molto chiara la tua concezione di divino e per questo mi piacerebbe approfondirla meglio in seguito. Purtroppo io ho le idee un po’ confuse a riguardo ma posso affermare quasi con certezza che non siamo guidati da un Dio-burattinaio bensì da un Uno che interviene moderatamente nella nostra vita senza quindi togliercene il comando.
Continuando a leggere ho potuto capire che la felicità serve ai giovani come agli anziani per fare maturare o ringiovanire la mente e, se non erro, per te la felicità e la filosofia si identificano nella stessa cosa in quanto hanno la medesima funzione. Correggimi se sbaglio!
Per questo motivo tutti dovrebbero “praticare” la felicità e quindi la filosofia per poter raggiungere così la saggezza che è indispensabile per una vita felice.
Sarebbe un piacere continuare questa corrispondenza con te così da poter trattare questi concetti complessi in una semplice lettera fra amici.

A presto,

Lidia

2 commenti:

  1. Carissimo Epicuro,

    mi dispiace averti risposto solo adesso, ma come tu ben sai ad agosto ci sono le ferie, e non ho avuto la possibilità di ricambiare la tua lettera. Leggendo il tuo messaggio ho avuto modo di analizzare alcuni punti ed esprimere un mio giudizio a riguardo. Riscontro una concezione opposta al tuo modo di pensare la filosofia; a mio parere non è l’unica via che può’ condurre l’uomo alla felicità, liberandolo da paure e turbamenti, portandolo al raggiungimento del piacere. Ritengo tuttavia , come tu mi hai scritto, che colui davvero felice è il saggio, poiché estraniandosi da tutto ciò che provoca dolore e turbamento, riesce a godere a pieno delle bellezze che offre il mondo. In un punto della tua lettera esponi, poi, il tuo modo di concepire la divinità;gli dei (Dio) esistono, ma non intervengono nelle questioni umane. Io credo che parte della nostra vita sia condizionata da una presenza divina e parta dall’agire umano. Come disse il filosofo Platone nel mito di Er “siamo noi gli artefici del nostro destino”. Suppongo, inoltre, che non ha senso aver timore della morte poiché l’idea stessa rende la nostra vita più dolorosa. Forse la temiamo solo perché non la conosciamo. Ritengo si debba avere più paura della vita che della morte, la vita è difficile, è un percorso complicato. La vita va esplorata, amata e apprezzata per quella che è.

    Concludo ringraziandoti di aver condiviso con me i tuoi pensieri, spero di poter seguire qualche tuo consiglio e vivere una vita all’insegna della felicità.

    A presto.

    Simona

    RispondiElimina
  2. Lettera a Meneceo

    Epicuro, scrivendo questa lettera all’amico Meneceo, discute e ci illustra il suo pensiero filosofico, partendo innanzitutto dalla sua personale concezione della felicità. Epicuro crede che la felicità e il suo perseguimento debbano prescindere da fattori futili come l’età, ma non dallo studio e dall’applicazione della filosofia. La filosofia e la felicità vanno di pari passo , secondo Epicuro, sia per i giovani che per i vecchi. Essa rappresenta l’aspirazione che entrambi mirano a raggiungere.

    Epicuro prosegue presentandoci la sua concezione della divinità: è necessario far convergere l’eternità della divinità e la felicità in un unico pensiero. Sarebbe sbagliato, dunque, attribuire alla divinità un pensiero effimero o una concezione infelice della realtà. Innato è inoltre, attribuire ad una divinità parole, pensieri o concetti espressi dal popolo.

    Il bene è il male sono stati che appartengono al mondo sensibile. Cercare in ogni modo di allungare la propria vita o avere paura della propria morte, sono paradossalmente errate considerazioni, poiché la vita sarà sempre destinata ad essere mortale, e la morte ci chiamerà a se proprio quando noi non ce ne accorgeremo.

    La distinzione dei desideri passa per la concezione di piacere e sofferenza: il primo è strettamente legato al bene, il secondo a male. I desideri più importanti sono quelli legati al benessere fisico e alla serenità( e felicità) dell’animo. I desideri devono però essere presi con le pinze;dobbiamo innanzitutto considerare lati positivi e negativi, oltre a cercare di non abusarne, poiché dovremmo vivere con lo stretto necessario, che ci permetterebbe di apprezzare al meglio ciò che possediamo e ciò con cui andiamo avanti nella vita. Un po’ come dire, poco ma buono. L’esercizio della filosofia, attraverso la saggezza, porta dunque alla conduzione di una vita buona, saggia e soddisfacente, l’esatto contrario di ciò a cui potrebbe portare una vita condotta sulla falsariga di piaceri e desideri passeggeri.

    La saggezza controlla la nostra capacità di modificare o condizionare a nostro piacimento la nostra vita; se così non fosse, dovremmo affidarci alla necessità o alla fortuna.

    Se l’uomo dovesse mai cercare di sentirsi immortale o felice, dovrebbe seguire la particolare concezione della filosofia di Epicuro; è meglio essere saggi e sfortunati, che fortunati e stolti. Infine, consiglia all’amico di meditare su ciò che ha scritto e di discuterne con i suoi simili.

    RispondiElimina

scrivi qui il tuo commento, sarà visibile dopo l'approvazione