post della prof.ssa Pia Vacante
Per la terza volta ho visto il film Agorà, diretto dal regista Alejandro Amenabar, con gli alunni di III G e continuo ad apprezzare il taglio prospettico e i diversi piani di lettura che l’opera cinematografica propone.
Molto è stato detto e scritto sulla voragine che il film ha aperto su un periodo oscuro del cristianesimo ad Alessandria, intorno alla fine del IV secolo d. C., il cui culmine venne raggiunto con l’immolazione della filosofa Ipazia al tetro altare dell’integralismo cristiano, omicidio fomentato dal vescovo Cirillo, successivamente proclamato “santo”. Si temeva persino che la chiesa ne avrebbe ostacolato la programmazione nelle sale cinematografiche.
Su Ipazia le fonti sono incerte e nulla ci è pervenuto delle sue opere, ma sappiamo che visse ad Alessandria alla fine del IV secolo d. C. e che era figlia di Teone, matematico e astronomo. Ipazia seguì gli studi del padre ed interpretò in chiave matematico-geometrica gli insegnamenti di Platone e di Plotino, riconducendo il motivo dell’Uno-molti verso la sua patria celeste, il Cielo, quel cosmo ordinato che da sempre era stato indagato in Grecia.
In Alessandria Ipazia godeva di altissima stima, grazie al fatto che insegnava filosofia, carica molto prestigiosa al pari di quella del vescovo, e proprio questa rivalità, avvertita dal vescovo Cirillo come un potere troppo pericoloso per la sua affermazione, sarà causa della sua orrenda morte per mano di un gruppo di fanatici aizzati dallo stesso vescovo.
Mi piacerebbe dare una lettura “greca” di Ipazia, cercando di individuare quali dee del Pantheon dell’Olimpo albergano nella sua personalità, cercandone le tracce nell’opera cinematografica.
Uno degli epiteti di Atena era la “figlia del padre”.
Ipazia sembra avere tutte le caratteristiche di questa dea: di lei può dirsi che fu letteralmente “figlia del padre”, visto che proprio Teone la instradò agli studi matematico- astronomici e l’aiutò ad evolversi intellettualmente, percorso che la condusse alla partecipazione alla vita politica, al punto che ella fece parte dell’assemblea, entro la quale era tenuta in altissima considerazione.
L’archetipo Atena distingue donne che riescono a tenere a freno il mondo sentimentale, per coltivare piuttosto il lato intellettuale, che può diventare il loro cavallo di battaglia e che può condurle a forme di emancipazione dai modelli culturali che propina loro la società di appartenenza.
Mi è piaciuto molto il modo in cui l’attrice interpreta la passione per la conoscenza di Ipazia: la filosofa rappresenta emblematicamente lo spirito greco della ricerca, dell’ardore che porta all’approssimarsi alla Verità attraverso la conoscenza, unica via che conduce a “soggiornare presso gli dei”, come dicevano Eraclito, Pitagora, Platone e Plotino.
L’amore per la conoscenza, vissuto come proiezione nella sacralità del cosmo, richiama l’archetipo di Estia. Anche questo archetipo come quello di Atena, seppur diversamente, indica un tipo di donna che rifugge dai rapporti impegnativi a livello passionale e una introversione che rivela un forte anelito verso la trascendenza, quella trascendenza in cui siamo già sempre …
Da Sinesio, il suo più noto discepolo, si sa che ella svolgeva il suo insegnamento su due livelli: uno pubblico di carattere più scientifico e uno privato di tipo religioso e segreto, aperto solo a pochi discepoli.
Anche l’aspetto della “fratellanza”, evidenziato nel film tra la donna e i suoi discepoli più vicini, riconduce ad un’altra dea vergine, Artemide. La donna Artemide è una sorta di sorella maggiore e così forse la vedevano i suoi discepoli.
Come Artemide lancia la freccia sicura di colpire il bersaglio, con la stessa determinazione Ipazia persegue il suo scopo, la libertà di pensiero a cui il padre l’aveva formata, senza lasciarsi distogliere da nulla, neanche dal pericolo che incombe su di lei, considerata la migliore interprete di Platone e Plotino, depositaria forse ultima di una saggezza brutalmente annientata dalla barbarie dell’integralismo, che di qualsiasi colore religioso sia rimane uno fra i demoni più pericolosi per l’uomo.